Le "Fosse Ardeatine" sono delle antiche cave di pozzolana, site a Roma in prossimità della via Ardeatina e furono scelte come luogo delle 335 esecuzioni e per l'occultamento dei cadaveri che furono lì ammassati. Alla fine dell'eccidio infatti l'esplosione di alcuni ordigni posizionati all'interno delle fosse completò l'opera.
Nell'immediato dopoguerra lo Stato Italiano intervenne sul sito realizzando un sacrario per conservare la memoria dei fatti e per onorare quanti persero la vita. Tra di essi c'erano prigionieri antifascisti, cittadini di religione ebraica e anche persone finite nel mucchio per caso.
Nel '46 il Tribunale Alleato condannò a morte il feldmaresciallo Kesserling (maggiore autorità militare nella Roma occupata) per crimini di guerra e per l'eccidio delle Fosse Ardeatine (sentenza poi commutata in ergastolo). Scarcerato nel '52 per motivi di salute tornò in Germania dove operò negli ambienti neonazisti. Morì nel '60. L'ufficiale delle SS e capo della Gestapo di Roma, Kappler, fu processato e condannato all'ergastolo da un tribunale italiano. Ammalatosi assai gravemente nel '76 poi riuscì a evadere dall'ospedale militare e fuggire in Germania dove morì nel '78. Priebke, capitano delle SS, fu arrestato in Argentina dove era fuggito; estradato in Italia fu processato e condannato all'ergastolo. Negli ultimi anni gli è stato concesso di uscire dal carcere per qualche ora seppur sotto strettissima sorveglianza.
Noi siamo fatti di memoria. Se dimentichiamo i fatti perdiamo la nostra identità. Resto dell'opinione che il sacrario delle Fosse Ardeatine rappresenti in concreto un'idea non retorica di altare della patria.
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