venerdì 1 febbraio 2013

Il dorato mondo dell'editoria


Claude Monet, 1872, Il bacino di Argenteuil
Su Vibrisse, il blog di Giulio Mozzi, trovo spesso spunti di riflessione interessanti. Di recente lo scrittore si è cimentato nella compilazione di alcuni divertenti decaloghi inerenti l'attività di scrittura e il mondo editoriale in genere.
Un paio di essi in particolare mi hanno colpito. Questo e quest'altro.
Soprattuto alla luce della mia pur breve esperienza (breve? Forse mica tanto dato che sono trascorsi circa sette anni dalla pubblicazione del mio primo libro...) mi sono riconosciuto in molti punti.
Quando si pubblica non bisognerebbe porsi troppe aspettative, in fin dei conti le nostre opere saranno sempre une tra tante. Il valore di un'opera non dipenderà mai dalle vendite. Per quanto è certo molto importante trovare editori che pubblicherebbero i nostri lavori.
L'editore è un imprenditore però, che investe dei soldi per ottenere un profitto. Se un contratto non ti soddisfa meglio non firmare e provare a ridiscuterlo. Bisogna controllare bene i contratti prima di sottoscriverli e non aspettarsi niente altro di più dall'editore che il rispetto dei medesimi, in modo da non rimanere delusi. Scrivere deve rimanere un piacere, anche la lettura, almeno per quanto mi riguarda.  Quanto alle recensioni poi, ben vengano quelle positive. Che qualcuno abbia letto una tua cosa e l'abbia apprezzata tanto da scriverne è un grande dono. Quando conosco qualcuno che ha letto i miei lavori lo ringrazio sempre. Delle recensioni negative invece non mi curo. I giudizi a volte sono talmente soggettivi e arbitrari che si rimane interdetti. Leggo e passo. Dimentico.
Aiutare l'editore nella promozione è utile. A volte divertente. Altre meno. Le presentazioni vanno fatte con cura e dedizione. Ma per esperienza è bene non avere troppe aspettative. La gente non è cattiva, solo ha poco tempo libero. E in fin dei conti si pubblica così tanta roba... Il mondo dell'editoria infine non è molto diverso da tutti gli altri settori, perciò guai a vedere tutto nero o tutto meraviglioso. Sopratutto avere ben chiaro che esistono autori diversi con obiettivi diversi. Giocare secondo le proprie regole, così da non avere un giorno troppi rimpianti per non aver provato a fare quello che si sentiva davvero.


6 commenti:

davide garota ha detto...

Scrivo regolarmente commenti sul tuo blog ma non so perché, non vengono accettati ( so che non sei tu). Comunque ci provo ancora: questo tuo articolo mi è piaciuto molto e mi fa coraggio. Non bisogna avere troppe aspettative. Io però ne ho. E per questo sono un po frustrato.

GiovanniMarchese ha detto...

Più che aspettative coltivo obiettivi. Mi aiuta a concentrarmi sulle cose da fare. Prova, forse servirà. p.s. ma sei ancora in Francia?

CREPASCOLO ha detto...

Le rece negative sono importantissime. La prima versione di The Whale di Melville raccontava la storia della tenutaria di una casa chiusa con qualche problema di peso che invidiava lo charme delle sue dipendenti fino a che un certo Bart Leby ( uno scrivano, of course, di sembiante fantozziano ante litteram ) non si innamorava delle sue carni bianche, abbondanti e morbide. Il Palooka Gazette stroncò l'operina con un attacco ciceroniano ( " Fino a quando sopporteremo che taluni si sentano in diritto di navigare tanto lontano dal comune sentire dei ns lettori ! " ) e cito solo la recensione + benevola. Lo scrittore si rimise al lavoro e cavò quel capolavoro che inizia con " Chiamatemi Ismaele ". Con i ritagli il racconto che ha reso celebre la frase " I would prefer not to ". Agli scrittori con margini di miglioramento io auguro sempre tonnellate di materiale biodegrabile non aulente di rose. Se qualcuno si sta chiedendo perchè tanto odio nei confronti di Giacobbo in rete , dico solo che Crepascolo è solo uno dei miei tantissimi eteronimi...

GiovanniMarchese ha detto...

Anche le recensioni negative possono dare a volte spunti utili, vero. Il problema è che gran parte di chi si occupa di recensioni manca di strumenti interpretativi adeguati, sopratutto in ambito fumettistico, e spesso loda o stronca basandosi su criteri assolutamente arbitrari per tirare acqua a questo o quel mulino per partito preso. In genere poi spesso le recensioni si confondono con la comunicazione pubblicitaria. L'unica è diventare dei lettori consapevoli. Seguire i propri gusti. E tenersi informati su vari fronti.

Giulio Mozzi ha detto...

Scusa, Giovanni, ma "gran parte di chi si occupa di recensioni manca di strumenti interpretativi adeguati", allora è bene non curarsi delle recensioni in generale, e non soltanto delle negative. O intendi dire (ma ne dubito) che i giudizi negativi sono "soggettivi e arbitrari", mentre quelli positivi sono oggettivi e motivati?

GiovanniMarchese ha detto...

Intendo dire (ma sto proprio tagliando con l'accetta) che le recensioni presentano pregi e difetti in egual misura, sia le positive che le negative. Nell'ottica di un autore esordiente con molte aspettative la differenza sta che le prime almeno non ti deprimono! Insomma, val più un elogio inconsapevole che una stroncatura gratuita.