Durante la scorsa
Lucca Comics tra i vari incontri che si sono svolti ce n'è stato uno che non è passato inosservato. Una tavola rotonda a cui partecipavano tra i maggiori fumettisti contemporanei di diversi paesi del mondo -
David Lloyd,
Craig Thompson,
Jiro Taniguchi,
Jeff Smith,
Barù e
Giacomo Monti. Mi ha colpito in particolare l'intervento di quest'ultimo. Sopratutto in rapporto ai precedenti.
Sul blog di smokyman (autore del filmato postato sopra presente su YouTube) è disponibile una trascrizione fedele delle sue parole. Quello che mi colpisce è la
sincerità disarmante di questo autore - non mi sorprende, no, poichè avendo letto e apprezzato i suoi fumetti sin dal primo numero di Canicola e avendolo conosciuto a
BilBolBul so che è
un autore che si mette "a nudo" come si dice - poichè, ammettiamolo, spesso nel mondo dei fumetti siamo abituati a veder misurare le parole e ci si muove con diplomazia per amore del quieto vivere e per rispetto dei colleghi.
Mentre gli altri autori parlavano con entusiasmo del loro lavoro nei fumetti, Monti invece esprimeva un certo rammarico per l'andazzo della scena culturale italiana, il disagio di un autore di talento che trova oggettive difficoltà a campare coi fumetti, ma non perchè il destino cinico e baro gli si è rivoltato contro, no, perchè rispetto ai colleghi di altre parti del mondo, che trovano invece nei loro paesi sostegni istituzionali, politiche culturali che li premiano, il contesto italiano non premia sempre il merito e può spingere paradossalmente gli autori più interessanti a smettere. Una constatazione di fatto che riflette i problemi dell'intera nazione.
Il talento di Monti viene riconosciuto, ma sono certo che i suoi libri non vendono più di qualche migliaio di copie.
La conclusione che se ne trae è questa: in Italia un fumettista può continuare a produrre mantenendo qualità e valore solo a patto che si applichi nel tempo libero, fuori dal lavoro che gli da da vivere.
Sono riflessioni che personalmente ho fatto mie molto molto tempo fa - diciamo quando dovevo decidere cosa fare da grande (ho una laurea e un master, ho sempre fatto altri lavori dedicandomi alla scrittura nel tempo che rimane) però
se per quanti si dedicano alla scrittura un impegno a tappe è auspicabile per dare tempo alla medesima di decantare, per quanti si dedicano al disegno per i fumetti la questione è molto diversa, escludendo chi produce poco per scelta è vitale per chi vorrebbe viverci non avendo in mano altre carte da giocare.
Il disegno dei fumetti è una maratona, non concede pause. E se fai un altro lavoro alla fine sei costretto a scegliere, o fai abbastanza denaro disegnando fumetti o è meglio smettere e dedicarsi alla professione. C'è chi riesce a fare altri lavori, a collaborare con editori italiani o esteri che producendo collane ad alta tiratura garantiscono paghe dignitose, vero. Ma non tutti gli autori hanno capacità o voglia di piegarsi alla produttività o per vari fattori non ci arrivano mai. Alla fine dei giochi il fatto che
Giacomo Monti smette è una perdita e un brutto segnale per il fumetto che perderà una voce originale e fuori dal coro. A proposito, che fine ha fatto
Gipi? :(