lunedì 17 giugno 2013

La seconda volta che ho visto Roma

Quando ho iniziato a proporre le mie prime sceneggiature venivo da decenni di letture a fumetti, dai classici ai successi più recenti, dai fumetti per bambini ai supereroi, dagli indie ai grandi autori, dai Bonelli ai manga, insomma in lungo e in largo per le direzioni più disparate fino all'ondata dei primi graphic novel.
I fumetti mi sono sempre piaciuti, sin da bambino. Si può dire che ho imparato a leggere con i fumetti. Scrivere mi è sempre piaciuto, e quindi approdare alla sceneggiatura per me è stato naturale. Però avevo l'esigenza di conoscere tutto dei fumetti. E di approfondire ciò che si pubblicava di nuovo per individuare i miei autori di riferimento tra quelli appartenenti grossomodo alla mia generazione. Tra essi individuai anche Marco Corona.
Ho letto e apprezzato gran parte delle cose che ha pubblicato negli ultimi anni, dalla Biografia Surreale di Frida Khalo al Bestiario Padano passando per tutti gli altri lavori seguenti fino al dittico de L'ombra di Walt. Di lui mi colpisce l'assoluta coerenza tra etica e estetica del racconto.
Ho atteso La seconda volta che ho visto Roma con una certa trepidazione, dato che era qualche annetto che non uscivano suoi libri nuovi. La prima lettura mi ha lasciato perplesso. Non riuscivo a inquadrare il segno, lo stile e tutto il lavoro mi sembrava Sgangherato. Strano. Abnorme.
Naturalmente, mi ripromettevo di rileggerlo con attenzione per farmi un'idea precisa. Nel frattempo c'è stata Etna Comics dove ho avuto modo di chiacchierare con Marco in persona a proposito di quest'ultimo suo lavoro. E allora, tornato a casa l'ho riletto con occhi diversi. Con mente diversa. La seconda volta che ho letto La seconda volta che ho visto Roma ho avuto l'illuminazione!
E fu così che apprezzai l'ennesima svolta stilistica di Corona! Un segno e una scrittura in direzione dell'entropia. Una storia che rappresenta l'Italia e assume come paradigma la città di Roma, ricoperta emblematicamente dal guano dei gabbiani. Una maniera stravagante e cruda, immediata eppure complessa, tenera e feroce. Colorata e espressionista. E con un andamento narrativo da "via crucis", con tanto di stazioni sulla storia della città, sull'essere padre, sulla spiritualità cattolica romana, sulla spietatezza del potere politico, sull'amicizia, sull'amore... sulle crudeltà della vita.
Un bel libro, sorprendente da leggere all'inizio per chi aveva in mente l'autore splendido splendente de L'ombra di Walt. Corona è abile a stendere il filo del racconto tra continui balzi e cambi di direzione attraverso le impressioni fulminanti e i segni deformanti delle vignette che animano La seconda volta che ho visto Roma. E allora - ma che ve lo dico a fare? - leggetelo! LEGGETELO.

2 commenti:

davide garota ha detto...

Bello, bello davvero. Condivido appieno e condivido su Facebook.
Marco ci ha lasciati ancora una volta a bocca aperta.

GiovanniMarchese ha detto...

Avremmo dovuto registrare la nostra surreale chiacchierata a tre a Etna Comics! Ai posteri!