sabato 11 gennaio 2014

La penultima città

Ammettiamo pure che uno dei motivi se non il motivo fondamentale che mi ha portato a leggere il romanzo di Piero Calò, tra gli altri in catalogo per Las Vegas Edizioni, è stato sapere che il medesimo scrittore era anche autore di un trattato sulla figura di Linda Lovelace e sulla pornografia analizzata prima e dopo quello spartiacque che da tutti gli esperti è considerata la pellicola Gola Profonda (Gerard Damiano, 1972). Ammettiamolo pure.
Ero persuaso perciò all'idea che un intelletto così disinvolto da scegliere un film porno come chiave di volta per una visione sulla società contemporanea di sicuro non mi avrebbe propinato il solito romanzo didattico e moralistico contro la decadenza del mondo occidentale, semmai un bel romanzo ironico e pieno di fantasia sull'indecenza del mondo occidentale.
E le aspettative sono state ripagate. Scrittore dotato d'una prosa elaborata e dal ritmo ondulatorio che divaga secondo tensioni contrastanti attraverso un lessico colorito e levigato, Piero Calò con La penultima città  racconta un futuro prossimo, distorto e distopico ma anche bizzarro e imprevedibile, dove le "sorti magnifiche e progressive" del mondo occidentale sono rette dalla Giolla Unita, un'entità sovranazionale che ha preso il posto delle vecchie nazioni. Il denaro è stato abolito e al suo posto ogni cittadino ha a propria disposizione una tessera-punti con cui provvedere ai bisogni essenziali ma anche ai capricci. E sì, perché a tale scopo in ogni città sono a disposizione, a cura dei Beni Vizi e Servizi, sorta di surrogato delle vecchie amministrazioni comunali, dei magnifici bordelli dotati di ogni comfort e prestazione. L'oro, invece, in questo mondo sgangherato e futuribile non è scomparso ma è diventato ancor più prezioso, oltre a essere l'unico mezzo per evadere dalle città verso le Oasi Felici della Giolla Unita, luoghi esotici (ma anche no) che i cittadini possono ammirare solo attraverso i maxi schermi disseminati per le strade. A patto di riuscire a accumularne una quantità sufficiente prima di schiattare. Cosa niente affatto semplice come impareremo a conoscere leggendo questo romanzo corale, animato da una forza linguistica eversiva singolare e dominato da un tono umoristico sboccato ma raffinato.
La penultima città narra le vicissitudini di un gruppo di personaggi pittoreschi nella città di Torello, dove ognuno a proprio modo vive il destino individuale e collettivo dell'umanità mentre a loro insaputa la Storia complotta riservandogli un finale dagli echi palingenetici; in città esplode una bomba al giorno e non nascono più bambini da molti anni. E' la visione di un mondo distante solo un poco più in là dell'esistente e animato da un pieno smarrimento misto a una vaga eccitazione, una sorta di ottimismo disperato che, se da un lato non consola dall'altro nemmeno scoraggia. Una specie di allegra apocalisse verso un nuovo domani o un triste epilogo per le sorti dell'umanità? Ai lettori l'ardua sentenza! Quanto al sottoscritto, mi sono divertito un mondo a leggere La penultima città di Piero Calò.