venerdì 15 febbraio 2013

Fumetti a cui rinunciare

Dan Clowes, 2000, David Boring  legge The Yellow Streak
Riflettevo circa un fatto. Credo sia arrivato per tutti almeno una volta il momento in cui bisogna far spazio sugli scaffali e sfoltire le proprie raccolte di fumetti.
Leggo fumetti dall'età di cinque anni e perciò mi è capitato molte volte di dover ridimensionare lo spazio a disposizione conservando una parte dei fumetti negli scatoloni in garage o in un ripostiglio oppure vendendoli.
La questione è come gestire l'operazione?
Mentre è più facile liberarsi di quei fumetti che hai preso e letto solo una volta per poi non tornarci più o che addirittura non hai nemmeno letto o finito di leggere per sopraggiunta noia, alla luce della mia esperienza difficilmente rinuncio ai fumetti cui sono solito tornare di tanto in tanto per rileggerli.
In genere è molto semplice rinunciare alle varie biografie di personaggi famosi deceduti in circostanze tragiche e/o esemplari, quelle ben poco documentate e prive di stile ma dense di retorica indignazione. E le riduzione di classici e best seller letterari, in genere molto meno interessanti degli originali. Così come è facile sbarazzarsi di quei fumetti realizzati in tutto o in parte da vip di varia estrazione e provenienza prestati al fumetto in maniera improvvisa e temporanea. E naturalmente infine di eventuali doppioni, se privi di interesse filologico.
A quel punto cosa rimane? Solo i fumetti che hanno davvero allietato e arricchito la nostra vita di appassionati fumettari. Quelli che vorremmo idealmente sempre a portata di mano e che compongono il nostro DNA di lettore.

4 commenti:

LUIGI BICCO ha detto...

Esatto. Alla fine rimangono solo le STORIE. Quelle vere. Quelle che ti porti dietro, alla fine, sono sempre le stesse. Ogni tanto, se va bene, si aggiunge un pezzo, ma si rimane sempre nella decina buona :)

GiovanniMarchese ha detto...

La domanda è quella: che lettore sono? La risposta: i libri che mi piacciono. E oltre verso i libri che detesto, ovvero definirsi per contrasto.

davide garota ha detto...

mi chiedo spesso come faccia un nomade appassionato di fumetto come Tony Sandoval. Credo che abbia un approccio distaccato dal "cartaceo" e come certi detenuti in Russia le storie le porti "tatuate" da qualche parte, perché veramente non può permettersi di tirarsi dietro vagonate di libri.

GiovanniMarchese ha detto...

Quello dei traslochi a "lunga gittata" è un problema che ho avuto modo di affrontare. Non c'è soluzione perché non sempre puoi portarti dietro tutti i libri che vorresti e allora ti abbandoni a varie transumanze. I lettori forti sono costretti a essere stanziali. Ora che ci penso su questo argomento ho scritto un racconto che ho pubblicato sulla rivista Nuova Prosa giusto il mese scorso. Ne riparleremo.