mercoledì 30 gennaio 2013

Mabel dice si

Luca Ricci era un autore che non conoscevo. Mabel dice si l'ho scoperto per caso. Come per caso si scoprono quasi sempre i buoni libri. Una recensione una volta tanto sincera ti passa sotto gli occhi, ti giunge un passaparola affidabile da un amico che legge buoni libri. I buoni libri talvolta bisogna anche sudarseli. Allora la ricerca diventa una caccia che necessita competenza, abilità, fiuto. E fortuna.
Poi dopo averlo letto ci sono dei fatti che ti portano inevitabilmente a considerare un buon libro veramente tale. Un attacco che ti coinvolge al punto da invogliarti alla lettura. Uno sviluppo che ti prende tanto da non veder l'ora di riprendere la lettura dopo le pause e gli stacchi forzati, dovuti al fatto che c'è pur sempre una vita da mandare avanti lì fuori. Una scrittura che ti trascina in un altro mondo ma senza frenesia. Come ti trovassi su un treno in corsa ma a velocità ridotta, così che tu possa gustarti il paesaggio. Insomma, una scrittura misurata. Asciutta. Un testo centrato. Equilibrato eppure ricco di sussulti e tensioni. Personaggi in cui riconoscere e riconoscersi. Luoghi in cui trovare e ritrovarsi. Un romanzo che ti introduce in una realtà che assomiglia alla vita senza essere la vita ma allo stesso tempo raccontando cose che toccano l'esistenza di ognuno. Un bel libro con un protagonista, pianista fallito che lavora come portiere di notte in un albergo di provincia, degno epigono dello Zeno Cosini di Italo Svevo. Mabel dice si di Luca Ricci, quando la letteratura italiana contemporanea riserva sorprese.

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