mercoledì 30 marzo 2011

Raccontare storie tra John Fante e Will Eisner

Negli ultimi anni per università, scuole e associazioni ho curato diversi laboratori di scrittura per la narrativa e il fumetto. La domanda che più di frequente mi è stata rivolta riguardava sempre l'invenzione del racconto, l'ispirazione o in poche parole: da dove vengono le storie?
Alla luce delle mie esperienze, delle mie letture, ho sempre pensato che una componente centrale nel raccontare storie era la fantasia, la capacità di immaginare. Costruirsi una propria scrittura è un passo decisivo, nel tempo però sono sempre più incline a credere che molto se non tutto dipende anche dall'abilità di guardare, ascoltare e saper osservare e sentire quel che ci circonda poichè le storie sono proprio sotto i nostri occhi, ma bisogna imparare a vederle e a scegliere quelle che vale la pena di raccontare poichè le storie sono tante come le persone, anzi di più.

Storie: chi scrive deve essere bravo a trovarle, ascoltarle, imparare a riconoscerle. Tutto sta qui.
Avete mai provato a trascorrere una serata attorno ad una tavola a ricucire storie di famiglia? Se non vi è mai capitato non sapete cosa vi siete persi. Per chi volesse curiosare su queste cose consiglio la lettura dei romanzi e dei racconti di John Fante, immenso scrittore italo-americano, la cui opera è stata pure raccolta in un bel Meridiano - un autore che personalmente adoro per come attraverso la scrittura ha saputo rendere le vicissitudini familiari una straordinaria e universale materia narrativa.

Non saprei dire se nel fumetto esiste qualcosa di simile, al momento mi viene in mente solo il grande Will Eisner, a cominciare dal suo Affari di famiglia.

domenica 27 marzo 2011

Leo Ortolani, intervista (seconda parte)

Nei giorni precedenti avevo annunciato che la giornata speciale della prossima edizione del corso di scrittura e sceneggiatura per il fumetto e l'animazione che curo con Luana Vergari per la Scuola di editoria per il fumetto e la traduzione di Bologna sarà condotta da Leo Ortolani, creatore di Rat-Man.
Il sottoscritto e Luana Vergari hanno intervistato l'autore, in concomitanza col lancio promozionale del corso - le cui iscrizioni sono ancora aperte, a proposito di scrittura per il fumetto e l'animazione:

LV: Vorrei chiederti in che rapporto sono idea e narrazione rispetto al mezzo quando pensi una storia di Rat-Man. In particolare, come cambia la storia, il ritmo e la narrazione nel fumetto, nel cartoon oppure nell’operazione Avarat (j’adore ratman 3D!)…
LO: Eh? Ci sono quelle cose lì, dentro quello che faccio? Un po’ come nello yogurt ci sono i fermenti lattici vivi, solo che non li vedi. Ecco, per me è lo stesso. So fare lo yogurth, ma quando mi chiedi come lo faccio…
Ci provo.
L’idea è una luce che illumina la narrazione.
Bella, eh?

La seconda (e ultima) parte dell'intervista continua qui. Buona lettura!

venerdì 25 marzo 2011

Fosse ardeatine

Roma "città aperta" era governata dai comandi germanici quando il 24 Marzo del 1944 ben 335 civili e militari italiani, rastrellati in maniera disordinata tra la popolazione, furono massacrati come atto di rappresaglia per l'azione partigiana del giorno precedente avvenuta a Roma, in via Rasella, dove erano morti 33 soldati nazisti di un battaglione tedesco. Bisognava con ogni evidenza eseguire un atto che servisse da monito e che gettasse discredito sull'attività della Resistenza: la proporzione fu di 10 fucilazioni per ogni nazista perito nell'attacco (più altre cinque vittime finite nel mucchio per la fretta delle operazioni).
Le "Fosse Ardeatine" sono delle antiche cave di pozzolana, site a Roma in prossimità della via Ardeatina e furono scelte come luogo delle 335 esecuzioni e per l'occultamento dei cadaveri che furono lì ammassati. Alla fine dell'eccidio infatti l'esplosione di alcuni ordigni posizionati all'interno delle fosse completò l'opera.
Nell'immediato dopoguerra lo Stato Italiano intervenne sul sito realizzando un sacrario per conservare la memoria dei fatti e per onorare quanti persero la vita. Tra di essi c'erano prigionieri antifascisti, cittadini di religione ebraica e anche persone finite nel mucchio per caso.
Nel '46 il Tribunale Alleato condannò a morte il feldmaresciallo Kesserling (maggiore autorità militare nella Roma occupata) per crimini di guerra e per l'eccidio delle Fosse Ardeatine (sentenza poi commutata in ergastolo). Scarcerato nel '52 per motivi di salute tornò in Germania dove operò negli ambienti neonazisti. Morì nel '60. L'ufficiale delle SS e capo della Gestapo di Roma, Kappler, fu processato e condannato all'ergastolo da un tribunale italiano. Ammalatosi assai gravemente nel '76 poi riuscì a evadere dall'ospedale militare e fuggire in Germania dove morì nel '78. Priebke, capitano delle SS, fu arrestato in Argentina dove era fuggito; estradato in Italia fu processato e condannato all'ergastolo. Negli ultimi anni gli è stato concesso di uscire dal carcere per qualche ora seppur sotto strettissima sorveglianza.

Noi siamo fatti di memoria. Se dimentichiamo i fatti perdiamo la nostra identità. Resto dell'opinione che il sacrario delle Fosse Ardeatine rappresenti in concreto un'idea non retorica di altare della patria.

mercoledì 23 marzo 2011

Fumetto e dialetto

Nei miei fumetti uso spesso il dialetto siciliano. Dato che nessuno fin'ora s'è preso briga di chiedermi come e perchè mi preme colmare questo vuoto critico che ha del clamoroso. In primis, a meno di averne del tutto perso la memoria, non mi pare che nel fumetto italiano si sia fatto granchè uso dei dialetti, ma potrei sbagliarmi dacchè non è che me ne sia curato poi molto, se non quando sceneggiando Ti sto cercando di tanto in tanto mi risultava assai più sincero, immediato e coerente utilizzare espressioni dialettali nei dialoghi, un'operazione di scrittura che ho portato avanti con maggiore sicurezza a dire il vero per la sceneggiatura di Nessun ricordo e oltre.
L'uso del dialetto consente una maggiore concentrazione di significati, una migliore espressività, però pone dei problemi relativi alla sua comprensione da parte dei lettori che non conoscono il dialetto, se non quella forma artificiale che si sente al cinema e nelle fiction televisive o, in alternativa, nella migliore delle ipotesi, nella versione letteraria del Commissario Montalbano di Andrea Camilleri.
In generale poi ero e resto contrario ad un uso assoluto del dialetto data la sua limitata comprensione - per sua natura il dialetto è compreso da una comunità assai ristretta di parlanti, tanto che cambia da una città all'altra per non dire da un quartiere all'altro - tuttavia rimane la forza espressiva del dialetto, la sua capacità di sintetizzare i significati, di conferire sincerità al racconto. C'era poi un altro problema: quale dialetto utilizzare? Siccome sono sempre stato restio a dare una collocazione geografica troppo precisa alle mie storie, nella convinzione che per il lettore sia più facile immergersi in un contesto sfumato, ho cercato di sfumare anche la componente dialettale cercando di alternare la sintassi italiana con quella dialettale, proverbi e modi di dire, espressioni siciliane di aree diverse dell'isola. Sarò riuscito nel mio intento? Datosi che fin'ora nessuno ha avuto di che lamentarsi, anzi, molti lettori si sono divertiti penso ca ma pozzu spacchiari (n.d.t. posso andarne fiero).
Ad ogni modo penso che tornerò su questo argomento, magari proponendo una sorta di glossario.
(nell'immagine in alto lo stemma della Sicilia con al centro la Trinacria, simbolo antichissimo dell'isola).

sabato 19 marzo 2011

Leo Ortolani, intervista (prima parte)


Come scrivevo qualche post addietro... la giornata speciale della prossima edizione del workshop di scrittura e sceneggiatura per il fumetto e l'animazione che curerò assieme a Luana Vergari per la Scuola di editoria per il fumetto e la traduzione di Bologna sarà animata da Leo Ortolani, l'autore del popolare Rat-Man.
Il sottoscritto e Luana Vergari lo hanno intervistato in occasione del lancio promozionale del workshop (le cui iscrizioni sono tuttora aperte) sottoponendogli una serie di domande sulla scrittura per i fumetti e l'animazione:

GM: Ricordi un momento preciso della tua vita in cui collocare l’attimo in cui è nata la tua passione per i fumetti?
LO: Potrei spararla grossa, tipo “Non ho violato la legge! …IO, sono la legge!” e dire che la passione per i fumetti non è nata dentro di me, sono io che sono nato dentro la passione per i fumetti! ;)
A dire il vero non ne ho memoria. A quattro anni facevo già fumetti. Dell’asilo ricordo benissimo il disegno con Topolino e Pluto che venne appeso in classe e una copertina di un Topolino che tenevo nell’armadietto… Non ricordo proprio un momento particolare… mi sa che siamo venuti su insieme.

La prima parte dell'intervista continua qui. La seconda, che vi segnalerò, sarà pubblicata nei prossimi giorni.

giovedì 17 marzo 2011

Centocinquantesimo dell'unità d'Italia

Mentre la retorica risorgimentale nazional popolare e tricolore di questo centocinquantesimo anniversario celebra l'unità d'Italia non posso nascondere le mie sensazioni. Ciò che non si dice genera nevrosi. E quel che si tace in questa propaganda della ricorrenza è tanto. Troppe le ombre. L'unificazione fu nella realtà un'annessione coloniale, una conquista, si, un'occupazione armata che produsse centinaia di migliaia di morti innocenti tra le popolazioni meridionali. Gli studi dei meridionalisti registrano fatti che parlano chiaro. La propaganda tace su come questo paese sia nato: da un massacro perpretato nei confronti del sud. Dallo smembramento del tessuto economico e sociale del meridione d'Italia. Le classi dirigenti in questi centocinquanta anni hanno abbandonato il sud al proprio destino e alle mafie, relegandolo in una posizione subalterna favorendo politiche duali in cui solo il nord del paese è stato protagonista in positivo. Con la crisi degli ultimi venti anni si è giunti infine all'assurdo, capovolgendo la questione meridionale in una questione nordista.

Sono convinto che un primo passo per compiere davvero l'unità d'Italia sia prendere coscienza dei fatti: capire chi siamo per comprendere dove vogliamo andare. Il passo successivo sarà operarsi per e pretendere dalle classi dirigenti provvedimenti concreti per risollevare materialmente il sud dall'attuale subalternità e fare davvero un'Italia unita dove ogni cittadino ha ovunque uguali diritti e le medesime opportunità. Ci sono due fumetti che entrano in argomento con stile e sostanza.

Il primo l'ho letto e lo consiglio. Si tratta de Il brigante Grossi e la sua miserabile banda di Michele Petrucci (Tunuè, 2010): disegni gagliardi, una scrittura asciutta e senza fronzoli per un racconto storico del cosidetto "brigantaggio".

Il secondo devo ancora leggerlo, i bene informati dicono sia geniale come il suo autore: parlo del Garibaldi di Tuono Pettinato alias Andrea Paggiaro (Rizzoli-Lizard, 2010). Buona lettura quindi e auguri alla nostra Italia, che il futuro possa trovarci davvero uniti perchè ancora oggi dopo centocinquanta anni non lo siamo.

lunedì 14 marzo 2011

Narrativa e fumetto

Nel tempo ho imparato a capire cosa significa quando nelle biografie degli autori si legge "vive tra... e la...". In questo periodo mi trovo in Sicilia e nel prossimo mese e mezzo curerò un Laboratorio di scrittura per la narrativa e il fumetto per cui le iscrizioni sono ancora aperte.
Gli incontri si terranno presso il Centro Giovanile Mistero Buffo di Acireale (CT), sede del locale Circolo Arci e dell'Associazione Scarti, realtà da anni attive sul territorio nell'ambito della promozione sociale e della diffusione della cultura.
Si partirà sabato 19 Marzo alle ore 18. Dopo proseguiremo ogni giovedi (sempre alle ore 18) fino al 21 Aprile.L'attività è rivolta a coloro che, interessati alla scrittura, cercano un'occasione per scoprire, perfezionare e approfondire le proprie capacità.
Durante il laboratorio si approfondiranno le conoscenze teoriche di base e si terranno esecitazioni per la composizione narrativa di un racconto e di un fumetto, in un'ottica che considera l'esperienza della scrittura come un canale di comunicazione con il mondo esterno e di espressione sulla realtà. Per avere informazioni sul corso (durata, costi, etc. etc.) chiedetemi. Infine c'è pure una pagina su facebook dedicata.
La suggestiva locandina qui sopra invece è stata gentilmente realizzata da Roberta Nanfitò.

sabato 12 marzo 2011

Tsunami

No, non è retorica. Il cataclisma che sta sconvolgendo il Giappone non può davvero lasciarmi indifferente. In prima battuta poichè in Giappone vive un mio caro parente. In giornata siamo riusciti ad avere sue notizie. Il primo pensiero era sincerarsi circa le sue condizioni, una grande paura ma per il resto tutto bene. Rispetto alle zone colpite abita a sud, per la precisione a Nagoya, nella prefettura di Aichi, sulla costa est del paese, fortunatamente la meno colpita dalla violenza dalle scosse e dello tsunami.
In un secondo momento il pensiero va al Giappone nel suo insieme, questo paese così lontano eppure così vicino al nostro, sopratutto per le generazioni degli ultimi quaranta anni che hanno intrecciato con la cultura giapponese legami più o meno pronfondi dovuti sopratutto all'animazione e ai fumetti giapponesi, ma anche al cinema, alla letteratura, all'arte del paese del Sol Levante. Il nostro immaginario, volenti o meno, è in parte imbevuto di influenze nipponiche, mi pare ovvio, senza bisogno di scomodare i valenti saggisti del settore. In testa siamo tutti un po' giapponesi.
Infine le ragioni storiche. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'Italia e il Giappone erano alleati. Sappiamo come è andata a finire. Le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki hanno segnato un punto di non ritorno nella storia dell'umanità.
I giapponesi nel superare i disastri hanno dimostrato una tenacia e una volontà grandiose nel recente passato.
In Giappone parecchie centrali nucleari hanno subito però seri danni dal sisma. Le ultime notizie ammettono la possibilità di dispersione di radiottività nell'ambiente. Quello che sta succedendo dovrebbe indurre tutti ad una profonda riflessione sul rapporto tra l'uomo e la natura. E sul destino dell'uomo sulla Terra. Anche noi autori di fumetti dovremo fare i conti con la realtà di questi argomenti, non possiamo restare indifferenti.
L'immagine in alto è la riproduzione di un'opera dell'artista giapponese Katsushika Hokusai intitolata La grande onda di Kanagawa, che fa parte di un ciclo più ampio di vedute dedicate al monte Fuji realizzate nella prima metà dell'ottocento. Difficile non pensare allo tsunami che ha colpito il Giappone. Se la pittura "vede" prima, anche il fumetto allora potrebbe "arrivare" prima. Aiutare a capire il presente e immaginare un futuro diverso.

giovedì 10 marzo 2011

Scrittura e sceneggiatura per il fumetto e l’animazione 2011

Continua la mia collaborazione con la Scuola di Editoria per il Fumetto e la Traduzione di Bologna di Marco Ficarra e Andrea Plazzi.
Da qualche tempo sono state riaperte le iscrizioni al Workshop di Scrittura e sceneggiatura per il fumetto e l'animazione che curerò come sempre assieme a Luana Vergari nei prossimi mesi di maggio e giugno.
Per chi volesse conoscere dettagli: modalità di iscrizione e programma.

La giornata speciale riservata agli iscritti di questa edizione invece sarà animata da uno degli autori più importanti dell'attuale panorama italiano del fumetto e dell'animazione: Leo Ortolani, il creatore di Rat-Man!

Per tutti coloro i quali volessero approfondire, scoprire o migliorare le proprie capacità di scrittura il worshop rappresenta una occasione da cogliere al volo, a maggior ragione considerata la possibilità di un confronto ravvicinato con un autore che ha fatto della propria scrittura un inconfondibile segno di stile.

giovedì 3 marzo 2011

fumetti e autobiografismo

Come anticipato, riprendo il discorso sugli spunti per la scrittura a proposito dell'autobiografismo. Attualmente il fenomeno ha perduto gran parte della propria eco, per cui è possibile sintetizzare delle conclusioni a riguardo. Fino a qualche tempo fa il clamore dei botti assordava la orecchie del comic-dom: autobiografismo era la parola d'ordine. Sembrava non fosse possibile dire nulla di maggiormente significativo che raccontare i fatti propri. Come se di per sé la componente autobiografica bastasse a conferire valore assoluto alla narrazione. Un malinteso principio di valore che ha dato fondamento a storie non sempre memorabili, purtroppo.
Ben inteso, confermo l'assunto per cui nel racconto scrivere di cose che si conoscono e si sono vissute è la via migliore per comporre qualcosa di sincero e onesto: restando all'ambito dei fumetti penso alle storie di Adrian Tomine - libri come Sonnambulo e altre storie, Summer Blonde e Una lieve imperfezione - oppure di Joe Matt - vedi lo straordinario Poor bastard - e i fumetti di Gipi, Paolo Bacilieri o Marco Corona in cui l'elemento autobiografico diventa motore espansivo del racconto e del segno per declinare il vissuto da esperienza individuale a racconto universale. Una cosa assai più difficile del semplice autobiografismo inteso come fine del racconto e non come mezzo.
Tra il 2007 e il 2008 ho scritto la sceneggiatura di Nessun ricordo - pubblicato nel 2009.
Le mie prime riflessioni sull'autobiografismo risalgono a quel periodo, quando cercavo di costruire e dare maggiore solidità alla mia scrittura e inziavo a trattare la materia autobiografica, le storie di famiglie, le esperienze personali.
C'è anche da dire che le nostre vite non sempre racchiudono qualcosa di talmente significativo da nutrire il racconto, tuttavia rimango convinto che scrivere di ciò che si conosce e si vive sia la maniera migliore per narrazioni oneste e sincere. Per rifuggire il rischio di ricorrere a trucchi e sberleffi e ritrovarsi in un racconto falso e inutile - che come lettore e autore trovo alquanto noioso.
(nell'immagine in alto, Narciso, olio su tela della fine del '500 attribuito a Caravaggio)