Il mese di Giugno è diventato come tradizione il mese di lancio delle nuove testate per il fumetto di area pop.
Dopo l'avvio della promettente prima stagione di
Long Wei di cui ho scritto pochi giorni fa, è stata la volta di
Dragonero, la nuova serie di genere
fantasy della Sergio Bonelli Editore.
Il personaggio in effetti non è del tutto nuovo, dato che a suo tempo fu protagonista di
un omonimo volume all'interno della collana dei Romanzi a fumetti dell'editore milanese. Un tomo che raccolse molti consensi, tanto da spingere Bonelli in persona a progettare una serie tutta nuova per
Dragonero.
Ho letto questo primo episodio, intitolato
Il sangue del drago, e devo dire che l'impressione generale che ho avuto è stata buona. Le aspettative che avvertivo in giro erano alte, poiché il romanzo a fumetti precedente era un prodotto molto curato nel concept generale, sia come sceneggiatura che come illustrazione, e questo primo episodio mantiene le promesse assestandosi in sostanziale continuità col precedente. Gli autori,
Luca Enoch e
Stefano Vietti ai testi (se non sapete cosa sono
Sprayliz e
Hammer peste vi colga!), senza omettere il fondamentale contributo ai disegni di uno strepitoso
Giuseppe Matteoni, danno vita a un mondo meraviglioso e fantastico, e corpo e anima a una folta schiera di personaggi caratterizzati in maniera puntuale. Sceneggiatura ben orchestrata, avventurosa e coinvolgente; rispettosa dei canoni del genere fantasy che ripropone con dinamismo. Dialoghi brillanti. Disegni efficaci. Morbidi, puliti e essenziali. Evocativi.
Assai leggibili senza essere banali.
Un'avventura classica e di immediata leggibilità. Un fumetto tradizionale che non si vergogna di essere sé stesso: popolare.
Non starò qui a riassumervi la trama o altro, poiché queste informazioni sono facilmente reperibili in rete; qui vorrei porre l'accento sull'importanza di questo genere di fumetti come catalizzatori attorno a cui raccogliere l'ampio pubblico e possibilmente gli adolescenti.
I fumetti di marca popolare, con una narrazione di immediata leggibilità e con un segno e una scrittura di semplice decifrazione sono importanti quanto i fumetti d'autore dotati di finalità espressive e ambizioni di impronta artistica, dal segno più elaborato e dalla scrittura più complessa, caratterizzati da sperimentazione grafico-testuale e stratificazione di significati e livelli di lettura. Gli uni, a mio parere, hanno bisogno degli altri e viceversa. Contaminarsi, magari.
Perciò, insomma, io
Dragonero lo sconsiglierei a chi predilige fumetti "for mature readers" e invece lo consiglierei a chi cerca una lettura d'intrattenimento e sopratutto a chi non ha mai letto fumetti e agli adolescenti: perché è semplice e molto divertente senza essere superficiale. Ed è un lavoro concepito davvero bene.
Non so come andranno le cose per queste due iniziative, a volte temo che i lettori più giovani non siano tanto interessati ai fumetti italiani, ma mi auguro che
Long Wei e
Dragonero facciano tanta strada, che riescano a appassionare nuovi lettori al fantastico mondo delle nuvole parlanti, perché se rimanessero confinati ai trentenni-quarantenni o ai soliti appassionati del genere allora rimarranno solo due testate in più tra le tante che già circolano.