martedì 2 aprile 2013

Come le strisce che lasciano gli aerei

Come le strisce che lasciano gli aerei di Vasco Brondi e Andrea Bruno.
Quando scrivo di un romanzo o di un fumetto, non compongo mai recensioni, ma stendo impressioni.
Si, penso che il segno sia l'attributo più originale dei lavori di Andrea Bruno. Qui è carico più che altrove di una potenza visionaria tale da non poterti lasciare indifferente. Accresciuta rispetto ai lavori precedenti in bianco e nero dalla presenza del colore. I colori che raccontano di luoghi e di persone. Un linguaggio grafico di grandissimo impatto.
Come le strisce che lasciano gli aerei è un lavoro che dal punto di vista visivo non puoi definire che mostruoso. Pazzesco. O comunque e sempre con termini estremi.
Tanto le immagini sono complesse, dense e intense, tanto i testi dell'esordiente Vasco Brondi, esordiente relativamente al fumetto, chiaro, sono scarni. Impalpabili. Ridotti all'osso e essenziali. Esili. Procedono per illuminazioni. Un contrasto che produce un effetto straniante. Struggente. E disturbante. Un gran bel fumetto, non c'è che dire. Tavole da guardare e scrutare nei dettagli. Dopo Brodo di niente e Sabato tregua, Andrea Bruno si conferma tra i migliori talenti del fumetto europeo contemporaneo. Schivo e riservato ma bravissimo. I francesi direbbero, chapeau!

2 commenti:

LUIGI BICCO ha detto...

Non l'ho preso, ma l'ho sfogliato in fumetteria. Sono d'accordo sul fatto che questo lavoro di Andrea Bruno è il suo migliore in assoluto. Gran bel lavorone davvero. Molto particolare. Mi piacerebbe vederlo all'opera su una storia storiona con tante cose che accadono e tante belle parolone.

GiovanniMarchese ha detto...

Usando il colore è venuta fuori una componente nuova rispetto ai suoi lavori in bianco e nero. Qua le tavole sono stratificate. La decifrazione è ancora meno immediata che per esempio in Sabato tregua e Brodo di niente. Ma stavolta è una complessità che riconduce più alla pittura che al fumetto. Cioè, se prima vedendo le sue tavole si pensava a Breccia e Munoz, adesso invece si rimane disorientati. C'è qualcosa in più. E di diverso. E secondo me i testi scarni di Brondi erano perfetti visto il tipo di resa grafica. Una sceneggiatura molto teatrale con questo segno sarebbe difficile da reggere, a mio parere. Cmq siamo di fronte a un segno potentissimo. Un grande.