mercoledì 27 novembre 2013

Personaggi precari

Era da diverso tempo che volevo leggere i Personaggi precari di Vanni Santoni, ma l'originaria edizione del 2007 uscita per i tipi di RGB Edizioni era più introvabile delle leggendarie sette città d'oro. Adesso, dopo diverse traduzioni all'estero, il libro è tornato nuovamente reperibile grazie alla nuova edizione riveduta e ampliata pubblicata da Voland e allora finalmente ho potuto leggere questo testo che ho trovato assai singolare.
Non è un romanzo. Non è una raccolta di racconti. Men che meno una silloge di testi in versi (anche se potrebbe benissimo esserlo).
Una sorta di strano novellario di testi esili, spesso brevi come epigrafi e ancor più di rado corposi però senza mai superare la lunghezza di una pagina, ognuno rispondente al ritratto di un individuo, uomo o donna, colto attraverso una illuminazione, uno scorcio, un abbaglio, diretto e senza fronzoli, che ne mette in luce l'aspetto direi ancestrale, primordiale, dell'essere in oggetto.
Quel che viene fuori è una selva oscura di individui abietti, bruti e fragili, intransigenti e volgari, donne meschine e reiette, feline e volubili, una specie di bestiario contemporaneo tratteggiato attraverso un linguaggio fluido e scattante, concentrato e essenziale. Poetico. Un quadro espressionista a tinte multiformi dove il talvolta abusato tema della precarietà, della flessibilità, non viene qui declinato e tradotto da Vanni Santoni in termini solidali o sociali ma semmai antropologici e eminentemente letterari (e perciò più sinceri) fino a comporre un corpo polimorfo e sgusciante di pregevolissima fattura in cui per il lettore non è difficile imbattersi in volti conosciuti e facce già vedute altrove ma accese qui da una luce nuova e antica allo stesso tempo. Ogni testo un sussulto, ogni sussulto una rimembranza o un ricordo da passare al setaccio.

2 commenti:

cooksappe ha detto...

me lo segno

GiovanniMarchese ha detto...

sì, è un libro per certi versi... sorprendente.