
Ai tempi delle scuole superiori c'era un telefilm di cui non perdevo una puntata, si intitolava Time Out La serie raccontava la vita di un gruppo di studenti dello scalcinato Carver (mai nome fu più azzeccato se penso al Carver scrittore), un liceo del ghetto di Los Angeles. Facevano tutti parte della squadra di pallacanestro guidata da una ex stella dei Chicago Bulls. Erano ragazzi di colore o figli di immigrati italoamericani, messicani e ebrei polacchi. La serie mi piaceva molto per tanti motivi. Intanto perché i protagonisti avevano la mia età e vivevano un contesto assai simile al mio, potevo benissimo rivedere negli episodi e nei personaggi cose che conoscevo bene, problemi, sogni e tutto che non trovavi in televisione. Poi c'erano gli anni '70 sullo sfondo, la pallacanestro che praticavo a scuola e comunque un approccio al racconto in presa diretta, un linguaggio realistico e sincero, uno stile asciutto ed essenziale che non poteva lasciarmi indifferente.
Oggigiorno di tanto in tanto replicano una miriade di telefilm d'annata, mai però Time Out (che in originale si chiama White Shadow, poichè il coach li avrebbe seguiti ovunque come un'ombra, "un'ombra bianca", commentavano i ragazzi). Ecco, mi piacerebbe rivederlo, il ricordo della mia adolescenza è indissolubilmente legato, tra le altre cose, a quelle storie.