mercoledì 27 novembre 2013

Personaggi precari

Era da diverso tempo che volevo leggere i Personaggi precari di Vanni Santoni, ma l'originaria edizione del 2007 uscita per i tipi di RGB Edizioni era più introvabile delle leggendarie sette città d'oro. Adesso, dopo diverse traduzioni all'estero, il libro è tornato nuovamente reperibile grazie alla nuova edizione riveduta e ampliata pubblicata da Voland e allora finalmente ho potuto leggere questo testo che ho trovato assai singolare.
Non è un romanzo. Non è una raccolta di racconti. Men che meno una silloge di testi in versi (anche se potrebbe benissimo esserlo).
Una sorta di strano novellario di testi esili, spesso brevi come epigrafi e ancor più di rado corposi però senza mai superare la lunghezza di una pagina, ognuno rispondente al ritratto di un individuo, uomo o donna, colto attraverso una illuminazione, uno scorcio, un abbaglio, diretto e senza fronzoli, che ne mette in luce l'aspetto direi ancestrale, primordiale, dell'essere in oggetto.
Quel che viene fuori è una selva oscura di individui abietti, bruti e fragili, intransigenti e volgari, donne meschine e reiette, feline e volubili, una specie di bestiario contemporaneo tratteggiato attraverso un linguaggio fluido e scattante, concentrato e essenziale. Poetico. Un quadro espressionista a tinte multiformi dove il talvolta abusato tema della precarietà, della flessibilità, non viene qui declinato e tradotto da Vanni Santoni in termini solidali o sociali ma semmai antropologici e eminentemente letterari (e perciò più sinceri) fino a comporre un corpo polimorfo e sgusciante di pregevolissima fattura in cui per il lettore non è difficile imbattersi in volti conosciuti e facce già vedute altrove ma accese qui da una luce nuova e antica allo stesso tempo. Ogni testo un sussulto, ogni sussulto una rimembranza o un ricordo da passare al setaccio.

sabato 23 novembre 2013

Invito al massacro su Argo

Su Argo è uscita una recensione di Invito al massacro, il romanzo a fumetti che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Davide Garota e pubblicato lo scorso anno da Tunué.
Mi ha colpito molto questa cosa per parecchi motivi. Innanzitutto poiché, in genere, in Italia, i libri dopo un paio di mesi trascorsi dall'uscita vengono considerati "vecchi" e per tanto nessuno più osa occuparsene, tranne i temerari, dato che a tutti interessano solo le novità (o almeno così si ritiene).
I libri quindi, a meno di diventare dei best sellers, cadono nel dimenticatoio, tutti, anche i più belli, anche quelli che si vendono, scivolando in men che non si dica in un gorgo oscuro e mortifero. Una via di mezzo tra l'Inferno e il Limbo. Ma senza diavolesse a fargli da compagnia, né filosofi per chiacchierare. Insomma, una noia mortale.
La qual cosa tuttavia, siccome fa parte delle "regole del gioco" di questo "gioco al massacro" che purtroppo è diventata l'editoria, oramai ho imparato a accettarla; dopo ben quattro libri e passa alle spalle si impara a convivere con un sacco di demoni.
Sopratutto la recensione di Ersilia Rappazzo mi ha colpito perché è stata una delle poche se non l'unica a centrare appieno lo spirito del libro e a comporre delle riflessioni appropriate sul favoloso e faticoso lavorio di scrittura che c'è alla base di Invito al massacro, dato che nell'abito del fumetto d'autore e di respiro letterario paradossalmente non c'è adeguata considerazione per lo sceneggiatore e la scrittura rispetto ai disegni.
Da qualche tempo infine mi viene rivolta sempre la stessa domanda... quando uscirà un tuo nuovo fumetto? La mia risposta è sempre la stessa: ma se l'ultimo è uscito solo un anno fa?!
Non sono un autore di quantità. Ho bisogno di vivere per scrivere. Di sedimentare pensieri. Di immaginare quello che ancora non esiste. E di tempo. Un sacco di tempo per limare e affinare e rifinire. E non è nemmeno detto che vengan fuori ancora sceneggiature. Anzi. Come ho scritto tempo fa, sono al lavoro su un romanzo. E su diversi racconti. Per il momento di scrivere sceneggiature non ne avverto l'esigenza. In futuro, chissà. Fino a allora, ci saranno Ti sto cercandoNessun ricordo e Invito al massacro da leggere e ri-leggere. Ma anche Leggere Hugo Pratt e le altre cose che ho pubblicato sulle riviste letterarie (a proposito, se qualcuno volesse leggere i miei racconti ma non riesce a trovare le riviste basta chiedere e ne avrà copia digitale gratuita). Bene, arrivederci all'inverno del nostro scontento!



sabato 16 novembre 2013

Cosa vuoi fare da grande

Guido e Gianni sono due bambini fatti a modo loro e nella Scuola elementare Attilio Regolo di Milano a nessuno importa di questi due piccoli disadattati. In classe,  insicuri e privi di carisma, sedimentano la loro presenza all'ultimo banco e gli va pure bene. I gemelli Smargotti invece sono due geni del male. Degni eredi del Fantomas di Allain e Souvestre, sarebbero in grado di mettere a ferro e fuoco il mondo intero. E non è detto che forse un giorno ci riusciranno.
Magari il giorno più importante dell’anno scolastico, il giorno in cui l’anonimo istituto meneghino si prepara a celebrare Volkan Kursat Bayraktar, l'illustre e ricco inventore del Futurometro, la macchina destinata a cambiare il sistema dell’istruzione pubblica italiana e il destino degli scolari: gli adulti avrebbero deciso al posto loro, e per questo un giorno li avrebbero dovuti ringraziare. 
Nella vecchia palestra dell'Istituto è tutto pronto, i festoni appesi, il palco, mamme e autorità tirate a lucido, assieme alla solerte direttrice della scuola e al corpo docente. Un'agglomerato di mostri stipati dentro l'enorme salone, un manipolo di adulti dissennati e ben disposti a lavarsi le mani del futuro dei bambini con l'aiuto del Futurometro, la macchina che misura e descrive il futuro a dimensione di ogni bambino calpestando sogni e fantasie.  Ma c'è davvero da fidarsi di questi adulti?
Cosa vuoi fare da grande (Del Vecchio Editore) è un romanzo imprevedibile animato da una prosa pimpante e iperbolica opera di Ivan Baio e Angelo Orlando Meloni e in cui non è difficile rivivere i momenti più tristi ma anche quelli più felici della propria infanzia. Un racconto umoristico e caustico ma anche delicato e malinconico dove le emozioni sono raccontate con delicatezza e sincerità. 
Alla fine della lettura si rimane basiti di fronte allo scenario illustrato dalle parole degli autori, in relazione alla sua verosimiglianza e nonostante aleggi il buon profumo della cara vecchia fantascienza sociologica, di fronte alla domanda che non dovremmo mai smettere di porci non rimane che giungere però a una sola conclusione: mai fidarsi degli adulti...