Perdita di memoria. Perdita di identità.
La combinazione appena enunciata è la chiave del romanzo di Giovanni Marchese, “L’uomo di Schrödinger”.
(per leggere tutto il pezzo cliccare qui)
Come scrivevo la scorsa volta, adesso guardando al percorso fatto da questo libro in questi sei mesi comincio a farmi un'idea di tutto quel che c'è voluto per arrivare fino a oggi.
Mi chiedevo che senso avesse avuto e non avevo una risposta.
Ho avuto il tempo per pensarci e sono giunto a una conclusione.
Il punto è chi siamo noi come persone e qual è il nostro valore in quanto tali. Come persone valiamo a prescindere da ciò che facciamo. Che a volte va bene e altre no.
Ho scritto saggi, articoli, racconti, sceneggiature, romanzi e certe cose sembravano una via senza uscita. Una strada che portava al nulla. Un vicolo cieco. Ma quando sei uno scrittore, e io lo sono, allora quando scrivi tutto quel che c'è voluto ha un senso e si guarda ai lavori che verranno da un'altra prospettiva.
Il prossimo libro sarà senz'altro meraviglioso. E un sacco strano. Alla prossima, lettori.
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