lunedì 4 marzo 2013

Invito al massacro su Lospaziobianco

Segnalo una recensione su Lospaziobianco.it di Invito al massacro, il graphic novel che ho scritto e sceneggiato per i disegni di Davide Garota uscito poco meno di un anno fa in tutte le librerie con Tunué. L'autore del pezzo è Valerio Stivé. Naturalmente mi fa molto piacere apparire su Lospaziobianco, ed essere accostato a Dan Clowes, autore che considero monumentale.
Inoltre per me è stata l'occasione di tornare a riflettere sul lavoro di scrittura che avevo fatto a suo tempo sui testi di Invito al massacro. Chi volesse può andare a leggere il pezzo qui, compreso il breve botta e risposta tra me e l'autore dell'articolo.
Scrivendo Invito al massacro ho applicato un modulo capovolto rispetto ad una certo modo di concepire la narrativa in generale e il fumetto in particolare, ovvero l'intimismo e la finalità etica/pedagogica/moralistica del narrare. Il messaggio positivo. L'insegnamento morale.  Ma la narrativa e il romanzo non dovrebbero inanzitutto essere belle storie per un intrattenimento divertente, nel senso etimologico del termine?
Show, don't tell. Mostrare, non spiegare. Lasciando al lettore la libertà di cavare dal racconto le conclusioni che rispetto alla propria visione delle cose riterrà più coerente? Senza intromissioni dell'autore? Penso di si. E fu così che decisi di indossare i panni del narratore riluttante e degenere. Non volevo imporre nessuna sentenza. Implicare nessuna finalità etica a priori. Non volevo dimostrare niente. Volevo mostrare, quello si. E temo di esser riuscito anche troppo bene a mostrare lo spirito dei tempi.

2 commenti:

CREPASCOLO ha detto...

Mostrare e non spiegare è impossibile. Ne parlavo l'altra sera con il mio amico ed ex allievo Enrico Ghezzi. Eravamo in un bunker antiatomico friulano - struttura che Spadolini cedette alla RAI in cambio di uno spotlight meno violento sulle rughe della sua anima in anni in cui era il ns ministro della Difesa - che a sentire Enrico è il posto migliore per apprezzare una retrospettiva dei Keystone Cops con in sottofondo la colonna sonora di 1984 - il film . Confesso che effettivamente le capriole dei pulotti accompagnate da Doubleplusgood sono inquietanti e stranianti in senso brechtiano. Sto divagando, sorry, come mi capita solo quando vivo. Dicevo che Enrico è un talebano della questione e già anni fa sosteneva che anche il documentario è irraggiungibile perchè si sceglie di raccontare qualcosa , escludendo il resto e secondo una scansione narrativa che castra, azzera, esclude. Lars Von Trier ed il suo dogma erano cose a venire. Il papi di Blob teorizzava che solo il porno si avvicinasse all'obiettivo del documentario, ma era una boutade. Se punti un microscopio contro una particella fantasma, ti farà l'occhiolino, si sparerà le pose come in un video stiloso e mainstream ensemble di Madonna.
Occorre andare nella direzione opposta. Il mio prossimo graphic novel - " Invito a spiegare senza mostrare " è il titolo di lavoraz -
è una overdose di didas incollate su piani americani di personaggi che teorizzano un documentario nel mondo del porno in cui si racconti cosa fanno gli attori, senza farlo vedere e senza che anche il lettore + arguto capisca di cosa si sta parlando. Penso di poterlo vendere anche a Il Giornalino. Vedremo. Sperem.

GiovanniMarchese ha detto...

Stavo pensando al prossimo soggetto a cui lavorare. Mi hai dato un buon suggerimento. :D