sabato 21 giugno 2014

La quarta persona più importante

Qui su Nerdelite ho già avuto modo di scrivere a proposito dello scrittore Francesco Franceschini, quando raccoglievo le mie impressioni circa il suo romanzo d'esordio intitolato Apocalisse in pantofole. E adesso ritorno a scrivere qualcosa sull'autore di Narni dopo aver letto La quarta persona più importante, il suo secondo romanzo uscito sempre per la dinamica Verba Volant Edizioni di Siracusa, una piccola casa editrice indipendente che occupa ormai uno spazio importante nel settore. A dirla tutta, il libro faceva parte del malloppo di volumi, presi a Roma durante la scorsa edizione di Più Libri Più Liberi, e di cui ho già scritto qui, solo che tra una cosa e l'altra, naturalmente, c'è voluto il tempo che serviva per leggerli e gustarli tutti. Ma diamo un taglio a questo preambolo per passare al romanzo di Franceschini. Rispetto al lavoro precedente La quarta persona più importante è un testo più denso, più maturo e con una lingua strutturata e elaborata. Espressiva e sciolta.
Protagonista del romanzo è Mirka, una ragazzina da poco rimasta orfana dei genitori. Mirka fugge lontano dai nonni, indifferenti rispetto alle emozioni e ai sentimenti della nipote, per intraprendere un viaggio on the road assieme allo zio Ludovico, un immaturo dall'indole bizzarra. Il viaggio diventa una fuga alimentata dal desiderio informe di vivere libera dalle costrizioni degli adulti e dal dolore per la perdita dei genitori, però la possibilità di immaginare e costruire un'altra vita sembra galleggiare in un mare di incertezze e timori e appare priva di una strategia e di obiettivi precisi anche quando le cose volgeranno al meglio.
Con La quarta persona più importante le tematiche che Franceschini sviluppa si fanno stratificate e complesse sfociando in visioni cupe e ambigue che gettano sul finale una luce sinistra e spettrale.
Nel complesso si tratta davvero di un buon lavoro, una lettura che non lascerà delusi i lettori, per altro incoronata da un titolo tra i più felici che mi sia capitato di incontrare negli ultimi anni. 
Nota di merito infine per la magnifica illustrazione di copertina, opera di un Alessandro Di Sorbo sempre originale e sorprendente.