mercoledì 30 gennaio 2013

Mabel dice si

Luca Ricci era un autore che non conoscevo. Mabel dice si l'ho scoperto per caso. Come per caso si scoprono quasi sempre i buoni libri. Una recensione una volta tanto sincera ti passa sotto gli occhi, ti giunge un passaparola affidabile da un amico che legge buoni libri. I buoni libri talvolta bisogna anche sudarseli. Allora la ricerca diventa una caccia che necessita competenza, abilità, fiuto. E fortuna.
Poi dopo averlo letto ci sono dei fatti che ti portano inevitabilmente a considerare un buon libro veramente tale. Un attacco che ti coinvolge al punto da invogliarti alla lettura. Uno sviluppo che ti prende tanto da non veder l'ora di riprendere la lettura dopo le pause e gli stacchi forzati, dovuti al fatto che c'è pur sempre una vita da mandare avanti lì fuori. Una scrittura che ti trascina in un altro mondo ma senza frenesia. Come ti trovassi su un treno in corsa ma a velocità ridotta, così che tu possa gustarti il paesaggio. Insomma, una scrittura misurata. Asciutta. Un testo centrato. Equilibrato eppure ricco di sussulti e tensioni. Personaggi in cui riconoscere e riconoscersi. Luoghi in cui trovare e ritrovarsi. Un romanzo che ti introduce in una realtà che assomiglia alla vita senza essere la vita ma allo stesso tempo raccontando cose che toccano l'esistenza di ognuno. Un bel libro con un protagonista, pianista fallito che lavora come portiere di notte in un albergo di provincia, degno epigono dello Zeno Cosini di Italo Svevo. Mabel dice si di Luca Ricci, quando la letteratura italiana contemporanea riserva sorprese.

lunedì 28 gennaio 2013

Jonas Fink di Vittorio Giardino

Riprendo dal blog di Michele Ginevra una notizia fantastica: fra non molto vedremo un nuovo fumetto inedito di Vittorio Giardino!

COMUNICAZIONE IMPORTANTE.
Vittorio Giardino ci scrive:
"Io non sono su facebook né lo frequento (non ne avrei il tempo comunque), ma oggi sono capitato sulla sua/mia pagina e ho visto che alcuni lettori chiedono, a volte impazienti, notizie sul seguito di Jonas Fink.
Sono commosso da tanta attenzione e dedizione, soprattutto pensando a quanti anni sono passati dall'uscita dei primi due libri. Dunque, voglio rassicurare coloro che hanno scritto: ora sto lavorando intensamente alla terza e ultima parte della storia, anche se come al solito il percorso è lento. Ma sono già alcuni mesi che non faccio praticamente altro che alzarmi, salire nel mio studio e ritrovarmi a Praga nel 1968. Spero che i risultati non tardino troppo a venire."

  
La creazione di Jonas Fink risale agni anni novanta; la storia ha inizio nei primi anni cinquanta. Jonas è un ragazzo ebreo e vive a Praga all'epoca del Patto di Varsavia. La sua famiglia è perseguitata dal regime, il padre di Jonas infatti è stato arrestato dalla polizia politica e rinchiuso in prigione poichè accusato di attività sovversiva.
Jonas Fink è un fumetto che attraversa vari generi: racconto storico, romanzo di formazione, e spionaggio politico. Una lettura emozionante e visivamente appagante. In Italia il primo volume, L’Infanzia, esce nel 1995, mentre il secondo, L’Adolescenza, l'anno successivo. E il nuovo volume in lavorazione perciò concluderà la saga del protagonista.
Con Jonas Fink, ricordo, Vittorio Giardino riceve il premio Alph’Art al Salone di Angoulême (’95) e l’Harvey Awards al San Diego Comic Con. (’98).
Quando scrivo che in libreria i fumetti cosidetti d'autore, o il graphic novel, potrebbero essere pensati diversamente rispetto alle formule considerate "sicure", mi riferisco proprio a narrazioni di questo tipo. Storie di ampio respiro. Con un segno forte. Capaci di stare sulla scena internazionale. Dove lo stile, il marchio, dell'autore è centrale.
Naturalmente non vedo l'ora di leggere il nuovo volume di Jonas Fink.
Augurando a Giardino un buon lavoro, nell'attesa non resta che rileggere i primi due volumi. Dopo le prime letture, quando risaltano quegli elementi che inizialmente ci sfuggono, il valore di un buon fumetto emerge anche meglio!

giovedì 24 gennaio 2013

Un'epoca con idee di merda

A proposito di questa discussione  mi è venuto da riflettere e ritornare su alcuni concetti. A cosa si sta riducendo il canone del fumetto italiano in libreria? Il graphic novel, per essere chiari. Del mio ultimo lavoro per esempio, si Invito al massacro, non posso lamentarmi. Un fumetto gagliardo. Distopico. Venuto bene. Che fonde la visione sociale con la fantascienza. Si vende abbastanza. Lo leggono, si. Nonostante la sua stranezza rispetto a tutto il resto. Si. Un bel pò di recensioni. Positive, certo. Merito della Tunué anche che mi ha permesso di scriverlo a briglia sciolta.
Tuttavia, guardandomi attorno, ascoltando i pareri di altri colleghi sceneggiatori, ultimamente avverto una certa insofferenza circa le scelte delle case editrici relativamente all'approvazione o meno di un soggetto per un graphic novel. Fermo restando che ogni editor è libero di rifiutare o meno una proposta di collaborazione, pare che la direzione principale che si prediliga sia quella del "contenuto" a scapito dello stile: ovvero biografie di personaggi famosi morti in circostanze tragiche et esemplari, adattamenti di classici o bestseller letterari, scrittori o scrittrici "vip" prestati al fumetto e tematiche "strappalacrime" o di elevato contenuto morale. Una tendenza che vedo dilagare in libreria. Ho saputo di progetti cestinati perché ritenuti di "genere" e con troppa "fiction" per un graphic novel italiano.
Qualcuno pensa che questo fenomeno sia determinato dal fatto che gli editori in un momento di crisi sono attratti dal puntare sul "sicuro". Altri che l'attrazione per tematiche di contenuto eticamente elevato sia dovuta al fatto che esse possano migliorare la percezione del fumetto da parte dei fruitori della letteratura tradizionale in libreria, facendoli così avvicinare al fumetto. Cose in parte vere, tuttosommato. Forse. Non ce l'ho col graphic journalism quand'è veramente tale (i buoni esempi non mancano). Tuttavia probabilmente qualcuno non considera un fatto. La definizione di letteratura disegnata fu coniata da Hugo Pratt, uno che faceva le storie di un certo Corto Maltese. Un fumetto d'avventura in cui lo stile dell'autore era il punto di forza. La questione è: che cosa fare?
Da lettore per fortuna il fumetto-fumetto mi regala ancora tante soddisfazioni. Per il resto, ci sto pensando.

lunedì 21 gennaio 2013

Django Unchained

Gran film questo Django Unchained.
L'ho visto e come al solito Quentin Tarantino non mi delude.
Storia avvincente. Immagini sontuose e molto filmiche. Il film ti tiene incollato alla poltrona, facendoti dimenticare di stare al cinema. La magia del buon cinema è questo.
Ti conduce in un'altra realtà prendendoti per mano e ti trascina con sé attraverso il mondo violento della frontiera. Con la schiavitù, la polvere da sparo. Le pallottole. Il sangue e tutto il resto. Inutile stare qui a riassumere la trama.
Vi consiglio di vederlo, non ve ne pentirete. Anche perché ad un certo punto ho avuto come un deja vu.
Broomhilda Von Shaft, da Django Unchained di Quentin Tarantino (Gennaio 2013)
Quando vidi Broomhilda Von Shaft, la schiava nera, la moglie che Django Freeman tenterà di salvare dalle grinfie del perfido proprietario Calvin Candy, mi sembrava di averla già vista da qualche parte. Già! Tra le tavole di Invito al massacro! Il fumetto che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Davide Garota e pubblicato da Tunué. Magdalene nel fumetto è la ragazza che Jano tenterà di salvare dalle grinfie d'un magnaccio detto Polifemo.
Magdalene da Invito al massacro di Giovanni Marchese e Davide Garota (Maggio 2012)




Ora, io ho ideato il soggetto di Invito al massacro nel 2009. Ho steso la sceneggiatura in diverse fasi fino ai primi mesi del 2011. Davide Garota l'ha illustrato tra il 2011 e il 2012. Della pellicola di Tarantino fino a l'altro ieri non sapevamo nulla o quasi. Kerry Washington, l'attrice che interpreta la ragazza, non l'avevamo mai vista al cinema.  
Django Unchained è stracolmo di citazioni cinematografiche. Tarantino riversa nei propri film come suo solito la propria cultura in fatto di pellicole e non solo. Spesso anche di fumetti. Ma che tra di esse potessimo trovare un richiamo al nostro Invito al massacro proprio non me lo sarei aspettato!  
Le ragazze si somigliano come due gocce d'acqua. L'acconciatura di Broomhilda è uguale a quella di Magdalene. Identica. Precisa. Ditemi se questa non è una coincidenza incredibile! Fantastico. Tarantino ha citato Invito al massacro? Questo. Oppure siamo stati in contatto telepatico.

venerdì 18 gennaio 2013

2012 a fumetti

Sicuramente The Death Ray di Dan Clowes. Poi Sweet Salgari di Paolo Bacilieri (in libreria anche con Adios muchachos in coppia con Matz) quindi direi The Hive di Charles Burns.
Ci sono state letture a fumetti molto buone, tra cui Neonomicon di Alan Moore e Jacen Burrows, poi direi l'eccezionale Revolver di Matt Kindt. La disperazione della scimmia di Jean Philippe Peyraud e Alfred e L'eredità dei sogni di Satoshi Kon. Il bel tempo di Joe Matt. Quequette blues di Barù. Come le strisce che lasciano gli aerei di Vasco Brondi e Andrea Bruno. Sul pianeta perduto di Antonio Serra e Paolo Bacilieri. Il Philip K. Dick di Francesco Matteuzzi e Pierluigi Ongarato. Naturalmente Hellboy e Fog, di cui ho spesso scritto su Nerdelite. E ottime produzioni Vertigo (come la ristampa di Doom Patrol e poi Sweetooth, The Eaters, The Extremist...). Anche in ambito ristampe si sono riviste cose notevoli (Lo Sconosciuto di Magnus, Batman Arkham Asylum di Morrison e Mc Kean, Capitan Cormorant di Hugo Pratt). Ecco, si, da lettore il 2012 è stata un'annata soddisfacente. Naturalmente queste sopra sono tutte letture che suggerisco a occhi chiusi. Come, modestamente, il nostro Invito al massacro. Eh già già già...

mercoledì 16 gennaio 2013

Fumetti tra innovazione e immaginazione.

Disegni vivaci e carichi di tensioni ed energie. Elaborati ma leggeri. Colorati o in chiaroscuro. Segni intensi. Storie avvincenti. Lo stile, prima di tutto. Scenari accurati, personaggi anonimi, ultimi magari, ma assunti al ruolo di protagonisti di aventi marginali eppure universali. Anche brutti sporchi e cattivi, ma vivi. I fumetti belli. Autori che non lasciano indifferenti e che comunicano attraverso le storie, i segni. Avventure originali. Dense di piani di lettura. Divertenti. Ricche di colpi di scena. Di nuove trovate.
Se avete di queste idee, o anche migliori, questo è il vostro momento.
Per cortesia, ancora. Adesso.

lunedì 14 gennaio 2013

Fumetti fra tradizione e necrofilia.

Disegni freddi e accademici. Anche tirati via. Tristi mezzetinte. Segni inconsistenti. Storie superficiali. Il ricatto del contenuto a scapito dello stile. Biografie documentate in maniera sommaria e pretestuosa di personaggi famosi morti in circostanze tragiche e/o esemplari narrate senza la minima assunzione di un punto di vista che non sia l'indignata e vuota retorica. Fumetti davvero brutti. Autori alla spasmodica ricerca di una visibilità che altrimenti non avrebbero. Oppure le solite avventure ripetitive. Banali. Monotone. Noiose.
Se non avete altre idee, smettete.
Per cortesia, basta. Basta.

venerdì 11 gennaio 2013

Lezioni americane

No, non starò qui a scrivervi dei saggi di Italo Calvino, su cui potrete documentarvi facilmente da soli. Niente di tutto ciò o quasi, solo che questo pomeriggio ho sentito dire una stupidaggine colossale: "... in fondo negli Stati Uniti non hanno avuto grandi scrittori in pratica, a parte Ernest Hemingway, Edgar Allan Poe, Edgar Lee Masters e H.P. Lovecraft. E basta, nessun altro".
Adesso, non ricordo esattamente il contesto, dato che si tratta di una discussione che non mi vedeva coinvolto in prima persona - stavo semplicemente sfogliando dei volumi in un negozio - bensì altri avventori (insegnanti di lettere, per la precisione), ma ho dovuto contare fino a dieci e obbligarmi a girare i tacchi perché davvero non avevo voglia di discutere. Però me ne sono pentito e tornando a casa pensavo a quello che avrei potuto dire. Per esempio che avrei dovuto intromettermi, ribattere e menzionare tra gli altri almeno Philip K. Dick, Dashiell Hammett, Kurt Vonnegut, John Fante, Charles Bukowski, Raymond Carver, Stephen King, Paul Auster, Raymond Chandler, Patricia Highsmith, Cormac McCarthy... 
Il problema è che i discorsi appropriati sono più lenti delle scempiaggini e arrivano in ritardo. Ma forse avrei dovuto zittirli. Come dice il proverbio siciliano: "testa ca non parra cucuzza è" (chi se ne sta zitto insomma passa per essere una zucca vuota).

mercoledì 9 gennaio 2013

Simon Werner a disparu


Marzo 1992, in un piccolo sobborgo nella periferia di Parigi. Durante una festa a base di alcolici, alcuni adolescenti scoprono un corpo nascosto tra i cespugli di un bosco. Un corpo senza vita. Stacco.
Due settimane prima. Simon ha sedici anni, non c'è a lezione. Trovano alcune tracce di sangue. Fuga, rapimento, suicidio, omicidio? Pochi giorni dopo, Laetitia, una studentessa della stessa classe, scompare senza che i genitori sappiano nulla. Il giorno dopo, Jean-Baptiste, un terzo studente, scompare allo stesso modo. Le voci iniziano a diffondersi. La psicosi ha inizio.
Naturalmente questa pellicola dalla trama così allettante, dalle immagini così suggestive (diretta da Fabrice Gobert e con la colonna sonora originale dei Sonic Youth) nelle sale italiane proprio non s'è vista.

lunedì 7 gennaio 2013

La migliore offerta


Ho inaugurato la nuova annata cinematografica andando a vedere La migliore offerta, pellicola scritta e diretta da Giuseppe Tornatore
La migliore offerta è un gran bel film, che funziona davvero bene. Ti tiene incollato alla poltrona fino alla fine suggestionandoti di continuo con la sua magia. Tecnicamente mi ha ricordato Una pura formalità, uno dei precedenti lavori di Tornatore, in cui riecheggia la medesima atmosfera, una suspence tesa e tagliente che rimanda, tra gli altri, al maestro del brivido, Alfred Hitchcock.
Il regista siciliano ha dato prova di non aver dimenticato cos'è il cinema, di aver sempre avuto ben chiaro come si dovrebbe girare ogni buon film che sia tale. L'annata al cinema è iniziata bene, davvero.

venerdì 4 gennaio 2013

Pixies


Walkman. Cuffie di spugna acustica alle orecchie. Musicassette duplicate al cromo. Una vecchia penna bic per il reverse della cassetta. Garage rock. Il grunge era dietro l'angolo, subito dopo i Sonic Youth.
Avevo capito tutto, senza saperlo.