lunedì 25 febbraio 2013

Walter Tevis

L'uomo che cadde sulla Terra di Walter Tevis (1963) per il sottoscritto è l'esempio di come ti possa capitare di scoprire per caso non solo un buon libro ma pure un autore dal notevole talento (e dalla vita emblematica di un certo modo di stare al mondo). Ma procediamo con ordine.
Il genere fantascientifico mi ha sempre attratto. Eppure questo libro lo notai per la prima volta solo pochi mesi fa in una libreria dove stava per tenersi una presentazione del mio fumetto Invito al massacro. Attendevo che ci fosse un numero sufficiente di persone e nell'attesa spulciavo i titoli sugli scaffali quando mi imbattei nella recente edizione Minimum Fax di L'uomo che cadde sulla Terra. Un tipo losco acquattato lì vicino mi disse che era molto bello. E aggiunse con tono mellifluo che era il caso che lo leggessi. Alla fine dell'incontro però del libro non c'era più traccia! Era rimasta una copia, disse la commessa mentre armeggiava con fare sinistro sotto il bancone, ma durante la presentazione qualcuno forse l'aveva comprata. Rinviai acquisto e lettura a data da destinarsi. Scoprii che Nicolas Roeg ne aveva tratto un film nel 1976 con David Bowie nel ruolo di protagonista. Poi non ci pensai più.
Passarono alcuni mesi finché, mentre setacciavo vecchie raccolte di Urania in uno scaffale di libri usati nel retrobottega di un negozio di fumetti, mi imbattei per caso in una copia del testo. Una vecchia edizione, una ristampa del 1976, quella che vedete nell'immagine. Tutto gualcito. Ingiallito. E impregnato della polvere del tempo. Fu come trovare un tesoro.
L'uomo che cadde sulla Terra è una testo struggente raccontato con una prosa semplice, misurata, senza fronzoli eppur dotata di una carica affabulatoria. Un libro insomma che si legge per la piacevolezza che procura e che a poco a poco ti coinvolge a tal punto da costringerti a guardare le cose con gli occhi alieni, assumere la visuale del protagonista e rimanere turbati per gli sviluppi drammatici del racconto. Gran bel libro. Quanto alla vita di Walter Tevis , anche quella è una storia che non può lasciare indifferenti. E viene da pensare quanto sbagli chi ritiene che il talento sia qualcosa di sufficiente a fare uno scrittore. Secondo me ci vuole anche un ambiente che ti confina nella sublimazione narrativa. Narrare insomma diviene un'uscita di sicurezza. Un modo per sopravvivere. E scrivere un'urgenza.

3 commenti:

LUIGI BICCO ha detto...

L'ho letto parecchi anni fa e dopo aver visto proprio il film con Bowie. E un bel libro davvero. Una bella fantascienza. Credo di aver letto anche una manciata di racconti di Tevis. Uno scrittore fin troppo sottovalutato, mi verrebbe da dire. Anche se non ha scritto moltissimo.

Da sempre mi consigliano anche il suo "Lo Spaccone".

Mettersi a pescare sul retro di una fumetteria tra vecchi scatoloni gli urania degli anni d'oro, dev'essere davvero come spulciare un tesoro :)

GiovanniMarchese ha detto...

In effetti avrei dovuto segnarmi i titoli, perché l'unico che conoscevo era Tevis e magari c'era altra roba buona da leggere senza saperlo. Con la fantascienza poi in Italia è sempre un problema dato che generalmente viene guardata con sospetto come un genere d'evasione incapace di rappresentare visioni e storie profonde e per tale motivo spesso snobbata dal grosso dei lettori. Da questo punto di vista e non solo c'è ancora molto lavoro da fare.

CREPASCOLO ha detto...
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