venerdì 28 settembre 2012

Tutto il resto è noia

Edward Hopper, La collina del faro, 1927
Non amo le storie in cui la sospensione di credulità sia assoluta e totale. Esse mi lasciano indifferente. L'inverosimiglianza senza limiti mi stufa.
Come lettore prima, e come autore poi, sono attratto principalmente dalle storie pregne di crudo realismo o al contrario da quelle storie visionarie che si muovono ai confini della realtà, in quel territorio ambiguo e crepuscolare in cui pochi dettagli, o anche un solo particolare fantastico, riescono a sovvertire e sconvolgere l'intera impalcatura della narrazione spedendo il lettore in una dimensione percettiva ambigua e imprevedibile, metafisica e surreale. E perciò divertente. Nel senso etimologico del termine (dal latino DEVERTERE: volgere altrove, in direzione opposta; far prendere un'altra direzione. In senso figurato distogliere da un percorso già intrapreso). Tutto il resto è noia.

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