venerdì 18 novembre 2011

Guido Buzzelli

La notizia della partenza del nuovo sito ufficiale dedicato a Guido Buzzelli mi fornisce l'occasione per scrivere di uno dei maestri del fumetto internazionale ancora poco conosciuto purtroppo.
Guido Buzzelli è tra gli autori italiani più importanti del secolo scorso, tuttavia a lungo è stato apprezzato più all’estero che in patria.
I “formati tradizionali”, la strip e il comic book, in Italia anche il “quaderno bonelliano”, concetti quali “protagonista fisso”, “eroe”, “lieto fine”, non fecero parte della concezione del fumetto di Guido Buzzelli, per quanto anche agli esordi durante gli anni ’50 per alcune editrici romane realizzò parecchi albi a strisce d’avventura tradizionale come Alex, eroe dello spazio, Bill dei Marines o Dray Tigre.
Nel 1966 perciò Guido Buzzelli iniziò la realizzazione del provocatorio La rivolta dei racchi, le cui prime tavole furono esposte l’anno successivo durante il terzo Salone dei Comics di Lucca suscitando l’interesse degli addetti ai lavori. Da considerarsi come il primo graphic novel, un fumetto libero nella struttura narrativa, nel segno, nei temi - ricordiamo che la prima grapic novel in terra statunitense arriverà solo nel 1978, con Contratto con Dio di Will Eisner.
Guido Buzzelli nacque in una famiglia d’artisti, a Roma, il 27 Luglio del 1927, manifestò precocemente le proprie doti grafiche, già nei suoi primi lavori esibì con naturalezza tavole d’un efficace ed espressivo chiaroscuro misto a mezzatinta e sfumature acquerellate che risentono dell’influenza di illustratori del calibro di Walter Molino e Rino Albertarelli. Successivamente collaborò con due importanti editori britannici di fumetti, il Daily Mirror Syndacate e la Fleetway Publications.
Gli anni ’60 furono decisivi per la carriera del fumettista romano, sposò Grazia De Stefani, sua abile collaboratrice fino alla morte prematura del maestro avvenuta il 25 Gennaio del 1992 a Roma, ma sopratutto perchè in questi anni maturò la propria visione del fumetto, una prospettiva delirante, impietosa, da incubo, a tratti cinica e disincantata, rivelatrice della realtà dell’uomo e del mondo. La rivolta dei racchi, una metafora selvatica, un’allegoria aspra della lotta di classe in cui i potenti sono i belli mentre i brutti, i racchi, sono gli schiavi che compiono la rivolta guidati da Spartak, le cui fattezze ricalcano quelle dell’autore, fu pubblicata in Francia nel ’69 suscitando notevole interesse presso critica e lettori. Da allora il nome di Buzzelli per il mercato d’oltralpe divenne sinonimo di fumetto di qualità trovando ospitalità presso le più prestigiose riviste del settore quali «Pilote», «L’Écho des savanes», «Metal Hurlant» tra le altre, su cui pubblicherà veri capolavori quali I labirinti, fiaba nera ed agghiacciante sulla civiltà moderna, Zil Zelub, incubo deforme in cui le membra del protagonista vivono ognuna di vita propria, L’Agnone, vicenda dai toni pasoliniani d’una bestia metà leone e metà agnello e delle disavventure d’un regista idealista alle prese con una pièce teatrale e con un individuo amorale, specchio deformante del proprio animo.
In questi anni assieme allo sceneggiatore Gourmelen diede vita al western Nevada Hill, e non mancarono collaborazioni con altri sceneggiatori d’oltralpe.
Buzzelli pubblicò anche alcuni racconti gustosi quali Annalisa e il diavolo, L'intervista, Un tipo angelico, Piazza del popolo, Sposalizio, Zasafir, Il mestiere di Mario, La guerra videologica e La giara (ispirato alla novella di Pirandello). Insomma, mentre il mondo del fumetto francese lo osannava, Buzzelli in Italia era quasi ignorato, almeno fino al 1973 quando al Salone di Lucca gli fu consegnato il prestigioso Yellow Kid quale miglior autore dell’anno, da allora infatti iniziarono una serie di collaborazioni con riviste quali «Linus», «AlterAlter», «Comic Art», periodici d’informazione quali «L’Unità», «Paese sera», «Il Messaggero», «Satyricon» - inserto satirico della «Repubblica» -, fino alla collaborazione con la Bonelli per lo speciale di Tex, nel 1988 infatti con una sceneggiatura di Claudio Nizzi, Guido Buzzelli inaugurò la fortunata collana degli speciali annuali di Tex, gli albi giganti meglio noti come “texoni”, disegnando con dinamismo la storia Tex il grande! che lo fece conoscere al grande pubblico.
Ciò nonostante Buzzelli non ha avuto in Italia il successo che meritava, almeno pari a quello pur tardivo tributato ad un Hugo Pratt ad esempio. A mio modesto parere ciò probabilmente fu dovuto al fatto che Buzzelli non concesse nulla al pubblico e non accettò alcun compromesso pur di portare avanti la propria scelta stilistica e narrativa. L’assenza d’un “lieto fine” nelle sue storie, rivelatrici delle brutture, degli inganni e delle nefandezze della civiltà e dell’uomo moderni, assai distanti da visioni consolatorie e inclini ad una visione apocalittica della realtà, deformante, grottesca, ma per questo ancora valida e universale, fece il resto.
Buzzelli è stato il primo autore in Italia ad osservare e rappresentare la realtà
attraverso il fumetto con un’ironia provocante ed un segno originale, a rivolgersi al pubblico maturo esprimendo una visione deformante e aggressiva. Prima di Pazienza, perciò prima ancora di tutti. Indispensabile.

4 commenti:

Simone Brusca ha detto...

A proposito di Buzzelli, ho appena ripubblicato sul mio blog un articolo su lui e McCay,
spero ti piaccia, a presto!

GiovanniMarchese ha detto...

Vado subito a leggerlo allora!

Simone Brusca ha detto...

Di nuovo a proposito di legami tra fumetti, dai un'occhiata al pio post su Garfield e le Sturmtruppen!

GiovanniMarchese ha detto...

ah! questa si che è bella... diamine, è la stessa gag!