
Leggendo il nuovo post di
Giorgio Trinchero su
Conversazioni sul fumetto - che vi consiglio di seguire perché a prescindere è sempre molto stimolante -, si approccia la strategia più efficace per
risolvere tutti i problemi del fumetto italiano, un testo che mi ha portato a rielaborare alcune riflessioni in merito su cui mi ero concentrato tempo fa, quando su Nerdelite scrissi qualcosa sulla
cosidetta "crisi" del fumetto italiano (cliccando sul tag "crisi" potrete rivedere i miei post dedicati).
Ad ogni modo,
condivido appieno la lucida ed ironica disamina di Trinchero, naturalmente.
Si, perché spesso si dibatte su cose che guardandole dalla giusta prospettiva non sono poi così complicate da comprendere.
Il fumetto in fondo è un'attività a rischio come tante altre. Non sta scritto da nessuna parte che debba ad ogni costo diventare la professione che consente di mantenersi o che lancerà sulla ribalta internazionale.
Tante sono le variabili in gioco.
Il punto di partenza secondo me è considerare che ci sono almeno due modi per fare fumetti, uno è quello dei
lavori su commissione (quindi pubblicare con Bonelli, Disney, Astorina, Marvel, DC, etc. etc.) e un altro quello dei
lavori liberi. Nel primo caso si viene
pagati a cottimo (cioè, un tot per ogni tavola scritta/disegnata). Nel secondo caso si ricevono
proventi dai diritti d'autore (le royalties). C'è chi si muove con disinvoltura su entrambi i fronti, certo. Naturalmente gli autori che lavorano solo su commissione come prestatori d'opera utilizzano personaggi altrui, spesso delle vere e proprie
icone del fumetto, personaggi noti e che stanno sul mercato editoriale da decenni con
alte tirature (es.
Tex,
Diabolik,
Dylan Dog,
Spiderman,
Batman...). Arrivare a lavorare in quell'ambito è molto difficile, sono necessarie abilità professionali di alto livello e la selezione è spietata.
Diversamente gli autori che pubblicano lavori liberi utilizzano personaggi propri, puntando esclusivamente sul proprio nome, inteso come
marchio d'autore, scommettendo sul proprio talento narrativo e grafico, cercando di costruirsi un proprio bacino di lettori (es. Davide Toffolo, Paolo Bacilieri, Gipi, Manuele Fior...), ma anche in questo caso la selezione è dura, e
sull'innesco del fenomeno di "successo" entrano in ballo
elementi imprevedibili.
In entrambi i casi può andare bene come male e non c'è una regola che vale sempre e comunque. Per cui, bisognerebbe prenderla con molta più leggerezza, cioè cercare di
focalizzare il proprio obiettivo e fare del proprio meglio per centrarlo. Se si riesce sarà fantastico, ma se poi le cose andassero male, pazienza, almeno si è provato. Ma
può starci anche che nonostante il valore del proprio lavoro non si riesca a emergere, a raggiungere i guadagni o i riconoscimenti sperati, e in ogni caso bisognerebbe accettare il puro e semplice
principio di realtà piuttosto che ipotizzare complotti, caste o prendersela col destino cinico e baro. (in alto disegno di Davide Toffolo da
I cinque allegri ragazzi morti).