domenica 7 novembre 2010

Sonic Youth

Ho scoperto i Sonic Youth all'inizio degli anni novanta con l'album Goo di cui vedete giusto qui a lato la splendida copertina e da allora è stato non dico amore a primo ascolto, poichè inizialmente trovai quel suono ruvido e sporco per nulla immediato come erano stati i miei ascolti precedenti (sostanzialmente i R.E.M. e i Red Hot Chili Peppers - quelli del meraviglioso Blood sugar sex magik) e quindi più incline all'introspezione che allo scazzo puro dei miei sedici anni, ma tutto stava giusto nascosto dietro l'angolo, poichè a poco a poco tramite i Sonic Youth iniziai ad ascoltare altri gruppi favolosi come i Pixies, i Pavement e i Radiohead, tra gli altri.
C'è da aggiungere che, Elio e le storie tese a parte, posso tranquillamente affermare che non ho ascoltato veramente italiani prima dei venti anni (e anche allora fu un miscuglio impuro di CCCP, DeAndrè, Battiato, Gaetano e Flor de Mal con i MASSIMO VOLUME (il maiuscolo è voluto - a proposito, immenso il loro ultimo lavoro Cattive abitudini). Poi arrivarono Bob Dylan e Neil Young, più oltre Miles Davis e John Coltrane, ma adesso sto divagando.
Passarono gli anni e a poco a poco il suono dei Sonic Youth entrò in sintonia con me (o fu piuttosto il contrario?) fino a diventare una specie di costante, un punto di ascolto su cui fermarsi in continuo - penso a capolavori come EVOL o Daydream Nation, fin anche gli ultimi lavori che, è vero, non hanno la carica innovativa di un tempo, ma minchia, i membri della band sono splendidi cinquantenni ancora credibilissimi! Quello è il suono giusto, quasi sempre, che ci porta notizie del mondo là fuori come pochissimi ancora riescono.
Il "rumore organizzato" della gioventù sonica, ecco, nulla di più e nulla di meno.


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