mercoledì 27 luglio 2011

Agota Kristof

Il mio interesse per le scritture di respiro noir e di matrice nichilista mi fece incontrare Agota Kristof sul finire degli anni novanta, quando per caso presi il volume che racchiudeva la Trilogia della città di K.. Scrittura sublime, dolente e glaciale, in cui riecheggia l'eco del miglior Franz Kafka. La lettura si rivelò un'esperienza aspra e dolciastra.

Agota Kristof era nata il 30 ottobre del 1935 a Csikvánd, un villaggio desolato dell'Ungheria. Nel 1956 l'Unione Sovietica interveniva militarmente per soffocare le sommosse popolari contro l'invasione. Erano gli anni della guerra fredda. Sembra passato un secolo e invece è solo l'altro ieri.

Ad ogni modo Agota Kristof fuggì con tutta la famiglia in Svizzera, a Neuchâtel, dove ha vissuto fino a oggi, giorno della sua morte. In Svizzera imparerà il francese e si dedicherà alla scrittura raggiungendo con Le grand cahier del 1986 (Il grande quaderno) la notorietà internazionale. Le grand cahier confluirà, insieme a La preuve del 1988 (La prova) e Le troisième mensonge del 1991 (La terza menzogna), nella Trilogie (Trilogia della città di K.). Considerata il suo capolavoro la Trilogia è stata tradotta e pubblicata in decine di paesi. Insomma, per chi ancora non l'avesse fatto, sarebbe ora di leggerla o rileggerla.

2 commenti:

cooksappe ha detto...

nichilismo rulez!

GiovanniMarchese ha detto...

in letteratura direi più che altro che vale la scrittura sincera che un "nichilismo" di maniera in sé per sé. La coerenza etica ed estetica nella scrittura della Kristof resterà per sempre.