mercoledì 23 novembre 2011

Perchè si fanno i fumetti

Nel post precedente ho riportato alcune riflessioni a proposito delle esternazioni di Giacomo Monti nell'ultima Lucca Comics. Devo ammettere che le medesime mi hanno ricordato alcuni pensieri che ho in testa sul perchè si fanno i fumetti.
Alcuni lo fanno per mestiere, per guadagnarsi da vivere quindi. Un'attività che si esercita a tempo pieno, collaborando assiduamente con uno o più editori, in veste di sceneggiatore e/o disegnatore. Oggigiorno è sempre più raro però, gli spazi presso gli editori che producono albi ad alta tiratura che consentono paghe adeguate sono ridotti sia in Italia che all'estero. Il fumetto ha perso terreno nei confronti delle masse. E allora spesso gli autori svolgono anche altre attività lavorative. A proposito, i fumetti si possono fare anche solo perchè si avverte un'esigenza comunicativa, un'urgenza narrativa, un qualcosa da dire, una storia da raccontare, mentre nella vita si svolge tutto un altro lavoro. L'aspetto economico passa in secondo piano, a patto di stare professionalmente sul mercato insomma, fare in modo che l'editore recuperi le spese con un margine adeguato di profitto per sè e gli autori. C'è quindi un aspetto commerciale che entra sempre in gioco.
E ultimo ma non meno importante c'è l'aspetto estetico da considerare. I fumetti possono essere belli o brutti. E chi lo decide? I critici? Il pubblico? Il tempo? Il successo commerciale? Beh, tutti e nessuno allo stesso tempo. E gli autori sono tali solo se non fanno niente altro? Se ne parla qui.

6 commenti:

Simone Brusca ha detto...

Parlavo di questo argomento con un professionista proprio qualche giorno fa, a sentire lui se un editore non ha i soldi per remunerare dei fumettisti in maniera che possano vivere del loro lavoro non dovrebbe nemmemo presentarsi su questo mercato.
Naturalmente sono assolutamente d'accordo sulla giusta remunerazione, tuttavia credo che fare fumetti possa passare attraverso molte altre vie, altrimenti ci si autocensurerebbe.
Quanto alla valutazione di sono diversi aspetti, le vendite o il gradimento del pubblico sono importanti ma non sufficienti, credo che ci voglia un accordo generale di tutti i diversi criteri di valutazione. Autore è una parola che deriva dal latino augeo, aumentare, per cui chiunque "aumenta" il patrimonio culturale comune con un opera originale credo si possa ben fregiare di questo titolo.

GiovanniMarchese ha detto...

L'idea che un editore che non avrebbe i soldi per remunerare dei fumettisti in maniera che "possano vivere del loro lavoro" non dovrebbe nemmemo presentarsi su questo mercato mi sembra una posizione oltranzista e ideologizzata. Che finirebbe per tappare la bocca a tanti autori che pur non vendendo cifre stratosferiche riescono cmq a stare sul mercato. E poi perchè mai un editore dovrebbe pagare un autore che non vende più di 3000 copie quanto uno che ne vende 60mila? Un autore può pretendere solo in proporzione al proprio mercato, secondo me. Tanti autori poi riescono a guadagnare abbastanza da viverci, chi con personaggi proprio ma più spesso lavorando su "icone" consacrate del fumetto presenti sul mercato da decenni e più, non scordiamolo.

Simone Rastelli ha detto...

Penso il punto critico rimanga la scarsità di lettori paganti. E mi chiedo che cosa accadrà con la diffusione della pirateria in formato digitale. L'industria discografica non è ancora riuscita a elaborare strategie di sopravvivenza. Ci riuscirà quella del fumetto?

GiovanniMarchese ha detto...

Si, e quello della pirateria sul fumetto digitale è un rischio che paradossalmente potrebbe aprire per assurdo nuovi lettori al fumetto! Il mercato del fumetto italiano è quello che è, alcune pubblicazioni e alcuni autori incontrano più riscontri di altre in termini di vendite, ma globalmente è un mercato piccolo se raffrontato ai numeri del cinema o della musica, penso pure della narrativa che non sta poi tanto bene. Insomma, io continuo a vederla come Gigi Simeoni. Certo, quando qualcuno bravo molla è triste ma penso avrà avuto le sue ragioni.

Anonimo ha detto...

Condivido l'idea che la pirateria potrebbe far scoprire il mondo del fumetto a nuovi fruitori. Il problema è la mancanza di lettori e l'editoria a fumetti va reinventata. Qui ho scritto qualcosa sulla questione fumetti di serie A e serie B. http:marcoficarra.wordpress.com

GiovanniMarchese ha detto...

ok! Grazie Marco. Credo che per incrementare i lettori bisogna solo rimboccarsi le maniche (editori, autori, addetti ai lavori) e promuovere la cultura del fumetto a 360° in ogni modo e contesto. Personalmente cerco di farlo su vari canali, per esempio attraverso i laboratori che nel tempo ho curato, partecipando come relatore a incontri e presentazioni di fumetti. Tramite Facebook, Twitter... e attraverso Nerdelite, naturalmente! Se tutti diamo il nostro piccolo contributo riusciremo a migliorare la situazione.