giovedì 29 settembre 2011

Carnage tra Polanski e Hitchcock

Carnage, in francese "carneficina", è l'ultimo lavoro del regista polacco - naturalizzato francese - Roman Polanski.



Regista solido e visionario, autore di pellicole cinematografiche di rara bellezza, tra cui alcuni autentici capolavori, Polanski non ha mai mancato durante la propria carriera di ispirarsi all'opera di Alfred Hitchcock.
A questo proposito Carnage mi ha riportato alla mente un altro film del maestro della suspence, un'opera in particolare con cui il film di Roman Polanski possiede diverse affinità etiche ed estetiche: Rope (un capolavoro del cinema noto come Nodo alla gola).



Film nati entrambi da pezzi teatrali, girati quasi interamente all'interno di una stanza - magistrali i piani sequenza di Hitchcock - in cui monta una tensione crescente e ritmata e dove emerge un quadro della specie umana fosco e singolare. Polanski, in questo caso, ci mette un pizzico di ironia in più rispetto al film del regista inglese, ma anche l'ironia è stata una componente essenziale nella scrittura di Hitchcock.

mercoledì 28 settembre 2011

Fellini e Manara

Fellini e Manara tra mistero, esoterismo ed erotismo, pubblicato da Navarra Editore di Palermo, è un saggio della giornalista Laura Maggiore. Il libro racconta l'intenso dialogo tra cinema e fumetto e offre originali testimonianze su un grande regista-disegnatore e un grande fumettista amante del cinema.
Federico Fellini infatti collaborò con Milo Manara e tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta l'inedita coppia mandò alle stampe due storie a fumetti, Viaggio a Tulum e Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet.
Il saggio ricostruisce la storia di questa collaborazione, rivelando il Fellini disegnatore professionista - prima di entrare nel mondo del cinema - e appassionato cultore di fumetto da sempre, nonché l'origine dei due soggetti che furono alla base delle sceneggiature dei fumetti illustrati da Manara, una ascendenza che conduce a due progetti di film che il regista non riuscì a realizzare, una vicenda misteriosa di cui Laura Maggiore ripercorre le tappe.


Tutto ciò per dire che in veste di relatore presenterò Fellini e Manara tra mistero, esoterismo ed erotismo con l'autrice. L'incontro si terrà mercoledì 28 Settembre, alle ore 18, presso la libreria Feltrinelli di Catania. Assieme al sottoscritto interverrà Giulia Iannello, critica cinematografica ed esperta felliniana.


lunedì 26 settembre 2011

Sergio Bonelli

Come un fulmine a ciel sereno giunge adesso la notizia della morte di Sergio Bonelli. Ha scritto e creato personaggi come Zagor e Mister No, sceneggiando anche numerosi Tex (creato dal padre Gianluigi). Ha retto il timone della casa editrice milanese negli ultimi decenni dando modo a personaggi innovativi come Ken Parker e Dylan Dog di raggiungere il grande pubblico.
Non sarò ipocrita da affermare di essere cresciuto come autore coi suoi fumetti, ma di certo ne ho letti davvero parecchi per qualche anno, prima di smettere attirato da scritture e segni più affini alla mia sensibilità, e anche per una questione generazionale i miei riferimenti sono stati altri e diversi. Però non mi lascia indifferente la scomparsa di un personaggio così importante per la storia del fumetto italiano. Uno sceneggiatore assai capace e un editore dal profilo professionale impeccabile. E un vero signore.
Lo conobbi personalmente nel 2008, durante la Mostra Internazionale dei Cartoonist di Rapallo. Precedentemente c'era stato tra di noi un breve scambio epistolare - si, perchè Sergio Bonelli si ostinava, da uomo d'altri tempi, a scrivere lettere di carta anzichè e-mail. Poichè aveva parlato sulla posta di Tex del mio saggio Leggere Hugo Pratt - una lunga amicizia aveva legato infatti il maestro di Malamocco all'editore milanese - gli avevo scritto per ringraziarlo. Sergio Bonelli mi rispose con una lettera breve, ma assai cordiale, allegandomi per altro tre copie del Tex in questione in cui aveva segnalato il mio saggio. Quando perciò lo incontrai a Rapallo - al ristorante U giancu, per la precisione - mi avvicinai vincendo l'imbarazzo che di solito provo ogni volta che incrocio un "grande nome" alle fiere di fumetto - e mi presentai ricordandogli il nostro breve scambio epistolare. Sergio Bonelli mi sorrise stringendomi la mano, da gentiluomo d'altri tempi. Ecco, la sua scomparsa lascerà un vuoto di stile, segnerà un punto di non ritorno. Mi chiedo se qualcosa cambierà nel mondo del fumetto popolare da edicola.

sabato 24 settembre 2011

Carlos Sampayo

Si, al solito, da bambino ho imparato a leggere sui fumetti di Topolino e Paperino, appassionandomi anche alle avventure tragicomiche di quel povero diavolo di Geppo. I supereroi come Spiderman e Batman vennero subito dopo, precedendo personaggi dell'avventura tradizionale come Ken Parker, Mister No e quindi Dylan Dog. Tuttavia il mio primo trip a fumetti, come ho già avuto modo di raccontare, è stato intorno ai quindici anni con Mort Cinder di Oesterheld e Breccia. Vi furono poi altri trip memorabili, la linea Vertigo (con lo Shade di Milligan e Bachalo su tutti) e i fumetti di Hugo Pratt. La scoperta di autori come Pazienza, Giardino, Bacilieri e Gipi. Ma un grandissimo trip è stato leggere Alack Sinner di Carlos Sampayo e José Munoz.
A partire da Oesterheld mi hanno sempre intrigato gli sceneggiatori argentini, penso anche alla magnifica scrittura di Carlos Trillo, per esempio. Hanno una caratteristica che li rende per me interessanti: scrivono storie dove le cose sono come sono e non come dovrebbero essere. Prendiamo Carlos Sampayo per esempio. La sua scrittura ha un'etica e un'estetica assai precise. Un'adesione alla realtà che è raro trovare nei fumetti anche oggigiorno - le prime storie di Alack Sinner sono uscite nella prima metà degli anni settanta. L'estetica dell'adesione al reale si spinge tanto che sembrano scritte senza sceneggiatura, cioè nella vita non c'è sempre una fine, men che meno un lieto fine. Non sono i buoni che vincono sempre contro i cattivi. Non ci sono eroi. Non sempre tutto torna. Non c'è buonismo. Non vige il politicamente corretto.
Ad ogni modo, per chi volesse approfondire la conoscenza di Carlos Sampayo - e della sceneggiatura, della scrittura per il fumetto - qualche annetto fa il benemerito Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona ha prodotto Frammenti, un libro (la cui copertina è là sopra...) molto interessante, con un'intervista a Carlos Sampayo e un mucchio di tavole con accanto la sceneggiatura. Utile, davvero.

mercoledì 21 settembre 2011

Segura e Bernet: Kraken

La pioggia fuori la finestra di una sera d'autunno è l'occasione per ri-leggere un classico del fumetto, il KRAKEN sceneggiato da Antonio Segura e illustrato da Jordi Bernet.

Originariamente pubblicate in Spagna, all'inizio degli anni '80, le storie si svolgono a Metropol, una grande città cinica e disperata dove regnano il crimine e la corruzione. Protagonista è il rude e malinconico Tenente Dante, uomo dal passato oscuro al comando di una pattuglia anticrimine del G.A.S, Gruppo di Azione Sotterranea. Si, perchè l'azione si svolge prevalentemente nell'enorme mondo suburbano delle fogne di Metropol, un labirinto di tunnel, anfratti e canali dove vanno a rintanarsi i criminali e la feccia della città e tra i cui meandri si annida il Kraken, una bestia antropofaga terribile e immonda, degna dei peggiori incubi di H.P. Lovecraft.
Il fumetto si compone di una serie di episodi, che vanno a comporre un arco narrativo completo, in cui il protagonista mentre affronta criminali di ogni sorta dà la caccia al Kraken, creatura mostruosa per alcuni, leggenda metropolitana per altri. I disegni di Bernet sono semplicemente straordinari. Intensi, espressivi e dinamici, delineano un'atmosfera oscura e opprimente. La scrittura di Segura si segnala per la cura dei dialoghi e l'abile caratterizzazione dei personaggi, dal protagonista ai comprimari, un vasto campionario di sfumature della razza umana. Una lettura che ti emoziona e ti lascia col fiato sospeso.
Oggi, a distanza di circa venti anni dalla pubblicazione, mi viene da pensare che il politicamente corretto e il buonismo imperante nei fumetti stiano uccidendo l'avventura e la fantasia. La possibilità di scrivere e disegnare e pubblicare, sopratutto, fumetti così. (nell'immagine in alto la recente ristampa integrale ad opera della 001 Edizioni).

lunedì 19 settembre 2011

Hugo Pratt, i luoghi dell'avventura

Nell'autunno del 2006 usciva per la Tunuè il mio saggio Leggere Hugo Pratt. L'autore di Corto Maltese tra fumetto e letteratura.

Il mio interesse per i fumetti del "maestro di Malamocco" risale naturalmente a parecchio tempo prima, anche se la scrittura di questo libro mi ha inevitabilmente condotto ad approfondire l'intera produzione prattiana - non solo quella a fumetti quindi, ma anche quella letteraria - a conoscere approfonditamente la vita e le opere di Hugo Pratt, a rileggere le sue storie con maggiore consapevolezza, ad osservare le sue illustrazioni, i suoi disegni e le sue strisce con occhio diverso rispetto allo sguardo del semplice lettore appassionato. A ricucire collegamenti con la vasta cultura letteraria del creatore di Corto Maltese.


Proprio in questi giorni è stata inaugurata a Scicli, in provincia di Ragusa, la mostra Hugo Pratt - I luoghi dell'avventura. Il paese siciliano, noto anche per far parte delle location della serie televisiva del Commissario Montalbano, fa parte del distretto del barocco patrimonio dell'Unesco. La mostra, proveniente direttamente da Parigi, rimarrà aperta fino al 16 Ottobre. Insomma, andate a vederla e non avrete a pentirvene di sicuro.

mercoledì 14 settembre 2011

Ranxerox, il coatto

Coatto, come parola del dialetto romanesco, indica un individuo, un giovane in particolare, dai comportamenti considerati sopra le righe, arroganti, non in linea coi dettami del galateo, volgari, e con un abbigliamento stravagante. Il termine non implica per forza una connotazione negativa, anche se la condotta trasgressiva del coatto e il suo stile di vita disinvolto si collocano al limite delle regole.

Coatto è anche un aggettivo della lingua italiana e significa obbligato, imposto con la forza da parte di un'autorità.

In queste ore mi viene da pensare a Ranxerox, il coatto.
Scritto da Stefano Tamburini e illustrato da Tanino Liberatore, due geniali autori del fumetto italiano, Ranxerox apparve sul finire degli anni '70 per diventare nel volgere di pochi anni una vera icona.

Alle sue storie collaborarono anche Andrea Pazienza e Alain Chabat.
Ranxerox è una creatura artificiale, un robot dalle sembianze umane costruito a partire dai pezzi di una fotocopiatrice. Feroce. Violento. Dotato di una forza fisica sovraumana. Un coatto sintetico.
Ranxerox vive a Roma, nel futuro, una città sregolata e canaglia, brulicante di umori e corruzione. Emblematica.
Ranxerox è costretto da un bug dei suoi circuiti elettronici che controllano le emozioni sintetiche ad amare Lubna, una tossica ninfetta, finendo per trovarsi invischiato in vicende turpi e sincopate e dimostrandosi più umano degli umani.
Il personaggio, che negli anni ebbe un successo internazionale di critica e di lettori, tanto da essere tradotto e pubblicato in diverse nazioni estere, all'inizio si chiamava Rank Xerox, come la nota marca di fotocopiatrici, poi la medesima intimò le vie legali poichè non avrebbe voluto associare il proprio nome ad un personaggio «le cui imprese sono un concentrato di violenza, oscenità e turpiloquio». Tamburini modificò leggermente il nome, quanto bastava, ecco, per evitare problemi. Gran bel fumetto, lettura imprescindibile per ogni appassionato che si rispetti.


lunedì 12 settembre 2011

Manly Wade Wellman

ll cervello è un organo misterioso. Poco tempo fa ho letto l'ultimo volume di Hellboy, L'uomo deforme e altre storie, di cui ho anche scritto qui la settimana passata. Il racconto principale, L'uomo deforme, illustrato dal maestro Richard Corben, è un fumetto davvero gagliardo sceneggiato da Mike Mignola, creatore di Hellboy.
Nella post-fazione al volume compare un saggio breve dedicato a Manly Wade Wellman, uno scrittore di cui non ho mai sentito parlare e alla cui opera Mignola si è ispirato per la stesura del soggetto de L'uomo deforme (per la cronaca: il diavolo in persona).
Wellman è un autentico autore di culto della narrativa americana, invece in Italia non è famoso, non quanto H.P Lovecraft, per esempio. Nato nel 1903 e scomparso nel 1986, Wellman è stato uno scrittore assai prolifico durante la mitica stagione delle pulp magazines, ma anche oltre, e con una cospicua produzione narrativa di pregio che spazia dal fantastico all'orrore, dal fantasy al poliziesco e ad altri generi. Memorabili sopratutto le opere abientate nella regione dei monti Appalachi in cui l'autore dona risalto alle leggende e al folklore locali componendo racconti del brivido particolarmente efficaci. Diciamo che a differenza di Lovecraft, che crea una mitologia tutta sua, Wellman attinge invece ad una tradizione esistente. All'attivo di Wellman anche diverse collaborazioni nel mondo del fumetto come sceneggiatore, tra cui al The Spirit di Will Eisner. Insomma, ai miei occhi aveva tutte le carte in regola per incuriosirmi, peccato non avere nulla sottomano da leggere.
Passano alcuni giorni, poi qualche sera fa, mentre cerco qualcosa da leggere prima di andare a dormire, magari un racconto, mi viene in mente Orrori e incubi, una vecchia antologia regalatami nel 1998 in occasione di un compleanno e mai più toccata da allora, dove c'è un racconto di Stephen King - La notte della tigre . Ottima occasione per rileggerlo, penso. Sfilo il volume da sotto una pila di libri e sfogliando l'indice scopro che contiene un racconto di Manly Wade Wellman! Clamoroso. Non serbavo alcuna nozione di ciò. Non ricordo proprio nulla. Eppure pochi giorni dopo aver letto il fumetto di Hellboy, inconsciamente mi ritrovo tra le mani il libro col racconto di Wellman senza che ne sapessi nulla. Si intitola Chastel, l'ho letto, ed è una gustosa storia di vampiri che si collega al folklore degli Appalachi. Il cervello lavora senza che ne abbiamo coscienza. Stabilisce collegamenti inconsci. Una macchina misteriosa, davvero...

giovedì 8 settembre 2011

Etna Comics 2011

Per la prima volta in Sicilia si svolgerà una fiera del fumetto di respiro nazionale!
La notizia non passa inosservata, infatti non si sono mai svolti eventi simili a sud della Campania e del prestigioso Napoli Comicon, fatta eccezione per alcune manifestazioni di carattere locale o comunque di breve durata.
Etna Comics si svolgerà a Catania dal 9 all'11 Settembre presso il complesso fieristico Le Ciminiere, vicino al centro città e a pochi minuti dalla stazione FS, secondo programma.
In giro si avverte molta attesa e curiosità, gli appassionati di fumetti non mancano certo e il desiderio di tutti credo sia quello di vedere finalmente una bella fiera di fumetti vicino casa, dopo decenni di viaggi verso nord per raggiungere la tradizionale Lucca Comics o la più recente e innovativa Bil Bol Bul di Bologna, giusto per citare le più note. Le aspettative sono perciò elevate.
Tunuè, la dinamica casa editrice per cui ho pubblicato i miei principali lavori come saggista, soggettista e sceneggiatore, sarà presente a Etna Comics, in prima linea, come suo consueto stile. La troverere agli stand B 02 - A 28 al piano terra, dove potrete incontrare anche il sottoscritto.

martedì 6 settembre 2011

Tre fumetti misteriosi




Nell'ultimo periodo alcune letture attendevano quale più quale meno di essere visitate. Attesa ampiamente ripagata in tutti e tre i casi.

Iniziamo da Pachiderma del fumettista svizzero Frederick Peeters: disegni armoniosi, intensi senza essere sopra le righe, eleganti in una parola, e in assoluta sintonia con la sceneggiatura, un racconto ambientato nella placida Svizzera del 1951 denso di mistero, in bilico tra realtà e aldilà, molto suggestivo e coinvolgente. Ottima la cura editoriale della Bao.

Poi c'è stato Fog dei francesi Roger Seiter (testi) e Cyril Bonin (disegni), in particolare il secondo volume dell'edizione italiana del fumetto che racchiude i capitoli tre e quattro (sugli otto complessivi), continuazione del precedente tomo che raccoglieva i primi due. Racconti in divenire dunque ma leggibili a sé stanti quelli proposti in questo volume, illustrati con un segno sintetico e ricco allo stesso tempo, originale e seducente. Intrigante la sceneggiatura che trasporta il lettore nell'epoca vittoriana e nel cuore di vicende oscure e misteriose. Veste editoriale essenziale quella della 001 Edizioni, ma utile ed efficace per propinare al pubblico italiano questo tipo di produzioni francesi.

Dulcis in fundo il mitico Hellboy, protagonista del delizioso L'uomo deforme e altre storie, un'antologia di racconti misteriosi in cui prosegue la saga del demone creato dall'italo-americano Mike Mignola. Ai testi il creatore del personaggio, sempre più a suo agio con la sceneggiatura, coadiuvato qui in un breve episodio da Joshua Dysart, mentre ai disegni si alterna con il grandissimo Richard Corben - illustratore del raccconto lungo che da il titolo al volume - e quindi con Jason Alexander e Duncan Fegredo. Hellboy è come il vino buono, invecchiando migliora. Sempre all'altezza della situazione la cura redazionale della Magic Press.

Se amate i fumetti e le atmosfere misteriose, leggeteli... non avrete a pentirvene.

venerdì 2 settembre 2011

Ingredienti per un bel fumetto

Nell'ultimo mese, com'è evidente, mi sono preso una vacanza dal blog, una mezza vacanza a dire il vero poichè ho programmato per l'intero mese di agosto una serie di omaggi a vari fumetti classici, ma più precisamente a due filoni molto importanti del fumetto, la strip umoristica e la strip avventurosa (più un sentito omaggio per l'improvvisa dipartita del compianto Francisco Solano Lopez, l'illustratore de L'Eternauta di H.G. Oesterheld).
La strip, o striscia che dir si voglia, è un formato classico del fumetto e qui non vorrei dilungarmi in acute e sottili osservazioni circa le specificità del suo linguaggio, ma vorrei solo soffermarmi su alcuni aspetti che tornano bene nel fumetto in generale.
Grandiosa sintesi nel segno legata ad una densa efficacia di significato nel racconto. Linea espressiva e sontuosa per storie intense che fanno sognare a occhi aperti.
Sintesi, densità, espressività e carica visionaria: ecco alcuni tra gli ingredienti che a mio modesto parere non devono mancare in un bel fumetto.

(la bella vignetta al centro è opera di Davide Garota, proviene da una tavola tratta da Invito al massacro, il nostro fumetto in lavorazione. Sono molto entusiasta del suo lavoro! )