Di storie ne ho sentite e lette in quantità industriale. E quindi riuscire a stupirmi e emozionarmi per un romanzo non è semplice. Eppure questo Quattro soli a motore uscito per Neo Edizioni lo scorso anno c'è riuscito. Una lettura che ho gustato come poche altre perché fa sempre piacere scoprire un bel romanzo.
La scrittura di Nicola Pezzoli, ricca, pastosa, fluida e viscerale si unisce a una trama, densa di pathos, mistero e di atmosfere sinistre, che si dipana lungo l'estate del 1978, un passato fosco, ma gravido di nostalgia e di rimpianto, dove si muove Corradino, il protagonista-bambino nelle cui paure e fantasie è facile immedesimarsi per chi legge. La narrazione procede per seduzioni. Cosa racchiude la Villa dei Kestenholz? Nascondersi in un campo di mais ti salverà dal cane nero? E dove sono seppelliti i tre figli del vecchio Tobias dato che in cimitero non pare esservi traccia delle loro tombe? E perché le sentenze scritte sul taccuino rosso di Wolfsburg paiono avverarsi con funesta precisione? E i bulli ti acchiapperanno anche oggi? Riuscirai a baciarla prima che vada via per sempre? Come finiranno i mondiali del '78? E cosa c'entra il carnaio della Prima Guerra Mondiale con i tuoi nonni?
Tante volte ho assistito a discussioni arzigogolate sulla letteratura, su cosa è e cosa non è, su cosa può essere e cosa dovrebbe essere. Sull'editoria e su quel che propina ai lettori: ma alla fine dei giochi ciò che conta è che in giro ci siano sempre nuovi e bei libri da leggere.
Quattro soli a motore lo è. Un romanzo che ti riconcilia con la lettura intesa come piacere. Leggi una pagina dopo l'altra come fosse un'avventura e quando stacchi non vedi l'ora di tornare. Una scrittura che brilla per verve e originalità compositiva. Nicola Pezzoli, un autore vero che non si limita a imbastire una trama ma infonde nell'opera una porzione della propria anima.
sabato 21 dicembre 2013
sabato 14 dicembre 2013
Il male
C'è un problema. All'Inferno non giungono più le anime dannate.
Cosa succederebbe se Lucifero, Principe delle tenebre e Signore dell'Ade, decidesse allora di andare a visitare il mondo delle anime umane ancor vive e vegete per vedere cosa sta succedendo?
Ce lo racconta Massimiliano Santarossa col suo ultimo romanzo intitolato Il male (Hacca Edizioni, 2013) dove assistiamo a questo viaggio oscuro in presa diretta al termine del mondo, un diario di viaggio cupo e in prima persona raccontato attraverso il punto di vista del primo tra gli angeli caduti: il diavolo!
La prima cosa che rimane impressa del libro di Santarossa è il ritmo della sua prosa: uniforme, incalzante e ossessivo. Un pulsare continuo e ininterrotto. Il glaciale rintocco di una campana nel buio della notte profonda. Un "cuore rivelatore" dal sottosuolo.
La sintassi procede attraverso correnti di alta tensione per accendere folgorazioni improvvise e fatali sullo sfondo di un fondale dalle tinte apocalittiche in cui riecheggiano i toni del José Saramago di Cecità, ma anche di Neil Gaiman e Philip K. Dick.
Eh sì, perché le visioni evocate ne Il male rievocano le ascendenze bibliche e pure certi scorci apocalittici degli scenari futuri raccontati nei romanzi e racconti dello scrittore americano da un lato, mentre dall'altro riportano alla mente la saga intitolata La stagione delle nebbie, una tra le più memorabili dei fumetti di Sandman (da cui prese spunto la serie Lucifer, dedicata appunto al Principe delle Tenebre che, lasciato l'Inferno, sceglie di vivere sulla Terra e in mezzo agli uomini).
Io non so se Massimiliano Santarossa avesse in mente queste cose durante la stesura del libro, ogni lettore, anche il sottoscritto perciò, sovrappone durante la lettura il proprio immaginario al testo, è inevitabile, e tuttavia sulla scrittura aleggia lo stesso qualcosa di più del semplice odor di zolfo. Un lirismo memore del Pasolini poeta, per esempio (L'usignolo della Chiesa Cattolica, Le ceneri di Gramsci...).
Il male è a ogni modo un romanzo che si distacca dai moduli stilistici di marca neo-realista, egemoni nello scenario letterario e editoriale contemporaneo nazionale, per affrancarsi invece in direzione di stilemi visionari e escatologici. Irreali eppure assai concreti. In una parola: spiazzante. Il lettore non è rassicurato. Viene condotto sì in un mondo familiare e quotidiano ma gli viene detto: vedi, questo orrore è casa tua, accomodati pure se ci riesci.
Nota di merito infine per la meravigliosa e emblematica copertina opera di Maurizio Ceccato.
Cosa succederebbe se Lucifero, Principe delle tenebre e Signore dell'Ade, decidesse allora di andare a visitare il mondo delle anime umane ancor vive e vegete per vedere cosa sta succedendo?
Ce lo racconta Massimiliano Santarossa col suo ultimo romanzo intitolato Il male (Hacca Edizioni, 2013) dove assistiamo a questo viaggio oscuro in presa diretta al termine del mondo, un diario di viaggio cupo e in prima persona raccontato attraverso il punto di vista del primo tra gli angeli caduti: il diavolo!
La prima cosa che rimane impressa del libro di Santarossa è il ritmo della sua prosa: uniforme, incalzante e ossessivo. Un pulsare continuo e ininterrotto. Il glaciale rintocco di una campana nel buio della notte profonda. Un "cuore rivelatore" dal sottosuolo.
La sintassi procede attraverso correnti di alta tensione per accendere folgorazioni improvvise e fatali sullo sfondo di un fondale dalle tinte apocalittiche in cui riecheggiano i toni del José Saramago di Cecità, ma anche di Neil Gaiman e Philip K. Dick.
Eh sì, perché le visioni evocate ne Il male rievocano le ascendenze bibliche e pure certi scorci apocalittici degli scenari futuri raccontati nei romanzi e racconti dello scrittore americano da un lato, mentre dall'altro riportano alla mente la saga intitolata La stagione delle nebbie, una tra le più memorabili dei fumetti di Sandman (da cui prese spunto la serie Lucifer, dedicata appunto al Principe delle Tenebre che, lasciato l'Inferno, sceglie di vivere sulla Terra e in mezzo agli uomini).
Io non so se Massimiliano Santarossa avesse in mente queste cose durante la stesura del libro, ogni lettore, anche il sottoscritto perciò, sovrappone durante la lettura il proprio immaginario al testo, è inevitabile, e tuttavia sulla scrittura aleggia lo stesso qualcosa di più del semplice odor di zolfo. Un lirismo memore del Pasolini poeta, per esempio (L'usignolo della Chiesa Cattolica, Le ceneri di Gramsci...).
Il male è a ogni modo un romanzo che si distacca dai moduli stilistici di marca neo-realista, egemoni nello scenario letterario e editoriale contemporaneo nazionale, per affrancarsi invece in direzione di stilemi visionari e escatologici. Irreali eppure assai concreti. In una parola: spiazzante. Il lettore non è rassicurato. Viene condotto sì in un mondo familiare e quotidiano ma gli viene detto: vedi, questo orrore è casa tua, accomodati pure se ci riesci.
Nota di merito infine per la meravigliosa e emblematica copertina opera di Maurizio Ceccato.
mercoledì 27 novembre 2013
Personaggi precari
Era da diverso tempo che volevo leggere i Personaggi precari di Vanni Santoni, ma l'originaria edizione del 2007 uscita per i tipi di RGB Edizioni era più introvabile delle leggendarie sette città d'oro. Adesso, dopo diverse traduzioni all'estero, il libro è tornato nuovamente reperibile grazie alla nuova edizione riveduta e ampliata pubblicata da Voland e allora finalmente ho potuto leggere questo testo che ho trovato assai singolare.
Non è un romanzo. Non è una raccolta di racconti. Men che meno una silloge di testi in versi (anche se potrebbe benissimo esserlo).
Una sorta di strano novellario di testi esili, spesso brevi come epigrafi e ancor più di rado corposi però senza mai superare la lunghezza di una pagina, ognuno rispondente al ritratto di un individuo, uomo o donna, colto attraverso una illuminazione, uno scorcio, un abbaglio, diretto e senza fronzoli, che ne mette in luce l'aspetto direi ancestrale, primordiale, dell'essere in oggetto.
Quel che viene fuori è una selva oscura di individui abietti, bruti e fragili, intransigenti e volgari, donne meschine e reiette, feline e volubili, una specie di bestiario contemporaneo tratteggiato attraverso un linguaggio fluido e scattante, concentrato e essenziale. Poetico. Un quadro espressionista a tinte multiformi dove il talvolta abusato tema della precarietà, della flessibilità, non viene qui declinato e tradotto da Vanni Santoni in termini solidali o sociali ma semmai antropologici e eminentemente letterari (e perciò più sinceri) fino a comporre un corpo polimorfo e sgusciante di pregevolissima fattura in cui per il lettore non è difficile imbattersi in volti conosciuti e facce già vedute altrove ma accese qui da una luce nuova e antica allo stesso tempo. Ogni testo un sussulto, ogni sussulto una rimembranza o un ricordo da passare al setaccio.
Non è un romanzo. Non è una raccolta di racconti. Men che meno una silloge di testi in versi (anche se potrebbe benissimo esserlo).
Una sorta di strano novellario di testi esili, spesso brevi come epigrafi e ancor più di rado corposi però senza mai superare la lunghezza di una pagina, ognuno rispondente al ritratto di un individuo, uomo o donna, colto attraverso una illuminazione, uno scorcio, un abbaglio, diretto e senza fronzoli, che ne mette in luce l'aspetto direi ancestrale, primordiale, dell'essere in oggetto.
Quel che viene fuori è una selva oscura di individui abietti, bruti e fragili, intransigenti e volgari, donne meschine e reiette, feline e volubili, una specie di bestiario contemporaneo tratteggiato attraverso un linguaggio fluido e scattante, concentrato e essenziale. Poetico. Un quadro espressionista a tinte multiformi dove il talvolta abusato tema della precarietà, della flessibilità, non viene qui declinato e tradotto da Vanni Santoni in termini solidali o sociali ma semmai antropologici e eminentemente letterari (e perciò più sinceri) fino a comporre un corpo polimorfo e sgusciante di pregevolissima fattura in cui per il lettore non è difficile imbattersi in volti conosciuti e facce già vedute altrove ma accese qui da una luce nuova e antica allo stesso tempo. Ogni testo un sussulto, ogni sussulto una rimembranza o un ricordo da passare al setaccio.
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sabato 23 novembre 2013
Invito al massacro su Argo
Su Argo è uscita una recensione di Invito al massacro, il romanzo a fumetti che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Davide Garota e pubblicato lo scorso anno da Tunué.
Mi ha colpito molto questa cosa per parecchi motivi. Innanzitutto poiché, in genere, in Italia, i libri dopo un paio di mesi trascorsi dall'uscita vengono considerati "vecchi" e per tanto nessuno più osa occuparsene, tranne i temerari, dato che a tutti interessano solo le novità (o almeno così si ritiene).
I libri quindi, a meno di diventare dei best sellers, cadono nel dimenticatoio, tutti, anche i più belli, anche quelli che si vendono, scivolando in men che non si dica in un gorgo oscuro e mortifero. Una via di mezzo tra l'Inferno e il Limbo. Ma senza diavolesse a fargli da compagnia, né filosofi per chiacchierare. Insomma, una noia mortale.
La qual cosa tuttavia, siccome fa parte delle "regole del gioco" di questo "gioco al massacro" che purtroppo è diventata l'editoria, oramai ho imparato a accettarla; dopo ben quattro libri e passa alle spalle si impara a convivere con un sacco di demoni.
Sopratutto la recensione di Ersilia Rappazzo mi ha colpito perché è stata una delle poche se non l'unica a centrare appieno lo spirito del libro e a comporre delle riflessioni appropriate sul favoloso e faticoso lavorio di scrittura che c'è alla base di Invito al massacro, dato che nell'abito del fumetto d'autore e di respiro letterario paradossalmente non c'è adeguata considerazione per lo sceneggiatore e la scrittura rispetto ai disegni.
Da qualche tempo infine mi viene rivolta sempre la stessa domanda... quando uscirà un tuo nuovo fumetto? La mia risposta è sempre la stessa: ma se l'ultimo è uscito solo un anno fa?!
Non sono un autore di quantità. Ho bisogno di vivere per scrivere. Di sedimentare pensieri. Di immaginare quello che ancora non esiste. E di tempo. Un sacco di tempo per limare e affinare e rifinire. E non è nemmeno detto che vengan fuori ancora sceneggiature. Anzi. Come ho scritto tempo fa, sono al lavoro su un romanzo. E su diversi racconti. Per il momento di scrivere sceneggiature non ne avverto l'esigenza. In futuro, chissà. Fino a allora, ci saranno Ti sto cercando, Nessun ricordo e Invito al massacro da leggere e ri-leggere. Ma anche Leggere Hugo Pratt e le altre cose che ho pubblicato sulle riviste letterarie (a proposito, se qualcuno volesse leggere i miei racconti ma non riesce a trovare le riviste basta chiedere e ne avrà copia digitale gratuita). Bene, arrivederci all'inverno del nostro scontento!
Mi ha colpito molto questa cosa per parecchi motivi. Innanzitutto poiché, in genere, in Italia, i libri dopo un paio di mesi trascorsi dall'uscita vengono considerati "vecchi" e per tanto nessuno più osa occuparsene, tranne i temerari, dato che a tutti interessano solo le novità (o almeno così si ritiene).
I libri quindi, a meno di diventare dei best sellers, cadono nel dimenticatoio, tutti, anche i più belli, anche quelli che si vendono, scivolando in men che non si dica in un gorgo oscuro e mortifero. Una via di mezzo tra l'Inferno e il Limbo. Ma senza diavolesse a fargli da compagnia, né filosofi per chiacchierare. Insomma, una noia mortale.
La qual cosa tuttavia, siccome fa parte delle "regole del gioco" di questo "gioco al massacro" che purtroppo è diventata l'editoria, oramai ho imparato a accettarla; dopo ben quattro libri e passa alle spalle si impara a convivere con un sacco di demoni.
Sopratutto la recensione di Ersilia Rappazzo mi ha colpito perché è stata una delle poche se non l'unica a centrare appieno lo spirito del libro e a comporre delle riflessioni appropriate sul favoloso e faticoso lavorio di scrittura che c'è alla base di Invito al massacro, dato che nell'abito del fumetto d'autore e di respiro letterario paradossalmente non c'è adeguata considerazione per lo sceneggiatore e la scrittura rispetto ai disegni.
Da qualche tempo infine mi viene rivolta sempre la stessa domanda... quando uscirà un tuo nuovo fumetto? La mia risposta è sempre la stessa: ma se l'ultimo è uscito solo un anno fa?!
Non sono un autore di quantità. Ho bisogno di vivere per scrivere. Di sedimentare pensieri. Di immaginare quello che ancora non esiste. E di tempo. Un sacco di tempo per limare e affinare e rifinire. E non è nemmeno detto che vengan fuori ancora sceneggiature. Anzi. Come ho scritto tempo fa, sono al lavoro su un romanzo. E su diversi racconti. Per il momento di scrivere sceneggiature non ne avverto l'esigenza. In futuro, chissà. Fino a allora, ci saranno Ti sto cercando, Nessun ricordo e Invito al massacro da leggere e ri-leggere. Ma anche Leggere Hugo Pratt e le altre cose che ho pubblicato sulle riviste letterarie (a proposito, se qualcuno volesse leggere i miei racconti ma non riesce a trovare le riviste basta chiedere e ne avrà copia digitale gratuita). Bene, arrivederci all'inverno del nostro scontento!
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sabato 16 novembre 2013
Cosa vuoi fare da grande
Guido e Gianni sono due bambini fatti a modo loro e nella Scuola elementare Attilio Regolo di Milano a nessuno importa di questi due piccoli disadattati. In classe, insicuri e privi di carisma, sedimentano la loro presenza all'ultimo banco e gli va pure bene. I gemelli Smargotti invece sono due geni del male. Degni eredi del Fantomas di Allain e Souvestre, sarebbero in grado di mettere a ferro e fuoco il mondo intero. E non è detto che forse un giorno ci riusciranno.
Magari il giorno più importante dell’anno scolastico, il giorno in cui l’anonimo istituto meneghino si prepara a celebrare Volkan Kursat Bayraktar, l'illustre e ricco inventore del Futurometro, la macchina destinata a cambiare il sistema dell’istruzione pubblica italiana e il destino degli scolari: gli adulti avrebbero deciso al posto loro, e per questo un giorno li avrebbero dovuti ringraziare.
Nella vecchia palestra dell'Istituto è tutto pronto, i festoni appesi, il palco, mamme e autorità tirate a lucido, assieme alla solerte direttrice della scuola e al corpo docente. Un'agglomerato di mostri stipati dentro l'enorme salone, un manipolo di adulti dissennati e ben disposti a lavarsi le mani del futuro dei bambini con l'aiuto del Futurometro, la macchina che misura e descrive il futuro a dimensione di ogni bambino calpestando sogni e fantasie. Ma c'è davvero da fidarsi di questi adulti?
Cosa vuoi fare da grande (Del Vecchio Editore) è un romanzo imprevedibile animato da una prosa pimpante e iperbolica opera di Ivan Baio e Angelo Orlando Meloni e in cui non è difficile rivivere i momenti più tristi ma anche quelli più felici della propria infanzia. Un racconto umoristico e caustico ma anche delicato e malinconico dove le emozioni sono raccontate con delicatezza e sincerità.
Alla fine della lettura si rimane basiti di fronte allo scenario illustrato dalle parole degli autori, in relazione alla sua verosimiglianza e nonostante aleggi il buon profumo della cara vecchia fantascienza sociologica, di fronte alla domanda che non dovremmo mai smettere di porci non rimane che giungere però a una sola conclusione: mai fidarsi degli adulti...
Magari il giorno più importante dell’anno scolastico, il giorno in cui l’anonimo istituto meneghino si prepara a celebrare Volkan Kursat Bayraktar, l'illustre e ricco inventore del Futurometro, la macchina destinata a cambiare il sistema dell’istruzione pubblica italiana e il destino degli scolari: gli adulti avrebbero deciso al posto loro, e per questo un giorno li avrebbero dovuti ringraziare.
Nella vecchia palestra dell'Istituto è tutto pronto, i festoni appesi, il palco, mamme e autorità tirate a lucido, assieme alla solerte direttrice della scuola e al corpo docente. Un'agglomerato di mostri stipati dentro l'enorme salone, un manipolo di adulti dissennati e ben disposti a lavarsi le mani del futuro dei bambini con l'aiuto del Futurometro, la macchina che misura e descrive il futuro a dimensione di ogni bambino calpestando sogni e fantasie. Ma c'è davvero da fidarsi di questi adulti?
Cosa vuoi fare da grande (Del Vecchio Editore) è un romanzo imprevedibile animato da una prosa pimpante e iperbolica opera di Ivan Baio e Angelo Orlando Meloni e in cui non è difficile rivivere i momenti più tristi ma anche quelli più felici della propria infanzia. Un racconto umoristico e caustico ma anche delicato e malinconico dove le emozioni sono raccontate con delicatezza e sincerità.
Alla fine della lettura si rimane basiti di fronte allo scenario illustrato dalle parole degli autori, in relazione alla sua verosimiglianza e nonostante aleggi il buon profumo della cara vecchia fantascienza sociologica, di fronte alla domanda che non dovremmo mai smettere di porci non rimane che giungere però a una sola conclusione: mai fidarsi degli adulti...
sabato 26 ottobre 2013
Terra Ignota
Ai romanzi fantasy in genere si addebita l'eccessiva lunghezza e la prevedibilità della trama, nonché la pochezza di caratterizzazione dei personaggi, il tutto, come avviene spesso per taluna narrativa di consumo, a ragion veduta.
Non è il caso di Terra Ignota - Risveglio, primo tomo di una annunciata trilogia fantastica a opera di Vanni Santoni HG, già noto alle patrie lettere semplicemente come Vanni Santoni, l'autore del libro di culto Personaggi precari, che qui aggiunge al proprio nome la sigla HG (in omaggio alla Dissipatio Humani Generis di Guido Morselli).
Gli archetipi fondamentali del fantastico ci sono tutti dentro Terra Ignota, il viaggio e la ricerca, la magia e gli incantesimi, le visioni e la pugna armata, mescolati con sobrietà e eleganza a ascendenze letterarie di nobile lignaggio (da Virgilio a Ludovico Ariosto fino a Dino Buzzati e Italo Calvino, fra gli altri) in una miscela dal sapore agrodolce in cui cultura alta e letteratura di consumo vanno a braccetto senza troppi patemi.
Personalmente non sono mai stato un appassionato del genere fantasy, tuttavia come lettore ho ricevuto il mio personale imprinting col Sandokan di Emilio Salgari e il Pinocchio di Collodi, tra gli altri e restando nell'ambito italiano; la dimensione avventurosa e fantastica l'ho sempre gradita e perciò questo Terra Ignota, a mio personale giudizio, si è rivelata un'avventura assai godibile da leggere.
Presumo che l'appassionato lettore del fantasy tradizionale potrebbe rilevare delle interessanti varianti, delle novità nel testo di Santoni rispetto ai canoni del genere, irritualità che segnerei come tentativi di innovare un linguaggio e sviluppare una via italica al genere fantasy, una mossa che affonda le radici nella letteratura tout court nazionale. Insomma, il libro potrebbe essere anche suggestivo da leggere per chi del fantasy è digiuno del tutto. Ma in massima misura mi sentirei di consigliarlo ai pre-adolescenti e con l'auspicio che possano appassionarsi alla lettura.
Non è il caso di Terra Ignota - Risveglio, primo tomo di una annunciata trilogia fantastica a opera di Vanni Santoni HG, già noto alle patrie lettere semplicemente come Vanni Santoni, l'autore del libro di culto Personaggi precari, che qui aggiunge al proprio nome la sigla HG (in omaggio alla Dissipatio Humani Generis di Guido Morselli).
Gli archetipi fondamentali del fantastico ci sono tutti dentro Terra Ignota, il viaggio e la ricerca, la magia e gli incantesimi, le visioni e la pugna armata, mescolati con sobrietà e eleganza a ascendenze letterarie di nobile lignaggio (da Virgilio a Ludovico Ariosto fino a Dino Buzzati e Italo Calvino, fra gli altri) in una miscela dal sapore agrodolce in cui cultura alta e letteratura di consumo vanno a braccetto senza troppi patemi.
Personalmente non sono mai stato un appassionato del genere fantasy, tuttavia come lettore ho ricevuto il mio personale imprinting col Sandokan di Emilio Salgari e il Pinocchio di Collodi, tra gli altri e restando nell'ambito italiano; la dimensione avventurosa e fantastica l'ho sempre gradita e perciò questo Terra Ignota, a mio personale giudizio, si è rivelata un'avventura assai godibile da leggere.
Presumo che l'appassionato lettore del fantasy tradizionale potrebbe rilevare delle interessanti varianti, delle novità nel testo di Santoni rispetto ai canoni del genere, irritualità che segnerei come tentativi di innovare un linguaggio e sviluppare una via italica al genere fantasy, una mossa che affonda le radici nella letteratura tout court nazionale. Insomma, il libro potrebbe essere anche suggestivo da leggere per chi del fantasy è digiuno del tutto. Ma in massima misura mi sentirei di consigliarlo ai pre-adolescenti e con l'auspicio che possano appassionarsi alla lettura.
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lunedì 9 settembre 2013
Cronache vere
Il racconto è un genere letterario nobile. Un buon racconto è un'opera di grande valore. Per lettori dal palato fine e autori dotati di talento. Roba da intenditori.
Se per snobismo o dabbenaggine evitate le antologie di racconti ebbene vi invito a ricredervi. Ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti. Dalle raccolte di grandi autori, classici della letteratura (da Edgar Allan Poe e Raymond Carver, per intenderci, in giù) fino alle raccolte tematiche o a quelle nate intorno a una rivista o a un gruppo di autori emergenti e/o esordienti. Fidatevi.
A proposito di racconti, l'ultima raccolta che ho letto,scoperta non a caso grazie a Pianissimo, si intitola Cronache Vere.
Pubblicata da Piano B Edizioni, una piccola casa editrice indipendente, a cura di Vicolo Cannery, la raccolta comprende racconti sviluppati a partire da fatti di "Cronaca Vera". Sì. Proprio quella.
Il libro che è venuto fuori è un viaggio allucinato e fantasmagorico tra le più sordide atmosfere dell'Italia. Un caleidoscopio laido e deformante che però, a mio modesto parere, restituisce un ritratto del paese sincero e appassionato.
Il volume presenta un ventaglio di proposte narrative vivace e denso di tensioni. Carico di linguaggi letterari forti, elaborati e divertenti da leggere; opera di una splendida schiera di autori trenta/quarantenni: Fabrizio Gabrielli, Gianfranco Di Fiore, Mario Fillioley, Gregorio Magini, Tommaso Giagni, Gianni Solla, Angelo Marenzana, Stefania Auci, Andrea Gentile, Andrea Scarabelli, Paolo Zardi, Roberto Mandracchia, Stefano Sgambati, Eleonora C. Caruso, Angelo Petrella.
Lettura stra-consigliata!
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venerdì 30 agosto 2013
Apocalisse in pantofole
Le tanto agognate ferie non vanno quasi mai come speravi. Forse perché bisognerebbe attenersi all'antico proverbio cinese che recita così: devi sapere ciò che vuoi altrimenti dovrai accontentarti di quel che capita.
Avevo in mente di smaltire le decine di letture arretrate tra fumetti e letteratura durante queste vacanze estive. Tuttavia i miei insani propositi si sono rivelati vani... considerato che al massimo ho solo scalfito la pila di letture arretrate, ma tant'è.
Apocalisse in pantofole, il romanzo d'esordio di Francesco Franceschini, uscito per i tipi di VerbaVolant Edizioni un paio di annetti fa, faceva parte della categoria "questo libro vorrei leggerlo prima o poi".
A dirla tutta non l'avevo nemmeno ancora preso. Attendevo l'occasione. E l'ho incontrato durante il mio girovagare estivo grazie a Pianissimo.
Ho avuto modo perciò di iniziare a leggerlo finendo trascinato in modo inesorabile dal fluire del racconto.
Una scrittura fluida senza essere banale, una prosa accattivante ma non scontata, una storia semplice eppure non superficiale. In definitiva, un bel romanzo come non capita spesso di leggerne. Il libro racconta la storia di tre amici, dal punto di vista di uno di loro, alle prese con la fine del mondo. Una fine dei tempi tuttavia priva di quei risvolti cataclismatici di cui l'immaginario cinematografico spesso fa uso e illustrata invece con tonalità tenui ma vibranti di energie e cariche di tensioni e simboli. Una trama infarcita di ironia e leggerezza. Una lettura pienamente soddisfacente.
Oltretutto pure il libro come oggetto è bello e confezionato con cura (vedi la suggestiva copertina di Alessandro Di Sorbo).
Un plauso va senza dubbio a editori come VerbaVolant che pur nelle ristrettezze del momento e tra mille difficoltà legate alla distribuzione e a tutto il resto dimostrano di saper fare alla grande il loro mestiere scovando scrittori e illustratori di talento e pubblicando davvero bei libri da leggere.
Avevo in mente di smaltire le decine di letture arretrate tra fumetti e letteratura durante queste vacanze estive. Tuttavia i miei insani propositi si sono rivelati vani... considerato che al massimo ho solo scalfito la pila di letture arretrate, ma tant'è.
Apocalisse in pantofole, il romanzo d'esordio di Francesco Franceschini, uscito per i tipi di VerbaVolant Edizioni un paio di annetti fa, faceva parte della categoria "questo libro vorrei leggerlo prima o poi".
A dirla tutta non l'avevo nemmeno ancora preso. Attendevo l'occasione. E l'ho incontrato durante il mio girovagare estivo grazie a Pianissimo.
Ho avuto modo perciò di iniziare a leggerlo finendo trascinato in modo inesorabile dal fluire del racconto.
Una scrittura fluida senza essere banale, una prosa accattivante ma non scontata, una storia semplice eppure non superficiale. In definitiva, un bel romanzo come non capita spesso di leggerne. Il libro racconta la storia di tre amici, dal punto di vista di uno di loro, alle prese con la fine del mondo. Una fine dei tempi tuttavia priva di quei risvolti cataclismatici di cui l'immaginario cinematografico spesso fa uso e illustrata invece con tonalità tenui ma vibranti di energie e cariche di tensioni e simboli. Una trama infarcita di ironia e leggerezza. Una lettura pienamente soddisfacente.
Oltretutto pure il libro come oggetto è bello e confezionato con cura (vedi la suggestiva copertina di Alessandro Di Sorbo).
Un plauso va senza dubbio a editori come VerbaVolant che pur nelle ristrettezze del momento e tra mille difficoltà legate alla distribuzione e a tutto il resto dimostrano di saper fare alla grande il loro mestiere scovando scrittori e illustratori di talento e pubblicando davvero bei libri da leggere.
martedì 16 luglio 2013
Alibi numero 2
Alibi è una rivista letteraria animata da energie e intenti ispirati alle avanguardie letterarie a cui la linea editoriale idealmente si ricollega; un contenitore in cui trovano spazio perciò scritture sperimentali, nuove e alla ricerca di una estetica che sia concreta e al tempo stesso altra e altrove. Un altrove letterario, appunto, ovvero il sottotitolo della rivista.
Sul numero due, uscito in questi giorni, è presente il mio racconto.
Si intitola Prestazioni occasionali.
Nel testo narro la giornata particolare di un individuo qualunque alle prese con un appuntamento al buio in cui è stato coinvolto suo malgrado. Chi volesse leggerlo potrà farlo gratuitamente sfogliando Alibi on line qui sotto oppure cliccando qui e andando alle pagine 30-39. Qualora voleste procurarvi invece una copia cartacea della rivista Alibi è in vendita on line a questo indirizzo.
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Alibi rivista,
Giovanni Marchese,
letteratura,
racconto
lunedì 8 luglio 2013
Libri a 99 centesimi
Lanciata già da qualche tempo, la collana LIVE della Newton Compton Editori con le uscite a 99 centesimi ha animato un vivace dibattito, vedete per esempio il pezzo di Luigi Bicco. Come avvenne per l'iniziativa legata alla narrativa in economica prezzata a 9,90 €, su cui segnalo il contributo di Giampaolo Simi.
Ben vengano iniziative del genere.
Nei '90 oltre che giovincello e squattrinato fui un fervente sostenitore dei 100 pagine mille lire grazie alle quali potei conoscere e leggere decine di capolavori della letteratura di ogni genere. Quella collana fu una "nave scuola" per molti aspiranti lettori forti.
Perché una persona dovrebbe rinunciare al piacere della lettura per una questione di soldi?
Ben vengano iniziative del genere.
Nei '90 oltre che giovincello e squattrinato fui un fervente sostenitore dei 100 pagine mille lire grazie alle quali potei conoscere e leggere decine di capolavori della letteratura di ogni genere. Quella collana fu una "nave scuola" per molti aspiranti lettori forti.
Perché una persona dovrebbe rinunciare al piacere della lettura per una questione di soldi?
In questi tempi di crisi il prezzo può scoraggiare l'acquisto: chi ha detto che i libri devono essere un bene di lusso? Il costo non deve mai diventare un ostacolo alla lettura. Queste sono edizioni economiche, certo, ma confezionate in maniera più che dignitosa. Naturalmente, chi volesse acquistare edizioni più durevoli e preziose potrà sempre farlo, trattandosi in larga misura di classici e best seller ovvero titoli di facile reperibilità.
Le edizioni economiche possono invogliare alla lettura chiunque. La lettura deve valere più del libro inteso come oggetto, secondo me. Qualcuno dovrebbe ricordare l'importanza per la letteratura della stagione delle Pulp Magazines durante la Grande Depressione. I libri non sono merce qualsiasi, non sono pezzi da piazzare sul mercato, ma qualcosa di valore diverso.
Se sono rose, fioriranno. Pensate che bello però se in questa collana riproponessero materiali salgariani! Già la scuola fa i suoi danni con un imprinting negativo rispetto alla lettura propinando ai ragazzini mattoni indigesti come I promessi sposi, la Divina Commedia o qualche altro tomo sacro agli altari delle patrie lettere! Opere dal linguaggio ostico per chi inizia a scoprire la lettura e sopratutto caricate del gravame dell'obbligatorietà. Non sto dicendo che non si debbano studiare e conoscere i classici, attenzione, ma che per promuovere la lettura bisogna proporre testi accessibili e adeguati. E poi certo, non si può imporre niente a nessuno contro voglia. Il discorso si fa complicato, e per ora mi fermo qui congedandomi con un Elzeviro del grande Ennio Flaiano dedicato alla lettura dei libri.
Se sono rose, fioriranno. Pensate che bello però se in questa collana riproponessero materiali salgariani! Già la scuola fa i suoi danni con un imprinting negativo rispetto alla lettura propinando ai ragazzini mattoni indigesti come I promessi sposi, la Divina Commedia o qualche altro tomo sacro agli altari delle patrie lettere! Opere dal linguaggio ostico per chi inizia a scoprire la lettura e sopratutto caricate del gravame dell'obbligatorietà. Non sto dicendo che non si debbano studiare e conoscere i classici, attenzione, ma che per promuovere la lettura bisogna proporre testi accessibili e adeguati. E poi certo, non si può imporre niente a nessuno contro voglia. Il discorso si fa complicato, e per ora mi fermo qui congedandomi con un Elzeviro del grande Ennio Flaiano dedicato alla lettura dei libri.
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venerdì 21 giugno 2013
Letti di notte 2013
Oggi 21 Giugno si svolgerà la seconda edizione di Letti di notte, quella che può essere considerata a tutti gli effetti una sorta di notte bianca del libro.
Letture, mostre, laboratori... questo 21 giugno perciò segnerà il Solstizio dei libri!
La più grande condivisione di lettori mai realizzata tra librerie indipendenti e biblioteche d'Italia.
Nello stesso momento infatti si potrà essere presenti in una qualsiasi delle librerie e biblioteche che parteciperanno grazie al collegamento skype. Si collegheranno inoltre alcuni editori che presenteranno le novità direttamente ai lettori.
Letture, mostre, laboratori... questo 21 giugno perciò segnerà il Solstizio dei libri!
La più grande condivisione di lettori mai realizzata tra librerie indipendenti e biblioteche d'Italia.
Nello stesso momento infatti si potrà essere presenti in una qualsiasi delle librerie e biblioteche che parteciperanno grazie al collegamento skype. Si collegheranno inoltre alcuni editori che presenteranno le novità direttamente ai lettori.
Protagonisti assoluti di Letti di notte saranno i libri e le “voci”: scrittori, attori, poeti, traduttori e autori che leggono, interpretano, cantano. Anche in formato “corale”.
Ad ogni modo è possibile consultare il programma con le varie sedi coinvolte per trovare e scegliere quella più vicina o che maggiormente interessa dove partecipare. Non costa nulla!
Per quanto mi riguarda sono stato invitato dalla Libreria Punto & Virgola di Acireale (CT). Leggerò un breve intervento narrativo su fumetti e letteratura, ovvero il mio racconto Fratelli per la pelle pubblicato sul numero 60/61 della rivista Nuova Prosa.
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mercoledì 19 giugno 2013
Tutti i ragni di Vanni Santoni
Tutti i ragni di Vanni Santoni, è un racconto lungo in forma di libretto pubblicato circa un annetto fa da : duepunti edizioni di Palermo, una casa editrice indipendente che si distingue per l'alterità delle proprie proposte.
Il testo è uscito all'interno della collana ZOO Scritture animali che, diretta da Giorgio Vasta e Dario Voltolini, si caratterizza per la precisa direzione imposta ai racconti pubblicati, ovvero "Un libro, un autore, un animale". Una sorta di bestiario letterario che racconta la vita umana in rapporto a quella animale nella forma incisiva del racconto.
La collana inoltre è ecologica e ecosostenibile al 100% poiché è realizzata utilizzando carte riciclate certificate, inchiostri a base d'acqua e cartoni biologici realizzati riutilizzando, pensate, sterco di elefante!
Quando qualche mese fa mi imbattei in questa collana rimasi colpito dalla sua singolarità e curioso come sono mi fiondai sul ragno in copertina! Gli aracnidi mi hanno sempre affascinato. E poi ero interessato a leggere qualcosa di Vanni Santoni.
Tutti i ragni è un testo coinvolgente, che si dipana attraverso un narrare caustico, e che rappresenta il rapporto dell'autore con i ragni in una prospettiva intrisa di venature apocalittiche. I ragni quali emblema metafisico delle forze oscure della natura, creature simboliche che hanno accompagnato le tappe della vita dell'io narrante come una presenza incombente e ostile. Tangibile ma allo stesso tempo nascosta.
Il linguaggio di Vanni Santoni si espande con stile divergente e presenta movenze enigmatiche e oscure, un procedere verso l'ignoto che trascina il lettore contro un mondo familiare eppure sinistro. Bestiale. Carico di tensioni. Una lettura inquieta quella di Tutti i ragni. Un bel libro che vi consiglio di leggere.
Il testo è uscito all'interno della collana ZOO Scritture animali che, diretta da Giorgio Vasta e Dario Voltolini, si caratterizza per la precisa direzione imposta ai racconti pubblicati, ovvero "Un libro, un autore, un animale". Una sorta di bestiario letterario che racconta la vita umana in rapporto a quella animale nella forma incisiva del racconto.
La collana inoltre è ecologica e ecosostenibile al 100% poiché è realizzata utilizzando carte riciclate certificate, inchiostri a base d'acqua e cartoni biologici realizzati riutilizzando, pensate, sterco di elefante!
Quando qualche mese fa mi imbattei in questa collana rimasi colpito dalla sua singolarità e curioso come sono mi fiondai sul ragno in copertina! Gli aracnidi mi hanno sempre affascinato. E poi ero interessato a leggere qualcosa di Vanni Santoni.
Tutti i ragni è un testo coinvolgente, che si dipana attraverso un narrare caustico, e che rappresenta il rapporto dell'autore con i ragni in una prospettiva intrisa di venature apocalittiche. I ragni quali emblema metafisico delle forze oscure della natura, creature simboliche che hanno accompagnato le tappe della vita dell'io narrante come una presenza incombente e ostile. Tangibile ma allo stesso tempo nascosta.
Il linguaggio di Vanni Santoni si espande con stile divergente e presenta movenze enigmatiche e oscure, un procedere verso l'ignoto che trascina il lettore contro un mondo familiare eppure sinistro. Bestiale. Carico di tensioni. Una lettura inquieta quella di Tutti i ragni. Un bel libro che vi consiglio di leggere.
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lunedì 17 giugno 2013
La seconda volta che ho visto Roma
I fumetti mi sono sempre piaciuti, sin da bambino. Si può dire che ho imparato a leggere con i fumetti. Scrivere mi è sempre piaciuto, e quindi approdare alla sceneggiatura per me è stato naturale. Però avevo l'esigenza di conoscere tutto dei fumetti. E di approfondire ciò che si pubblicava di nuovo per individuare i miei autori di riferimento tra quelli appartenenti grossomodo alla mia generazione. Tra essi individuai anche Marco Corona.
Ho letto e apprezzato gran parte delle cose che ha pubblicato negli ultimi anni, dalla Biografia Surreale di Frida Khalo al Bestiario Padano passando per tutti gli altri lavori seguenti fino al dittico de L'ombra di Walt. Di lui mi colpisce l'assoluta coerenza tra etica e estetica del racconto.
Ho atteso La seconda volta che ho visto Roma con una certa trepidazione, dato che era qualche annetto che non uscivano suoi libri nuovi. La prima lettura mi ha lasciato perplesso. Non riuscivo a inquadrare il segno, lo stile e tutto il lavoro mi sembrava Sgangherato. Strano. Abnorme.
Naturalmente, mi ripromettevo di rileggerlo con attenzione per farmi un'idea precisa. Nel frattempo c'è stata Etna Comics dove ho avuto modo di chiacchierare con Marco in persona a proposito di quest'ultimo suo lavoro. E allora, tornato a casa l'ho riletto con occhi diversi. Con mente diversa. La seconda volta che ho letto La seconda volta che ho visto Roma ho avuto l'illuminazione!
E fu così che apprezzai l'ennesima svolta stilistica di Corona! Un segno e una scrittura in direzione dell'entropia. Una storia che rappresenta l'Italia e assume come paradigma la città di Roma, ricoperta emblematicamente dal guano dei gabbiani. Una maniera stravagante e cruda, immediata eppure complessa, tenera e feroce. Colorata e espressionista. E con un andamento narrativo da "via crucis", con tanto di stazioni sulla storia della città, sull'essere padre, sulla spiritualità cattolica romana, sulla spietatezza del potere politico, sull'amicizia, sull'amore... sulle crudeltà della vita.
Un bel libro, sorprendente da leggere all'inizio per chi aveva in mente l'autore splendido splendente de L'ombra di Walt. Corona è abile a stendere il filo del racconto tra continui balzi e cambi di direzione attraverso le impressioni fulminanti e i segni deformanti delle vignette che animano La seconda volta che ho visto Roma. E allora - ma che ve lo dico a fare? - leggetelo! LEGGETELO.
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venerdì 14 giugno 2013
Dragonero, numero uno
Il mese di Giugno è diventato come tradizione il mese di lancio delle nuove testate per il fumetto di area pop.
Dopo l'avvio della promettente prima stagione di Long Wei di cui ho scritto pochi giorni fa, è stata la volta di Dragonero, la nuova serie di genere fantasy della Sergio Bonelli Editore.
Il personaggio in effetti non è del tutto nuovo, dato che a suo tempo fu protagonista di un omonimo volume all'interno della collana dei Romanzi a fumetti dell'editore milanese. Un tomo che raccolse molti consensi, tanto da spingere Bonelli in persona a progettare una serie tutta nuova per Dragonero.
Ho letto questo primo episodio, intitolato Il sangue del drago, e devo dire che l'impressione generale che ho avuto è stata buona. Le aspettative che avvertivo in giro erano alte, poiché il romanzo a fumetti precedente era un prodotto molto curato nel concept generale, sia come sceneggiatura che come illustrazione, e questo primo episodio mantiene le promesse assestandosi in sostanziale continuità col precedente. Gli autori, Luca Enoch e Stefano Vietti ai testi (se non sapete cosa sono Sprayliz e Hammer peste vi colga!), senza omettere il fondamentale contributo ai disegni di uno strepitoso Giuseppe Matteoni, danno vita a un mondo meraviglioso e fantastico, e corpo e anima a una folta schiera di personaggi caratterizzati in maniera puntuale. Sceneggiatura ben orchestrata, avventurosa e coinvolgente; rispettosa dei canoni del genere fantasy che ripropone con dinamismo. Dialoghi brillanti. Disegni efficaci. Morbidi, puliti e essenziali. Evocativi. Assai leggibili senza essere banali. Un'avventura classica e di immediata leggibilità. Un fumetto tradizionale che non si vergogna di essere sé stesso: popolare.
Non starò qui a riassumervi la trama o altro, poiché queste informazioni sono facilmente reperibili in rete; qui vorrei porre l'accento sull'importanza di questo genere di fumetti come catalizzatori attorno a cui raccogliere l'ampio pubblico e possibilmente gli adolescenti. I fumetti di marca popolare, con una narrazione di immediata leggibilità e con un segno e una scrittura di semplice decifrazione sono importanti quanto i fumetti d'autore dotati di finalità espressive e ambizioni di impronta artistica, dal segno più elaborato e dalla scrittura più complessa, caratterizzati da sperimentazione grafico-testuale e stratificazione di significati e livelli di lettura. Gli uni, a mio parere, hanno bisogno degli altri e viceversa. Contaminarsi, magari.
Perciò, insomma, io Dragonero lo sconsiglierei a chi predilige fumetti "for mature readers" e invece lo consiglierei a chi cerca una lettura d'intrattenimento e sopratutto a chi non ha mai letto fumetti e agli adolescenti: perché è semplice e molto divertente senza essere superficiale. Ed è un lavoro concepito davvero bene.
Non so come andranno le cose per queste due iniziative, a volte temo che i lettori più giovani non siano tanto interessati ai fumetti italiani, ma mi auguro che Long Wei e Dragonero facciano tanta strada, che riescano a appassionare nuovi lettori al fantastico mondo delle nuvole parlanti, perché se rimanessero confinati ai trentenni-quarantenni o ai soliti appassionati del genere allora rimarranno solo due testate in più tra le tante che già circolano.
Dopo l'avvio della promettente prima stagione di Long Wei di cui ho scritto pochi giorni fa, è stata la volta di Dragonero, la nuova serie di genere fantasy della Sergio Bonelli Editore.
Il personaggio in effetti non è del tutto nuovo, dato che a suo tempo fu protagonista di un omonimo volume all'interno della collana dei Romanzi a fumetti dell'editore milanese. Un tomo che raccolse molti consensi, tanto da spingere Bonelli in persona a progettare una serie tutta nuova per Dragonero.
Ho letto questo primo episodio, intitolato Il sangue del drago, e devo dire che l'impressione generale che ho avuto è stata buona. Le aspettative che avvertivo in giro erano alte, poiché il romanzo a fumetti precedente era un prodotto molto curato nel concept generale, sia come sceneggiatura che come illustrazione, e questo primo episodio mantiene le promesse assestandosi in sostanziale continuità col precedente. Gli autori, Luca Enoch e Stefano Vietti ai testi (se non sapete cosa sono Sprayliz e Hammer peste vi colga!), senza omettere il fondamentale contributo ai disegni di uno strepitoso Giuseppe Matteoni, danno vita a un mondo meraviglioso e fantastico, e corpo e anima a una folta schiera di personaggi caratterizzati in maniera puntuale. Sceneggiatura ben orchestrata, avventurosa e coinvolgente; rispettosa dei canoni del genere fantasy che ripropone con dinamismo. Dialoghi brillanti. Disegni efficaci. Morbidi, puliti e essenziali. Evocativi. Assai leggibili senza essere banali. Un'avventura classica e di immediata leggibilità. Un fumetto tradizionale che non si vergogna di essere sé stesso: popolare.
Non starò qui a riassumervi la trama o altro, poiché queste informazioni sono facilmente reperibili in rete; qui vorrei porre l'accento sull'importanza di questo genere di fumetti come catalizzatori attorno a cui raccogliere l'ampio pubblico e possibilmente gli adolescenti. I fumetti di marca popolare, con una narrazione di immediata leggibilità e con un segno e una scrittura di semplice decifrazione sono importanti quanto i fumetti d'autore dotati di finalità espressive e ambizioni di impronta artistica, dal segno più elaborato e dalla scrittura più complessa, caratterizzati da sperimentazione grafico-testuale e stratificazione di significati e livelli di lettura. Gli uni, a mio parere, hanno bisogno degli altri e viceversa. Contaminarsi, magari.
Perciò, insomma, io Dragonero lo sconsiglierei a chi predilige fumetti "for mature readers" e invece lo consiglierei a chi cerca una lettura d'intrattenimento e sopratutto a chi non ha mai letto fumetti e agli adolescenti: perché è semplice e molto divertente senza essere superficiale. Ed è un lavoro concepito davvero bene.
Non so come andranno le cose per queste due iniziative, a volte temo che i lettori più giovani non siano tanto interessati ai fumetti italiani, ma mi auguro che Long Wei e Dragonero facciano tanta strada, che riescano a appassionare nuovi lettori al fantastico mondo delle nuvole parlanti, perché se rimanessero confinati ai trentenni-quarantenni o ai soliti appassionati del genere allora rimarranno solo due testate in più tra le tante che già circolano.
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mercoledì 12 giugno 2013
Shade torna in Italia!
Dopo circa 20 anni di attesa! Si. VENTI. Shade, the changing man, uno dei miei personaggi preferiti - forse il preferito per eccellenza - ritorna a essere pubblicato in Italia!
Mi riferisco al ciclo sceneggiato da Peter Milligan e illustrato da Chris Bachalo (e non solo...), tra gli apripista dell'etichetta Vertigo della DC Comics. Etichetta di cui ho già parlato qui
Tra il 1994 e il 1995 era apparso in Italia grazie a Comic Art, che presentò i primi quattro episodi sull'antologico DC Comics Presenta e i successivi, dal quinto fino alla metà del ventiquattresimo, su una testata monografica intitolata Shade, l'uomo psichedelico. Da allora l'oblio. Fino a pochi giorni fa.
La RW Edizioni, attuale licenziataria per l'Italia dei diritti, ha inaugurato una riproposta completa e integrale del personaggio. Potremo finalmente leggere tutto il ciclo completo. Erano circa venti anni che si aspettava questo evento. Grandioso!
Per chi non lo sapesse, Shade è un personaggio creato da Steve Ditko negli anni settanta e rivisitato negli anni novanta da Milligan e Bachalo, appunto. Shade è un'entità aliena proveniente da Meta, un pianeta di un'altra dimensione, una sorta di agente segreto che si incarna nel corpo di un terrestre e allo stesso tempo un viaggiatore dell'inconscio collettivo, un manipolatore della percezione, un telepate polidimensionale e infine, grazie alla Veste M, un essere capace di modificare le proprie capacità psico-fisiche e il proprio aspetto. Storie mirabolanti, ricche di azione, introspezione e colpi di scena. Situazioni al limite e personaggi memorabili. In poche parole: un capolavoro. Un classico contemporaneo. Da leggere assolutamente.
Mi riferisco al ciclo sceneggiato da Peter Milligan e illustrato da Chris Bachalo (e non solo...), tra gli apripista dell'etichetta Vertigo della DC Comics. Etichetta di cui ho già parlato qui
Tra il 1994 e il 1995 era apparso in Italia grazie a Comic Art, che presentò i primi quattro episodi sull'antologico DC Comics Presenta e i successivi, dal quinto fino alla metà del ventiquattresimo, su una testata monografica intitolata Shade, l'uomo psichedelico. Da allora l'oblio. Fino a pochi giorni fa.
La RW Edizioni, attuale licenziataria per l'Italia dei diritti, ha inaugurato una riproposta completa e integrale del personaggio. Potremo finalmente leggere tutto il ciclo completo. Erano circa venti anni che si aspettava questo evento. Grandioso!
Per chi non lo sapesse, Shade è un personaggio creato da Steve Ditko negli anni settanta e rivisitato negli anni novanta da Milligan e Bachalo, appunto. Shade è un'entità aliena proveniente da Meta, un pianeta di un'altra dimensione, una sorta di agente segreto che si incarna nel corpo di un terrestre e allo stesso tempo un viaggiatore dell'inconscio collettivo, un manipolatore della percezione, un telepate polidimensionale e infine, grazie alla Veste M, un essere capace di modificare le proprie capacità psico-fisiche e il proprio aspetto. Storie mirabolanti, ricche di azione, introspezione e colpi di scena. Situazioni al limite e personaggi memorabili. In poche parole: un capolavoro. Un classico contemporaneo. Da leggere assolutamente.
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lunedì 10 giugno 2013
Long Wei, numero uno
Ho letto il primo numero di Long Wei, la nuova serie a fumetti targata Aurea Editoriale avente per protagonista un giovane di origini cinesi immigrato a Milano! Ebbene sì, per la prima volta una serie a fumetti di produzione italiana avrà un protagonista immigrato e sarà ambientata in Italia! Evento storico, direi. A memoria ricordo solo un lungo ciclo di Martin Mystére intitolato Mysteri Italiani, e varie avventure di Dampyr ambientate in Italia, ma niente protagonisti italiani, quantomeno nell'ambito bonelliano e dintorni.
La sceneggiatura di questo primo episodio è firmata da Diego Cajelli mentre i disegni sono di Luca Genovese, due autori che non necessitano presentazioni dato che i rispettivi curricula parlano per loro.
L'albo mi ha fatto nel complesso una buona impressione. Trama semplice e lineare ma ben congegnata. Sceneggiatura molto efficace e dal ritmo vivace. Dinamico. Avevo apprezzato molto alcuni suoi lavori su Napoleone. Disegni belli e assai leggibili. Un segno fresco e non banale quello di Genovese. E mi ha lasciato la curiosità di leggerne ancora. Se per fumetto popolare si intende un fumetto accessibile a tutti per scrittura, segno, contenuti e prezzo, Long Wei è sulla buona strada, secondo me. La confezione “povera” dell’albo a me non dispiace affatto, né disturba. D’altronde costa solo 3 €!
Unica pecca: ho dovuto girare SETTE edicole per trovarlo… e non perché l’avessero finito. Proprio non l’avevano! Ad ogni modo, un progetto da seguire, si nota l’attenzione per il dettaglio e la passione con cui è stato concepito e curato. Merita l’acquisto, secondo me. La lettura fluisce che è un piacere. Un fumetto divertente, senz’altro adatto al grande pubblico senza essere banale. Certo, trae ispirazione da una certa cinematografia assai nota, ma senza per questo perdere di mordente, a mio parere. Sono curioso di vedere come procederà...
La sceneggiatura di questo primo episodio è firmata da Diego Cajelli mentre i disegni sono di Luca Genovese, due autori che non necessitano presentazioni dato che i rispettivi curricula parlano per loro.
L'albo mi ha fatto nel complesso una buona impressione. Trama semplice e lineare ma ben congegnata. Sceneggiatura molto efficace e dal ritmo vivace. Dinamico. Avevo apprezzato molto alcuni suoi lavori su Napoleone. Disegni belli e assai leggibili. Un segno fresco e non banale quello di Genovese. E mi ha lasciato la curiosità di leggerne ancora. Se per fumetto popolare si intende un fumetto accessibile a tutti per scrittura, segno, contenuti e prezzo, Long Wei è sulla buona strada, secondo me. La confezione “povera” dell’albo a me non dispiace affatto, né disturba. D’altronde costa solo 3 €!
Unica pecca: ho dovuto girare SETTE edicole per trovarlo… e non perché l’avessero finito. Proprio non l’avevano! Ad ogni modo, un progetto da seguire, si nota l’attenzione per il dettaglio e la passione con cui è stato concepito e curato. Merita l’acquisto, secondo me. La lettura fluisce che è un piacere. Un fumetto divertente, senz’altro adatto al grande pubblico senza essere banale. Certo, trae ispirazione da una certa cinematografia assai nota, ma senza per questo perdere di mordente, a mio parere. Sono curioso di vedere come procederà...
mercoledì 5 giugno 2013
Etna Comics 2013
E con un certo anticipo rispetto ai tempi è giunta la terza edizione di Etna Comics. La manifestazione, come da tradizione, si terrà presso il Complesso Fieristico Le Ciminiere di Catania; quest'anno, anziché in Settembre, si svolgerà nelle giornate dal 7 al 9 di Giugno.
Tunué, la casa editrice per cui ho pubblicato i miei principali lavori come saggista, soggettista e sceneggiatore, sarà presente a Etna Comics, in prima linea, come suo consueto stile con tutte le ultime novità e naturalmente anche con il catalogo completo.
Tra gli autori presenti allo stand ci sarò io assieme a Davide Garota, il disegnatore di Invito al massacro! Insomma, potrete approfittare della sua presenza alla fiera per avere un disegno con dedica personalizzata sulla vostra copia di Invito al massacro.
Infine, dando dimostrazione delle mie doti di ubiquità, mi manifesterò allo stand della Scuola del Fumetto con cui ho iniziato una bella collaborazione come ho avuto modo di raccontarvi. Insomma, ci vediamo a Etna Comics!

Tra gli autori presenti allo stand ci sarò io assieme a Davide Garota, il disegnatore di Invito al massacro! Insomma, potrete approfittare della sua presenza alla fiera per avere un disegno con dedica personalizzata sulla vostra copia di Invito al massacro.
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mercoledì 29 maggio 2013
Scuola del Fumetto a Catania
Dopo la bella esperienza dello scorso anno, presso la sede di Palermo della Scuola del Fumetto di Milano, nei prossimi due giorni tornerò a indossare le vesti di insegnante e relatore con un breve seminario di scrittura e sceneggiatura per la piccola sezione di Catania della Scuola, all'interno del Corso base di Fumetto che, da qualche tempo e per qualche mese ancora, sta introducendo gli allievi a muovere i primi passi nel dietro le quinte del mondo dei fumetti e apprenderne i primi elementari rudimenti.
Andrò animato dal mio entusiasmo: se una vera Scuola di Fumetto in Sicilia è qualcosa di fantastico, una sezione della medesima a Catania è galattico!
Quella di Palermo, infatti, attiva da circa nove anni (mentre la sezione catanese è aperta da Gennaio), è una struttura seria dove davvero si impara la professione del fumettista grazie all'apporto di insegnanti che allo stesso tempo sono autori che operano professionalmente nel settore (e non come certi sedicenti e fantomatici "fumettisti" amatoriali... che in cambio del denaro non hanno nulla da offrire se non le proprie magagne!). Non mi stancherò di ripeterlo: fate molta attenzione a non confondere le cose!
Quando avevo l'età dei ragazzi che incontrerò non esisteva nulla di simile da queste parti e bisognava davvero imparare tutto da soli e con gran dispendio di energie e tempo, col rischio di perdersi per strada o di finire nelle mani di squallidi profittatori.

Quella di Palermo, infatti, attiva da circa nove anni (mentre la sezione catanese è aperta da Gennaio), è una struttura seria dove davvero si impara la professione del fumettista grazie all'apporto di insegnanti che allo stesso tempo sono autori che operano professionalmente nel settore (e non come certi sedicenti e fantomatici "fumettisti" amatoriali... che in cambio del denaro non hanno nulla da offrire se non le proprie magagne!). Non mi stancherò di ripeterlo: fate molta attenzione a non confondere le cose!
Quando avevo l'età dei ragazzi che incontrerò non esisteva nulla di simile da queste parti e bisognava davvero imparare tutto da soli e con gran dispendio di energie e tempo, col rischio di perdersi per strada o di finire nelle mani di squallidi profittatori.
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lunedì 27 maggio 2013
Topolino 3000
A parte qualche uscita con dentro le storie del mio amico Sergio Badino, saranno passati qualcosa come 25 anni dall'ultima volta che sono entrato in edicola per chiedere Topolino!
Accidenti! E dire che una buona parte di quel che so sul fumetto ho iniziato a impararlo proprio su Topolino dove a mia insaputa lavoravano decine di autori italiani tra cui mi preme menzionare, uno per tutti, alla maniera dei tre moschettieri, il grande Carlo Chendi. Da qualche parte, nello scabuzzino, una sorta di replica del famigerato solaio di Pippo, ho ancora una scatola zeppa di vecchi fumetti Disney.... quasi quasi...
W Topolino!
martedì 21 maggio 2013
Salone Off 2013
Nella foto qui accanto mi vedete seduto vicino Khaled Fuad Allam durante l'incontro su Islam e integrazione tenutosi all'interno della rassegna Salone Off del recente Salone Internazionale del Libro di Torino.
Non si nota, ma fuori pioveva a dirotto (o anche a dirnove, per citare Groucho Marx!)
Come scrivevo l'altra volta, sono stato invitato come autore di Ti sto cercando, il romanzo a fumetti che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Luca Patané e uscito nel 2008 con Tunué.
Per chi non l'avesse ancora letto, il libro racconta le vicissitudini di Alì, un adolescente marocchino giunto clandestinamente in Italia sulle tracce del padre, immigrato irregolare di cui da diverso tempo non aveva notizie. Quando stesi soggetto e sceneggiatura di Ti sto cercando non avevo alcun intento pedagogico, ma solo tentare di raccontare una storia che fosse piacevole da leggere. Sono stati i lettori, nel tempo, lo testimonia il successo del libro (quasi esaurito), a individuare nella vicenda del giovane Alì qualcosa di emblematico circa la condizione dell'immigrato irregolare nel nostro disastrato paese.
Del resto, l'incontro forse è servito più a me per cercare di capire qualcosa di più sull'argomento, delle parole del professore Fuad Allam mi ha colpito il concetto quasi affettivo di "riconoscimento" dell'altro, senza cui non potrà mai esserci vera integrazione ma solo aspri conflitti sociali. E poi tutti i riferimenti al periodo islamico della storia mia terra, la Sicilia, come quello al poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis o alla Storia dei musulmani in Sicilia di Michele Amari, storico e orientalista siciliano.
Non si nota, ma fuori pioveva a dirotto (o anche a dirnove, per citare Groucho Marx!)
Come scrivevo l'altra volta, sono stato invitato come autore di Ti sto cercando, il romanzo a fumetti che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Luca Patané e uscito nel 2008 con Tunué.
Del resto, l'incontro forse è servito più a me per cercare di capire qualcosa di più sull'argomento, delle parole del professore Fuad Allam mi ha colpito il concetto quasi affettivo di "riconoscimento" dell'altro, senza cui non potrà mai esserci vera integrazione ma solo aspri conflitti sociali. E poi tutti i riferimenti al periodo islamico della storia mia terra, la Sicilia, come quello al poeta arabo-siciliano Ibn Hamdis o alla Storia dei musulmani in Sicilia di Michele Amari, storico e orientalista siciliano.
lunedì 13 maggio 2013
26° Salone Internazionale del libro
Il 26° Salone Internazionale del Libro di Torino quest'anno si svolgerà dal 16 al 20 Maggio sempre nella tradizionale sede del Lingotto.
Come ogni anno Tunué, la casa editrice che ha pubblicato i miei principali lavori, parteciperà e sarà presente (padiglione 2, stand N/83) dove avrete la possibilità, oltre quella di trovare i miei libri, anche di vedere e sfogliare l'intero catalogo.
Questo il programma della Tunué al Salone del Libro:
Marco D'Aponte presenta Il principio di Archimede (giovedì 16, ore 21:00, Salone Off, Terre d'Arte); Luigi Ricca e Giorgio Vasta presentano Il tempo materiale (venerdì 17, ore 19:00, Salone Off libreria Linea451); Giovanni Marchese interviene alla Tavola rotonda su Islam e integrazione (sabato 18, ore 18:00, Salone Off – Ex Cartiera, via Fossano 8); incontro con Stefano Intini (domenica 19, ore 15:30, Laboratorio autori).
Come ogni anno Tunué, la casa editrice che ha pubblicato i miei principali lavori, parteciperà e sarà presente (padiglione 2, stand N/83) dove avrete la possibilità, oltre quella di trovare i miei libri, anche di vedere e sfogliare l'intero catalogo.
Questo il programma della Tunué al Salone del Libro:
Marco D'Aponte presenta Il principio di Archimede (giovedì 16, ore 21:00, Salone Off, Terre d'Arte); Luigi Ricca e Giorgio Vasta presentano Il tempo materiale (venerdì 17, ore 19:00, Salone Off libreria Linea451); Giovanni Marchese interviene alla Tavola rotonda su Islam e integrazione (sabato 18, ore 18:00, Salone Off – Ex Cartiera, via Fossano 8); incontro con Stefano Intini (domenica 19, ore 15:30, Laboratorio autori).
Si, avete visto bene, come autore di Ti sto cercando sarò impegnato in veste di relatore a un incontro ufficiale del Salone, assieme a Khaled Fouad Allam e Besa Nuhi Mone.
Il primo, autore di Avere vent’anni a Tunisi
e al Cairo (Marsilio), è sociologo, giornalista e scrittore.
Nato in Algeria, oggi è cittadino italiano e insegna all’Università degli Studi di Trieste; la seconda, nata a Durazzo, si è laureata in
Albania in matematica e fisica. In seguito si è trasferita in Italia,
dove si è specializzata nella mediazione linguistico-culturale. Ha
pubblicato un Manuale matematico bilingue e suoi racconti sono
comparsi su varie antologie.
Quanto al sottoscritto, diciamo che cercherò di mettere in gioco il mio punto di vista di sceneggiatore di fumetti e di autore siciliano.
Quanto al sottoscritto, diciamo che cercherò di mettere in gioco il mio punto di vista di sceneggiatore di fumetti e di autore siciliano.
Non so quante altre volte sia capitato che al Salone Internazionale del Libro un autore di fumetti sia stato coinvolto in un dibattito di questo livello e, sia chiaro, non lo dico per tirarmela, ma davvero, sento addosso una certa responsabilità dato che dovrò rappresentare un po' tutta la categoria. Che i numi tutelari del fumetto siano con me!
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giovedì 9 maggio 2013
Nessun ricordo su Melog
Oggi, 9 Maggio 2013 alle ore 10, se potete, vi consiglio di seguire la puntata di Melog, la realtà condivisa, un programma ideato e condotto da Gianluca Nicoletti e in onda su Radio 24 dal lunedì al venerdi alle ore 10.00.
Il tema della puntata odierna sarà quello degli internati italiani nei lager e nei campi di rieducazione e lavoro nazisti.
Il sottoscritto parteciperà con un breve intervento di pochi minuti su Nessun ricordo, il romanzo a fumetti che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Luca G. Patané uscito nel 2009 con Tunué. QUI IL PODCAST della puntata.
Avrei in testa mille cose da dire su questo fumetto, nato dalla suggestione che esercitavano su di me i racconti dei reduci di guerra e dei prigionieri che mi capitava di ascoltare da piccolo, una fascinazione unita a una ricerca che ha dato vita al soggetto prima e alla sceneggiatura poi di questo romanzo a fumetti, in cui anche non ho mancato di infondere alcune tensioni sociali attuali come le cosiddette "morti bianche", i caduti sul lavoro dei giorni nostri.
Nessun ricordo e tutti i miei libri del catalogo Tunué sono disponibili anche in versione e-book. Fino al 12 Maggio saranno in promozione a soli 1,99€ cad. Lettori digitali, approfittatene!

Il sottoscritto parteciperà con un breve intervento di pochi minuti su Nessun ricordo, il romanzo a fumetti che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Luca G. Patané uscito nel 2009 con Tunué. QUI IL PODCAST della puntata.
Avrei in testa mille cose da dire su questo fumetto, nato dalla suggestione che esercitavano su di me i racconti dei reduci di guerra e dei prigionieri che mi capitava di ascoltare da piccolo, una fascinazione unita a una ricerca che ha dato vita al soggetto prima e alla sceneggiatura poi di questo romanzo a fumetti, in cui anche non ho mancato di infondere alcune tensioni sociali attuali come le cosiddette "morti bianche", i caduti sul lavoro dei giorni nostri.
Nessun ricordo e tutti i miei libri del catalogo Tunué sono disponibili anche in versione e-book. Fino al 12 Maggio saranno in promozione a soli 1,99€ cad. Lettori digitali, approfittatene!
lunedì 6 maggio 2013
E-book a fumetti
Vorrei che porgeste attenzione a due libri in particolare che mi hanno visto all'opera nelle vesti di soggettista e sceneggiatore, Invito al massacro, l'ultimo nato essendo uscito appena un anno fa, e Nessun ricordo, dato invece alle stampe nel 2009.
Il primo illustrato da Davide Garota, mentre il secondo da Luca G. Patanè.
Di Invito al massacro nell'ultimo anno è stato detto e scritto di tutto e di più. Essendo una storia che ha uno smaccato aggancio all'attualità e alle tensioni sociali che la attraversano, nonostante la crisi abbia notevolmente infiacchito le vendite di tutto il settore, è un libro che si muove con una certa disinvoltura, solo in virtù, in fondo, della propria forza, dato che di "santi in paradiso" non ne ho mai avuto.
Guardando ai miei romanzi a fumetti, Nessun ricordo è probabilmente la sceneggiatura più accurata e impegnativa che ho realizzato. Per tutta una serie di motivi. L'impostazione romanzesca, le ascendenze biografiche, il contesto storico dell'Italia degli anni '30, la complessa ma bilanciata struttura del racconto costruito con continui rimandi al passato e salti verso il presente. Il tema dell'emigrazione visto dall'ottica dei meridionali. Il rapporto tra vecchi e giovani in Sicilia. Il riferimento alle cosiddette "morti bianche", ovvero i caduti sul lavoro. L'uso del dialetto in alcune sequenze. Il tutto condito da una robusta dose di ironia e cinismo tutto isolano.
Vorrei credere che la pubblicazione in e-book possa servire a proporre Nessun ricordo a una platea più ampia, per quanto più passa il tempo e più mi viene da pensare che una larga fetta di lettori di fumetti sia "pigra". Conformista nelle scelte. Indifferente rispetto a opere che battono vie alternative (e qui non mi mi riferisco solo ai miei lavori). Ad ogni modo, c'è da dire che Nessun ricordo uscì in un'annata in cui dovette fare i conti con i grandi nomi del comicdom nostrano, tutti usciti quell'anno con libri belli e importanti. E ciò nonostante riuscì a arrivare a un passo dal Gran Guinigi 2009, come mi confidò uno dei giurati che spinse il libro verso il podio, finché glielo consentirono, ovvero alla terna finale.
(*) Tutti i miei libri del
catalogo Tunué sono disponibili in formato e-book! In offerta fino
al 12 Maggio a soli 1,99 €!
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fumetto
giovedì 2 maggio 2013
Triviale
In uscita in questi giorni, Triviale è un romanzo a fumetti scritto e sceneggiato da Gabriele Galanti e Angelo Orlando Meloni, illustrato da Massimo Modula e edito da VerbaVolant Edizioni.
Triviale racconta di una cittadina siciliana ammorbata dall’omertà e dominata da due famiglie mafiose rivali. Ma quando un killer/angelo vendicatore armato di balestra e dotato di una mira quasi soprannaturale si mette in caccia di boss, sgherri e picciotti, le regole non scritte della convivenza “incivile” con la mafia cominciano a scricchiolare.
Triviale è uno spaghetti-gangster dal ritmo incalzante nel quale bene e male si scambiano di posto più volte.
Triviale racconta di una cittadina siciliana ammorbata dall’omertà e dominata da due famiglie mafiose rivali. Ma quando un killer/angelo vendicatore armato di balestra e dotato di una mira quasi soprannaturale si mette in caccia di boss, sgherri e picciotti, le regole non scritte della convivenza “incivile” con la mafia cominciano a scricchiolare.
Triviale è uno spaghetti-gangster dal ritmo incalzante nel quale bene e male si scambiano di posto più volte.
Una fiaba splatter che ho avuto modo di supervisionare durante la lavorazione che ho seguito nell'inedita, per me, veste di editor. Un'esperienza che mi ha dato non poche soddisfazioni. Vedere un progetto crescere, maturare e diventare un libro grazie all'apporto fondamentale degli autori e al lavoro "oscuro" della redazione è un procedimento interessante da vivere per chi come me era stato solo dall'altra parte della barricata, quella dell'autore.
Il tour promozionale del libro inizierà quando presenteremo Triviale giorno 3 Maggio alle 18, presso la Feltrinelli Libri e Musica di via Etnea 285 a Catania.
Interverranno Gabriele Galanti, Angelo Orlando Meloni e Massimo Modula che realizzarà dal vivo dediche e disegni per i partecipanti.
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fumetto
lunedì 29 aprile 2013
Oceania Boulevard
Mi capita di rado, però di questo fumetto avrei tanto voluto essere io l'autore! Non lo conosco personalmente e credo che non ci sia complimento migliore che possa fare a Marco Galli. Che invidia!
Per quanto con Invito al massacro senta di aver quasi raggiunto un certo tipo di atmosfere weird e surreali cui aspiro per i miei lavori, il suo Oceania Boulevard possiede a mio modesto parere una magnifica compiutezza narrativa e strutturale, un'armonia tra segno e parole assai rara da incontrare. Non faccio recensioni, ma stendo impressioni, al solito.
La cosa che mi ha colpito è stato l'utilizzo, inverso a ciò che si è soliti vedere, delle cornici delle vignette e dei baloon. Al loro "ruolo" narrativo e logico. I contorni larghi e anneriti delle tavole fungono allo stesso tempo da contenitore del testo e da cornice delle vignette. La cosa genera un effetto stroboscopico nella percezione del racconto. Davvero sorprendente. Un escamotage sequenziale inusuale per quanto ne sappia, ma assai efficace. Anche se l'apparire di alcuni baloon bianchi mi ha lasciato da pensare. Vorrei rileggerlo alla prima occasione.
Tavole molto accurate nella composizione scenica e nella colorazione. Grande cura per i dettagli. E poi c'è la storia. Un noir schizofrenico e visionario. Un trip onirico e psichedelico con una carrellata di personaggi evocativi. E, cosa ancor più interessante, ambientato in un contesto ibrido riconducibile a altri mondi e dimensioni. Grande verve comunicativa e grande spazio alla fantasia. E all'inventiva. Inutile dire qualcosa sulla trama, rovinerei il piacere della lettura.
La mancanza di stile e della minima assunzione di un punto di vista degli autori sono la piaga che colpisce certe produzioni a fumetti italiane, ecco, Oceania Boulevard è l'esatto opposto. Un'opera manifesto. Narrativa grafica allo stato puro e leggibilissima. Fresca. Carica di energia. Leggetelo, ne vale la pena.
Per quanto con Invito al massacro senta di aver quasi raggiunto un certo tipo di atmosfere weird e surreali cui aspiro per i miei lavori, il suo Oceania Boulevard possiede a mio modesto parere una magnifica compiutezza narrativa e strutturale, un'armonia tra segno e parole assai rara da incontrare. Non faccio recensioni, ma stendo impressioni, al solito.
La cosa che mi ha colpito è stato l'utilizzo, inverso a ciò che si è soliti vedere, delle cornici delle vignette e dei baloon. Al loro "ruolo" narrativo e logico. I contorni larghi e anneriti delle tavole fungono allo stesso tempo da contenitore del testo e da cornice delle vignette. La cosa genera un effetto stroboscopico nella percezione del racconto. Davvero sorprendente. Un escamotage sequenziale inusuale per quanto ne sappia, ma assai efficace. Anche se l'apparire di alcuni baloon bianchi mi ha lasciato da pensare. Vorrei rileggerlo alla prima occasione.
Tavole molto accurate nella composizione scenica e nella colorazione. Grande cura per i dettagli. E poi c'è la storia. Un noir schizofrenico e visionario. Un trip onirico e psichedelico con una carrellata di personaggi evocativi. E, cosa ancor più interessante, ambientato in un contesto ibrido riconducibile a altri mondi e dimensioni. Grande verve comunicativa e grande spazio alla fantasia. E all'inventiva. Inutile dire qualcosa sulla trama, rovinerei il piacere della lettura.
La mancanza di stile e della minima assunzione di un punto di vista degli autori sono la piaga che colpisce certe produzioni a fumetti italiane, ecco, Oceania Boulevard è l'esatto opposto. Un'opera manifesto. Narrativa grafica allo stato puro e leggibilissima. Fresca. Carica di energia. Leggetelo, ne vale la pena.
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fumetto
lunedì 22 aprile 2013
Le montagne della follia
Da qualche settimana è uscito questo fumetto, un adattamento a cura di Ian Culbard, che ne ha realizzato sceneggiatura e disegni, del famoso racconto di H.P. Lovecraft intitolato Le montagne della follia.
L'ho preso sostanzialmente perché Lovecraft è tra i miei scrittori preferiti sin dall'adolescenza. La letteratura fantastica mi ha sempre affascinato. E però l'ho letto con grandissimo piacere fino alla fine poiché è un lavoro di pregevole fattura a prescindere. Cioè, qua il trucchetto di agganciare il fumetto a un evento di cronaca o a un best seller letterario per aumentare le vendite non c'entra nulla. Questo, signori, è un gran fumetto a prescindere!
L'opera di adattamento di Culbard a mio modo di vedere è molto apprezzabile poiché è riuscito a tradurre l'immaginario lovecraftiano con un linguaggio visivo adeguato allo spirito "weird" dell'originale racconto. Un segno il suo di matrice cartoonistica e affine alla linea chiara franco-belga, alla Hergé per intenderci o alla Edgar P. Jacobs. L'avventura misteriosa per eccellenza! Il tutto orchestrato con una padronanza del linguaggio sequenziale da far strabuzzare gli occhi dalle orbite. Una tensione oscura costruita con grande mestiere. L'impostazione strutturale delle tavole, l'uso dei colori, il montaggio alternato, tutto contribuisce a quel sense of wonder difficile da rintracciare nei fumetti oggigiorno. Un plauso insomma alla sempre benemerita Magic Press per averci proposto questo gioiellino dell'arte sequenziale. Leggetelo!
L'ho preso sostanzialmente perché Lovecraft è tra i miei scrittori preferiti sin dall'adolescenza. La letteratura fantastica mi ha sempre affascinato. E però l'ho letto con grandissimo piacere fino alla fine poiché è un lavoro di pregevole fattura a prescindere. Cioè, qua il trucchetto di agganciare il fumetto a un evento di cronaca o a un best seller letterario per aumentare le vendite non c'entra nulla. Questo, signori, è un gran fumetto a prescindere!
L'opera di adattamento di Culbard a mio modo di vedere è molto apprezzabile poiché è riuscito a tradurre l'immaginario lovecraftiano con un linguaggio visivo adeguato allo spirito "weird" dell'originale racconto. Un segno il suo di matrice cartoonistica e affine alla linea chiara franco-belga, alla Hergé per intenderci o alla Edgar P. Jacobs. L'avventura misteriosa per eccellenza! Il tutto orchestrato con una padronanza del linguaggio sequenziale da far strabuzzare gli occhi dalle orbite. Una tensione oscura costruita con grande mestiere. L'impostazione strutturale delle tavole, l'uso dei colori, il montaggio alternato, tutto contribuisce a quel sense of wonder difficile da rintracciare nei fumetti oggigiorno. Un plauso insomma alla sempre benemerita Magic Press per averci proposto questo gioiellino dell'arte sequenziale. Leggetelo!
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lunedì 15 aprile 2013
La disperazione della scimmia
La disperazione della scimmia, scritto e sceneggiato da Jean Philippe Peyraud e illustrato da Alfred è una storia magnifica, straordinaria, con dentro una guerra civile, una rivoluzione, una
traversata del deserto, un triangolo amoroso, l'odio, la morte, l'amore, una banda di terribili briganti e l'arte in
mille sfaccettature. E altre cose meravigliose. Una potenza! Una bomba narrativa a fumetti. Da leggere!
In un momento in cui il cosidetto fumetto d'autore, quello che va in libreria, spesso attraverso il "formato-specchietto per le allodole" del graphic novel, il romanzo a fumetti, si sente irresistibilmente attratto dal documento fino a ridursi a esibire l'etichetta "tratto da una storia vera". In una fase segnata dalla difficoltà di immaginare l'esistenza di un fumetto che non abbia il traino di qualcosa di esterno e di uno "spunto didattico-pedagogico" che funga da motore narrativo. In un tempo dove il fumetto d'avventura popolare in edicola si ostina a inseguire il cosiddetto "romanzo a fumetti" da libreria in questo annegare nella "realtà" e nel "documento" invece di provare a essere sé stesso fino in fondo.
Il mercato italiano è piccolo, dicono. C'è la crisi, dicono. Bisogna puntare sul sicuro, dicono. E gli autori vengono ridotti alla stregua di accattoni. Ad ogni buon conto, un plauso alla Tunué per aver portato dalla Francia questo piccolo grande capolavoro. Leggetelo!
In un momento in cui il cosidetto fumetto d'autore, quello che va in libreria, spesso attraverso il "formato-specchietto per le allodole" del graphic novel, il romanzo a fumetti, si sente irresistibilmente attratto dal documento fino a ridursi a esibire l'etichetta "tratto da una storia vera". In una fase segnata dalla difficoltà di immaginare l'esistenza di un fumetto che non abbia il traino di qualcosa di esterno e di uno "spunto didattico-pedagogico" che funga da motore narrativo. In un tempo dove il fumetto d'avventura popolare in edicola si ostina a inseguire il cosiddetto "romanzo a fumetti" da libreria in questo annegare nella "realtà" e nel "documento" invece di provare a essere sé stesso fino in fondo.
Il mercato italiano è piccolo, dicono. C'è la crisi, dicono. Bisogna puntare sul sicuro, dicono. E gli autori vengono ridotti alla stregua di accattoni. Ad ogni buon conto, un plauso alla Tunué per aver portato dalla Francia questo piccolo grande capolavoro. Leggetelo!
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martedì 2 aprile 2013
Come le strisce che lasciano gli aerei
Quando scrivo di un romanzo o di un fumetto, non compongo mai recensioni, ma stendo impressioni.
Si, penso che il segno sia l'attributo più originale dei lavori di Andrea Bruno. Qui è carico più che altrove di una potenza visionaria tale da non poterti lasciare indifferente. Accresciuta rispetto ai lavori precedenti in bianco e nero dalla presenza del colore. I colori che raccontano di luoghi e di persone. Un linguaggio grafico di grandissimo impatto.
Come le strisce che lasciano gli aerei è un lavoro che dal punto di vista visivo non puoi definire che mostruoso. Pazzesco. O comunque e sempre con termini estremi.
Tanto le immagini sono complesse, dense e intense, tanto i testi dell'esordiente Vasco Brondi, esordiente relativamente al fumetto, chiaro, sono scarni. Impalpabili. Ridotti all'osso e essenziali. Esili. Procedono per illuminazioni. Un contrasto che produce un effetto straniante. Struggente. E disturbante. Un gran bel fumetto, non c'è che dire. Tavole da guardare e scrutare nei dettagli. Dopo Brodo di niente e Sabato tregua, Andrea Bruno si conferma tra i migliori talenti del fumetto europeo contemporaneo. Schivo e riservato ma bravissimo. I francesi direbbero, chapeau!
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mercoledì 13 marzo 2013
Il mattino ha l'oro in bocca
Ultimamente mi riesce difficile aggiornare Nerdelite con la giusta frequenza, ma come ho scritto tempo fa proprio su queste pagine sto lavorando a un nuovo romanzo e il tempo non basta mai.
Tra letture e riletture, modifiche, riscritture, aggiunte, tagli e insomma tutte le fasi che il lavoro di scrittura comporta, al momento sono giunto pressappoco a metà stesura della prima bozza.
E no, non ho ancora cercato un editore.
Sto scrivendo esclusivamente mosso dall'onda dell'urgenza narrativa. E dal piacere di scrivere questa storia. Quando e se finirò il lavoro, quando il romanzo sarà finito, allora verrà il momento di trovare un editore. E che sia quello giusto.
Di cosa parla la storia? Di un uomo che ha perso la strada...
Tra letture e riletture, modifiche, riscritture, aggiunte, tagli e insomma tutte le fasi che il lavoro di scrittura comporta, al momento sono giunto pressappoco a metà stesura della prima bozza.
E no, non ho ancora cercato un editore.
Sto scrivendo esclusivamente mosso dall'onda dell'urgenza narrativa. E dal piacere di scrivere questa storia. Quando e se finirò il lavoro, quando il romanzo sarà finito, allora verrà il momento di trovare un editore. E che sia quello giusto.
Di cosa parla la storia? Di un uomo che ha perso la strada...
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lunedì 4 marzo 2013
Invito al massacro su Lospaziobianco

Inoltre per me è stata l'occasione di tornare a riflettere sul lavoro di scrittura che avevo fatto a suo tempo sui testi di Invito al massacro. Chi volesse può andare a leggere il pezzo qui, compreso il breve botta e risposta tra me e l'autore dell'articolo.
Scrivendo Invito al massacro ho applicato un modulo capovolto rispetto ad una certo modo di concepire la narrativa in generale e il fumetto in particolare, ovvero l'intimismo e la finalità etica/pedagogica/moralistica del narrare. Il messaggio positivo. L'insegnamento morale. Ma la narrativa e il romanzo non dovrebbero inanzitutto essere belle storie per un intrattenimento divertente, nel senso etimologico del termine?
Show, don't tell. Mostrare, non spiegare. Lasciando al lettore la libertà di cavare dal racconto le conclusioni che rispetto alla propria visione delle cose riterrà più coerente? Senza intromissioni dell'autore? Penso di si. E fu così che decisi di indossare i panni del narratore riluttante e degenere. Non volevo imporre nessuna sentenza. Implicare nessuna finalità etica a priori. Non volevo dimostrare niente. Volevo mostrare, quello si. E temo di esser riuscito anche troppo bene a mostrare lo spirito dei tempi.
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giovedì 28 febbraio 2013
Giuseppe Ferrandino
L'autore in questione è Giuseppe Ferrandino.
Non l'ho mai conosciuto di persona. Ma qui tengo a precisare che apprezzo molto la sua opera. Leggetelo, se vi riuscisse di trovare qualcosa di suo.
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lunedì 25 febbraio 2013
Walter Tevis
L'uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis (1963) per il sottoscritto è l'esempio di come ti possa capitare di scoprire per caso non solo un buon libro ma pure un autore dal notevole talento (e dalla vita emblematica di un certo modo di stare al mondo). Ma procediamo con ordine.
Il genere fantascientifico mi ha sempre attratto. Eppure questo libro lo notai per la prima volta solo pochi mesi fa in una libreria dove stava per tenersi una presentazione del mio fumetto Invito al massacro. Attendevo che ci fosse un numero sufficiente di persone e nell'attesa spulciavo i titoli sugli scaffali quando mi imbattei nella recente edizione Minimum Fax di L'uomo che cadde sulla Terra. Un tipo losco acquattato lì vicino mi disse che era molto bello. E aggiunse con tono mellifluo che era il caso che lo leggessi. Alla fine dell'incontro però del libro non c'era più traccia! Era rimasta una copia, disse la commessa mentre armeggiava con fare sinistro sotto il bancone, ma durante la presentazione qualcuno forse l'aveva comprata. Rinviai acquisto e lettura a data da destinarsi. Scoprii che Nicolas Roeg ne aveva tratto un film nel 1976 con David Bowie nel ruolo di protagonista. Poi non ci pensai più.
Passarono alcuni mesi finché, mentre setacciavo vecchie raccolte di Urania in uno scaffale di libri usati nel retrobottega di un negozio di fumetti, mi imbattei per caso in una copia del testo. Una vecchia edizione, una ristampa del 1976, quella che vedete nell'immagine. Tutto gualcito. Ingiallito. E impregnato della polvere del tempo. Fu come trovare un tesoro.
L'uomo che cadde sulla Terra è una testo struggente raccontato con una prosa semplice, misurata, senza fronzoli eppur dotata di una carica affabulatoria. Un libro insomma che si legge per la piacevolezza che procura e che a poco a poco ti coinvolge a tal punto da costringerti a guardare le cose con gli occhi alieni, assumere la visuale del protagonista e rimanere turbati per gli sviluppi drammatici del racconto. Gran bel libro. Quanto alla vita di Walter Tevis , anche quella è una storia che non può lasciare indifferenti. E viene da pensare quanto sbagli chi ritiene che il talento sia qualcosa di sufficiente a fare uno scrittore. Secondo me ci vuole anche un ambiente che ti confina nella sublimazione narrativa. Narrare insomma diviene un'uscita di sicurezza. Un modo per sopravvivere. E scrivere un'urgenza.
Il genere fantascientifico mi ha sempre attratto. Eppure questo libro lo notai per la prima volta solo pochi mesi fa in una libreria dove stava per tenersi una presentazione del mio fumetto Invito al massacro. Attendevo che ci fosse un numero sufficiente di persone e nell'attesa spulciavo i titoli sugli scaffali quando mi imbattei nella recente edizione Minimum Fax di L'uomo che cadde sulla Terra. Un tipo losco acquattato lì vicino mi disse che era molto bello. E aggiunse con tono mellifluo che era il caso che lo leggessi. Alla fine dell'incontro però del libro non c'era più traccia! Era rimasta una copia, disse la commessa mentre armeggiava con fare sinistro sotto il bancone, ma durante la presentazione qualcuno forse l'aveva comprata. Rinviai acquisto e lettura a data da destinarsi. Scoprii che Nicolas Roeg ne aveva tratto un film nel 1976 con David Bowie nel ruolo di protagonista. Poi non ci pensai più.
Passarono alcuni mesi finché, mentre setacciavo vecchie raccolte di Urania in uno scaffale di libri usati nel retrobottega di un negozio di fumetti, mi imbattei per caso in una copia del testo. Una vecchia edizione, una ristampa del 1976, quella che vedete nell'immagine. Tutto gualcito. Ingiallito. E impregnato della polvere del tempo. Fu come trovare un tesoro.
L'uomo che cadde sulla Terra è una testo struggente raccontato con una prosa semplice, misurata, senza fronzoli eppur dotata di una carica affabulatoria. Un libro insomma che si legge per la piacevolezza che procura e che a poco a poco ti coinvolge a tal punto da costringerti a guardare le cose con gli occhi alieni, assumere la visuale del protagonista e rimanere turbati per gli sviluppi drammatici del racconto. Gran bel libro. Quanto alla vita di Walter Tevis , anche quella è una storia che non può lasciare indifferenti. E viene da pensare quanto sbagli chi ritiene che il talento sia qualcosa di sufficiente a fare uno scrittore. Secondo me ci vuole anche un ambiente che ti confina nella sublimazione narrativa. Narrare insomma diviene un'uscita di sicurezza. Un modo per sopravvivere. E scrivere un'urgenza.
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letteratura
mercoledì 20 febbraio 2013
Milan - Barcellona 2-0
Il Barcellona è la squadra che ha espresso il miglior calcio del mondo negli ultimi anni. Pratica un possesso palla totale. Completo. Ossessivo. Vanta tra le sue fila di ottimi giocatori almeno due fuoriclasse di livello assoluto: Iniesta e Messi. E ha vinto diversi trofei in Spagna e all'estero.
Il Milan da sempre ha puntato sul bel gioco: è l'elite del calcio italiano. Una società dalla grande tradizione che sta ricostruendosi un'identità di squadra e di gioco dopo una stagione, quella precedente, finita nel peggiore dei modi, dalla rete valida e non convalidata di Muntari nel match contro i bianconeri di Torino e fino all'inizio disastroso dell'attuale torneo. Con nel mezzo una campagna cessioni che ha visto partire la vecchia guardia, l'ossatura della squadra che aveva conquistato vittorie su vittorie in Italia e all'estero. Ma come la Fenice che risorge dalle ceneri il Milan di Allegri questa sera ha dato una dimostrazione di grande solidità battendo il Barcellona osannato e apprezzato in tutto il mondo. Segno di una crescita costante del nuovo gruppo rossonero che El Shaarawy in testa da qualche mese esprime davvero un buon calcio. Essenziale. Pragmatico. Senza fronzoli. Ruvido nell'interdizione e letale in fase offensiva.
Quando Allegri doveva decidere come affrontare i blaugrana probabilmente avrà pensato che l'unico modo di opporsi al loro totale possesso palla era mettere in piedi un totale controllo degli spazi con tutti gli uomini. Abate-Zapata-Mexes-Constant, la liena difensiva di base, coperta dal trio di mediana Montolivo-Ambrosini-Muntari che alternava l'interdizione alla costruzione di verticalizzazioni offensive per gli incursori Boateng ed El Shaarawy. E la punta Pazzini. Pronti a colpire nelle crepe della linea difensiva e a pressare le ripartenze avversarie. Risultato: Abbiati inoperoso. La trama di gioco del Barcellona è diventata sterile. Impalpabile. Inconsistente.
La partita perfetta. Grande Allegri. Grandi i rossoneri scesi in campo. Compresi il giovane Niang (bravo nell'azione del due a zero) e Traoré, preciso a rintuzzare le ultime velleità blaugrana. Una lezione di calcio. Una serata di grande sport. Che goduria!
Il Milan da sempre ha puntato sul bel gioco: è l'elite del calcio italiano. Una società dalla grande tradizione che sta ricostruendosi un'identità di squadra e di gioco dopo una stagione, quella precedente, finita nel peggiore dei modi, dalla rete valida e non convalidata di Muntari nel match contro i bianconeri di Torino e fino all'inizio disastroso dell'attuale torneo. Con nel mezzo una campagna cessioni che ha visto partire la vecchia guardia, l'ossatura della squadra che aveva conquistato vittorie su vittorie in Italia e all'estero. Ma come la Fenice che risorge dalle ceneri il Milan di Allegri questa sera ha dato una dimostrazione di grande solidità battendo il Barcellona osannato e apprezzato in tutto il mondo. Segno di una crescita costante del nuovo gruppo rossonero che El Shaarawy in testa da qualche mese esprime davvero un buon calcio. Essenziale. Pragmatico. Senza fronzoli. Ruvido nell'interdizione e letale in fase offensiva.
Quando Allegri doveva decidere come affrontare i blaugrana probabilmente avrà pensato che l'unico modo di opporsi al loro totale possesso palla era mettere in piedi un totale controllo degli spazi con tutti gli uomini. Abate-Zapata-Mexes-Constant, la liena difensiva di base, coperta dal trio di mediana Montolivo-Ambrosini-Muntari che alternava l'interdizione alla costruzione di verticalizzazioni offensive per gli incursori Boateng ed El Shaarawy. E la punta Pazzini. Pronti a colpire nelle crepe della linea difensiva e a pressare le ripartenze avversarie. Risultato: Abbiati inoperoso. La trama di gioco del Barcellona è diventata sterile. Impalpabile. Inconsistente.
La partita perfetta. Grande Allegri. Grandi i rossoneri scesi in campo. Compresi il giovane Niang (bravo nell'azione del due a zero) e Traoré, preciso a rintuzzare le ultime velleità blaugrana. Una lezione di calcio. Una serata di grande sport. Che goduria!
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lunedì 18 febbraio 2013
Nuova Prosa 60-61

Fondata nel 1989, Greco&Greco Editori è una piccola e dinamica casa editrice la cui aspirazione è di dare "voce stampata" agli autori che, per ragioni varie, risultano non valorizzati dalla grandi case editrici.
Nuova Prosa è una rivista dove insieme ad autori inediti o meno noti si accompagnano anche alcuni tra
gli scrittori già noti al pubblico dei lettori. Oltre la sezione narrativa, che presenta di volta in volta una selezione di racconti, è presente anche una sezione saggistica incentrata su tematiche e soprattutto su autori
contemporanei. Nuova Prosa alterna inoltre uscite libere ad altre
monografiche organizzate intorno a un tema specifico.
Sul numero 60/61 in uscita in questi giorni è presente anche il mio racconto. Si intitola Fratelli per la pelle e ha come protagonisti due fratelli per l'appunto che vivono sotto lo stesso tetto e condividono una enorme e sconfinata collezione di fumetti, oltre al resto che non sto qui a svelare, finché un giorno busserà alla loro porta un commesso viaggiatore.
Chi fosse interessato potrà trovare Nuova Prosa 60-61 nelle librerie e, qualora la zona non fosse coperta dal distributore, in alternativa richiederla alla casa editrice.
Sul numero 60/61 in uscita in questi giorni è presente anche il mio racconto. Si intitola Fratelli per la pelle e ha come protagonisti due fratelli per l'appunto che vivono sotto lo stesso tetto e condividono una enorme e sconfinata collezione di fumetti, oltre al resto che non sto qui a svelare, finché un giorno busserà alla loro porta un commesso viaggiatore.
Chi fosse interessato potrà trovare Nuova Prosa 60-61 nelle librerie e, qualora la zona non fosse coperta dal distributore, in alternativa richiederla alla casa editrice.
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venerdì 15 febbraio 2013
Fumetti a cui rinunciare
Dan Clowes, 2000, David Boring legge The Yellow Streak |
Leggo fumetti dall'età di cinque anni e perciò mi è capitato molte volte di dover ridimensionare lo spazio a disposizione conservando una parte dei fumetti negli scatoloni in garage o in un ripostiglio oppure vendendoli.
La questione è come gestire l'operazione?
Mentre è più facile liberarsi di quei fumetti che hai preso e letto solo una volta per poi non tornarci più o che addirittura non hai nemmeno letto o finito di leggere per sopraggiunta noia, alla luce della mia esperienza difficilmente rinuncio ai fumetti cui sono solito tornare di tanto in tanto per rileggerli.
In genere è molto semplice rinunciare alle varie biografie di personaggi famosi deceduti in circostanze tragiche e/o esemplari, quelle ben poco documentate e prive di stile ma dense di retorica indignazione. E le riduzione di classici e best seller letterari, in genere molto meno interessanti degli originali. Così come è facile sbarazzarsi di quei fumetti realizzati in tutto o in parte da vip di varia estrazione e provenienza prestati al fumetto in maniera improvvisa e temporanea. E naturalmente infine di eventuali doppioni, se privi di interesse filologico.
A quel punto cosa rimane? Solo i fumetti che hanno davvero allietato e arricchito la nostra vita di appassionati fumettari. Quelli che vorremmo idealmente sempre a portata di mano e che compongono il nostro DNA di lettore.
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martedì 12 febbraio 2013
Nessuno è indispensabile
Quella testa di mucca non poteva lasciarmi indifferente. Ho preso il libro, letto la quarta... muble muble... vado a leggere l'attacco e mi viene voglia di continuare. Bene. Scrittura molto briosa, ricca di suggestioni. E gran bella storia, sopratutto. Un romanzo che si inizia a leggere ridendo, come fosse un film di Fantozzi a cui le atmosfere aziendali inevitabilmente rimandano. E poi invece. Si, dopo è una discesa agli inferi senza ritorno. Un viaggio sinistro e inquietante, ma un bel viaggio tutto sommato. Gran bel trip, direi. Trip. Appunto. Non a caso trip. E non aggiungo altro per non rovinare il finale a quanti lo volessero leggere.
Il libro racconta la storia di un giovane e modesto impiegato, un contabile dell'ufficio pianificazione di una tra le maggiori industrie lattiero-casearie italiane, in attesa dello scatto di carriera che possa proiettarlo verso il futuro. Ma le cose si complicano perché i suoi colleghi iniziano a suicidarsi. E le conseguenze saranno inappelabili. E allora il fragile equilibrio inizierà a scricchiolare. Si, il protagonista diviene come una cartina al tornasole dell'ambiente sociale e di un'epoca senza dogmi, la nostra, con i suoi personaggi e i suoi rituali. Fantastica infine la location del testo situata in un agro pontino alienato e metafisico. Carico di simboli. Negli ultimi tempi con gli scrittori italiani contemporanei mi trovo in sintonia.
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venerdì 8 febbraio 2013
Quando leggiamo, qualcuno pensa per noi
Quando
leggiamo, qualcun altro pensa per noi: noi ripetiamo solamente il suo
processo mentale. È come quando lo scolaro impara a scrivere ripassando
con la penna i tratti a matita del maestro. Dunque quando si legge ci è
sottratta la maggior parte dell’attività
di pensare. Da ciò deriva il sollievo palpabile quando smettiamo di
occuparci dei nostri pensieri e passiamo alla lettura. Durante la
lettura la nostra testa è proprio un’arena di pensieri sconosciuti. Ma
se togliamo questi pensieri, cosa rimane?
Quella del lettore non pensante è una categoria del pensiero che alberga nella testa anche di qualche esimio autore.
Un ricettore passivo della narrazione. Un non-elemento da non coinvolgere nel racconto: qualcuno è convinto che la gente si debba divertire solo stando a guardare e non rielaborando gli stimoli che il fumetto può esprimere. E con ciò intendo la specificità del linguaggio del fumetto come forza trainante e energia motrice del racconto. Non come mera zavorra, per intenderci.
Una questione importante da porsi, secondo me.
Il lettore ideale dovrebbe essere in una certa misura un lettore consapevole, credo. Anche se in fondo ognuno fa testo a sé: nella lettura, come nella vita, si è il prodotto di una quantità molteplice di elementi che hanno partecipato negli anni a imprimere l'unicità individuale. Qualunque essa sia. Ma bisogna imparare a difendersi da chi vorrebbe pensare al posto nostro.
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