lunedì 4 giugno 2012

Ascendenze

Mentre raccolgo le impressioni dei primi lettori di Invito al massacro di tanto in tanto sento rivolgermi delle domande sui "modelli" a cui mi ispirerei per la scrittura dei fumetti; ci penso e in prima battuta non mi viene nessun nome in particolare. Leggo tanti fumetti. Poi arriva l'illuminazione.
I miei rifermimenti principali nella sceneggiatura probabilmente in questa fase sono Hector G. Oesterheld e Carlos Sampayo. Ma gli interlocutori fanno sempre delle facce strane. Poi parlo dell'Eternauta e di Alack Sinner e magari qualcuno fa "ah, ora ho capito" ( a testimonianza che i personaggi o le opere sono spesso più conosciute degli autori...), "si, ma sono argentini. E tra gli italiani?" E lì non mi viene nessun nome in particolare. Si, certo, Tiziano Sclavi ha rappresentato un modello di scrittura per i fumetti fresco, efficace, universale. Forte. Ma quando scrivi e sceneggi un romanzo a fumetti non puoi tenere come riferimento la sceneggiatura di impianto bonelliano (lì i tempi hanno un andamento particolare, c'è la questione del personaggio fisso, degli episodi precedenti... è tutta un altro linguaggio, insomma) per quanto il creatore di Dylan Dog resterà un modello da tenere bene a mente per la scrittura dei fumetti in generale. Poi c'è Stefano Tamburini: le storie del suo Ranxerox sono un mondo inarrivabile. A quel punto mi viene chiesto: ma tu, allora, dei fumetti che leggi, quali sceneggiatori preferisci? Certo, mi hanno colpito i lavori di Gianfranco Manfredi e Giancarlo Berardi. Carlo Chendi. Carlos Trillo e Antonio Segura. Alejandro Jodorowski e Juan Diaz Canales. Brian Azzarello. Peter Milligan e Alan Moore. Grant Morrison.
E poi, a pensarci bene, le mie ascendenze più sentite e i miei riferimenti più forti probabilmente vanno in direzione della letteratura. Ma di questo scriverò un'altra volta. Forse.

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