lunedì 15 ottobre 2012

All'ombra dell'omertà

C'è quello che mi è piaciuto di più, per cominciare. Bella storia attraversata da una scrittura eleborata eppure scorrevole. Ricca di approdi. Dettaglio non banale. Il regista anarchico ne ha tratto un brutto film.
Poi quello che sembra un remake de La donna della Domenica ma ambientato a Bologna. Testo corale però con qualche stonatura di troppo. Scrittura pretenziosa. Non proprio memorabile. E con qualche acciacco logico nella struttura che pregiudica di molto l'equilibrio d'insieme. Passabile.
Infine quello più corposo lascia davvero perplessi. Scrittura fuori sincrono. Procede a scatti. Macchinosa. La trama sformata come un paio di scarpe usate di mezza taglia sotto il necessario. La parte iniziale è quella forse più interessante. Ma tutto appare forzato e tirato alla conclusione come un desiderio informe. Slavato.
Direi che i migliori, al momento, restano la raccolta di racconti, scrittura asciutta, concentrata, tono distaccato, personaggi concreti; e quello con la trama che somiglia a quel film ispirato a Delitto e castigo. Scritto davvero con grande perizia.
La storia ambientata nell'isola attende di essere letta, invece. Ma promette bene, nonostante le riserve che le circostanze potrebbero indurre.
L'impressione generale che se ne ricava è questa: non conta tanto la qualità dell'opera. Cioè, a patto di produrre del buon materiale, i buoni contatti e le aderenze sono decisivi. Senza, sei nessuno. Un file tra milioni. Attàccati a 'sta banana...

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