martedì 4 ottobre 2011

Gola profonda

Italo Svevo faceva in pratica il ragioniere. Charles Bukowski campava di espedienti, lavori pesanti, umili e sottopagati, corse di cavalli e scommesse. Jorge L. Borges lavorava presso una biblioteca. Franz Kafka lavorava per un istituto assicurativo. Tommaso Landolfi, appassionato di gioco d'azzardo, lavorava principalmente come traduttore. Primo Levi lavorava nel settore della chimica industriale. Raymond Carver nella sua vita svolse prevalentemente lavori pesanti: sono tutti grandissimi scrittori.
In ambito letterario il fatto che i libri nella stragrande maggioranza dei casi non consentono di campare a chi li scrive è un argomento assodato e di cui nessuno si scandalizza, tuttosommato. Nessuno può negare senza passare per imbecille che uno scrittore non possa essere un grande autore in funzione del fatto che si guadagna da vivere con lavori diversi dalla scrittura delle proprie opere.
Nel mondo del fumetto accade invece di sentire spesso il contrario. Come dire che solo i "best sellers" abbiano diritto di esistere. Non è il caso di prendersela, credo, è un mondo fatto così. E ora, musica!

4 commenti:

michele petrucci ha detto...

Verissimo. Dobbiamo sempre tenere presente che ogni lavoro creativo porta con se un'incertezza economica che durerà per lungo tempo… spesso per tutta la vita.

GiovanniMarchese ha detto...

Si, e sarei propenso ad una visione ancora più radicale e cioè che l'opera ha senso di per sè, a prescindere dalla posizione che occupa sul mercato, cioè dal suo valore economico in quanto merce. A volte si è talmente distratti dal considerare principalmente copie vendute e compensi che si perde di vista il valore intrinseco dell'opera. Considerare l'aspetto estetico e comunicativo dovrebbero rimanere le uniche coordinate per valutare il senso e l'importanza di un'opera. Tutto il resto sono chiacchiere da bottegai.

Trinchero ha detto...

ti dirò ancora di più, secondo me è abbastanza difficile fare grandi opere nel campo della narrativa senza aver vissuto vite diverse da quelle dello scrittore, fumettista, regista... di mestiere.

GiovanniMarchese ha detto...

Penso che per scrivere qualcosa in cui altre persone possano immedesimarsi è sempre complicato, sopratutto se vincolati dal mestiere, da scadenze ed esigenze economiche per cui viene meno il tempo di decantazione necessario e per forza di cose si spreme la fantasia. Poi certo, non bisogna generalizzare, ma quel che dici ha una sua verità. D'altronde anche gli esempi che ho citato lo confermano. Scrittori che portano testimonianze da altri mondi.