venerdì 22 ottobre 2010

Tiziano Sclavi

Negli ultimi giorni senza alcun motivo preciso mi è capitato di ripensare a Tiziano Sclavi che, a mio parere, dovrebbe essere un punto di riferimento irrinunciabile per chi scrive fumetti.
Come molti della mia generazione mi sono avvicinato alla scrittura di Sclavi tramite Dylan Dog, la sua creazione più famosa e popolare. L'ho letto sin dal primo numero e attraverso i vari speciali e gli almanacchi l'ho seguito durante la mia adolescenza fino alla prima giovinezza quando, in seguito al suo abbandono di fatto della serie, non ho più trovato interesse per quei fumetti. Perchè a me piaceva Sclavi, non tanto Dylan Dog in sè per sè, che, a mio parere, senza la scrittura di Sclavi si riduce a ben poca cosa.
Un buon narratore deve portare notizie da un mondo all'altro, trasformare la nostra percezione della realtà: Sclavi ci riusciva con una freschezza ed una immediatezza formidabili.
Lasciava la sua inconfondibile impronta su quel che scriveva, facendone il suo mondo e al tempo stesso comunicando con un numero di lettori da far paura. Aveva un suo modo di guardare il mondo che riusciva a trasformare in una visione espressiva attraverso la scrittura per i fumetti e mantenendo una profonda corrispondenza tra etica e estetica in una scrittura in cui traspariva la sua passione. Faceva del suo meglio quando scriveva e si sentiva.
Dylan Dog divenne per caso e da un giorno all'altro un fenomeno di costume e una moda. In tal senso Sclavi ha indubbiamente avuto una dose di fortuna senza la quale i suoi lavori non avrebbero conosciuto una diffusione ed un apprezzamento così ampi e unanimi, ma senza il suo talento non avrebbe lasciato un segno così indelebile.
Mi rendo conto che ne parlo al passato, probabilmente perchè oramai è inattivo in pratica. Sulle cause di questa condizione non voglio entrare. Non ne so abbastanza, oltretutto so per esperienza personale quanti e quali fattori possano entrare in gioco nella scrittura quando essa rappresenta quel che sei. Rispetto, pudore e discrezione mi impediscono di andare oltre, anche se mi dispiace molto non averlo conosciuto di persona. Qua voglio dire qualcos'altro anche, a mio parere la sua produzione letteraria andrebbe rivalutata, riletta e considerata forse con un'attenzione diversa, penso a romanzi come DellaMorte dellaMore, Nero e La circolazione del sangue.
Imitarlo non serve, la vera sperimentazione deve essere originale, ma nel mio piccolo tengo presente la sua lezione. Oggi nel fumetto italiano manca però una scrittura come la sua, che sia speciale e che sappia parlare allo stesso tempo ad un pubblico molto ampio. Diversamente oggi i narratori a fumetti più originali e significativi restano quasi sempre ristretti, fatta qualche rara eccezione, all'interno di una riserva indiana. Non riusciamo più ad essere originali e popolari?

2 commenti:

LUIGI BICCO ha detto...

Cercare di essere originali oggi è cosa assai ardua. L'originalità sta nel rimescolare le carte con le proprie mani. E questo era proprio uno dei punti di forza di Sclavi, a mio modesto avviso. Anche quando un incipit partiva da qualche altra parte, riusciva a farlo suo con una personalità e con delle dinamiche narrative che si sono poi domostrate rare, rarissime da ritrovare altrove.
Quello che ha fatto è innegabile e l'apporto al fumetto popolare italiano anche.

Ma anche non popolare. Basti citare il suo Roy Mann, secondo me fin troppo sottovalutato (quanto sarebbe bella una sua ristampa?)

In ogni caso, dagli anni '80 ha riscritto alcuni canoni classici e fatto sta che da allora i fumetti hanno preso una direzione molto particolare. E tutti hanno dovuto fare i conti con il suo modo di narrare storie.

Bella riflessione, comunque.
Ciao, Giovanni.

GiovanniMarchese ha detto...

Roy Mann l'ho riletto l'estate scorsa, in una vecchia edizione Comic Art. Un gioiellino narrativo coi disegni dell'immenso e indimenticato (per fortuna) Micheluzzi! Sclavi è unico proprio perchè quando scriveva era sempre sè stesso. Per sua (e anche nostra) fortuna ha trovato una maniera di potersi esprimere al meglio, sopratutto durante le prime annate di Dylan Dog ci ha raccontato il mondo dal suo punto di vista rimettendoci in discussione. Oggi un autore come lui forse non troverebbe spazio nell'angusto mondo del fumetto seriale, i tempi sono cambiati e le scelte editoriali vanno verso direzioni diverse, magari sarebbe a suo agio scrivendo un romanzo a fumetti. Resta però un riferimento irrinunciabile, per i motivi che ho scritto, per chiunque voglia scrivere fumetti, secondo me.