venerdì 2 dicembre 2011

Miracolo a Le Havre

L'altro giorno sono riuscito a vedere Miracolo a Le Havre, il nuovo film di Aki Kaurismaki.
Avevo già scritto qualcosa a proposito del regista finlandese. Apprezzo molto i suoi lavori e le mie aspettative, che erano alte per questa nuova pellicola, sono state ampiamente ripagate. Miracolo a Le Havre colpisce per l'intensità delle immagini, il racconto filmico non ti investe come un treno, no, non è quel tipo di forza, poiché ciò che trascina lo spettatore è l'essenzialità. Pochi dettagli ma fondamentali. La luce, i colori, gli oggetti, gli attori, le espressioni, gli sguardi e i gesti. Tutto è presente nella misura giusta. Concentrata. La sintesi, che poi è la cifra stilistica del regista. E si, certo, anche la storia è semplice, ironica ma profonda. Fatte le debite proporzioni - e ci mancherebbe altro - la trama mi ha ricordato un mio lavoro di qualche anno fa: Ti sto cercando.
Un film, ma anche un romanzo o un fumetto, possono essere belli o brutti di per sè, a prescindere dall'argomento che affrontano, ma Miracolo a Le Havre racconta molto più di quel che appare. Dice anche qualcosa che di questi tempi ci servirà. Si, il bel cinema è ancora possibile, dopotutto.

2 commenti:

michele petrucci ha detto...

Penso che andrò a vederlo presto… non conosco molto questo regista ma ho visto un trailer e la sensazione è proprio quella che descrivi… dialoghi semplici ma efficaci, sintesi, atmosfere che colpiscono…

GiovanniMarchese ha detto...

Si, in una parola: MISURA. Kaurismaki ha il senso della misura cinematografica, a mio modesto parere. Uno stile icastico, il suo. E poi racconta storie semplici, immediate, riuscendo allo stesso modo a dire cose profonde.