mercoledì 1 settembre 2010

Servi della gleba


Riprendo a scrivere sul blog dopo un lungo periodo di latitanza. Nelle ultime settimane infuoca il dibattito a proposito della tavola rotonda sulle problematiche del mondo del fumetto che si sta organizzando per la prossima Lucca Comics.
Non è facile seguirne gli sviluppi, bisogna districarsi e saltellare tra una serie di blog, principalmente quelli di Claudio Stassi, Michele Ginevra, Luca Boschi e Michele Petrucci, ma interessanti sono pure gli interventi sui blog di Diego Cajelli, Marco Ficarra e Fabio Lai (chiedo venia agli eventuali blogger non citati!). Da quelle parti ho pure detto la mia e vorrei adesso tirare le fila dei miei ragionamenti circa la situazione.
Il mio è un punto di vista particolare, a differenza di altri soggetti in campo non ho avuto mai l'obiettivo di vivere esclusivamente delle mie attività legate al fumetto. Scrivo fumetti solo quando ne avverto la necessità, nella misura in cui ho qualcosa da dire, una storia da raccontare. La libertà ha un prezzo: per vivere faccio altri lavori. Mi sta benissimo. In questo senso mi sento vicino alle posizioni espresse tempo fa da Ausonia.
Penso anche che se per vivere fai altro non significa che puoi affrontare l'attività del fumetto in maniera non professionale o che gli editori o altri addetti ai lavori possano permettersi di agire in maniera scorretta non riconoscendo i miei diritti o che non si debba intervenire per migliorare le cose.
Penso che l'autore di fumetti sia un libero professionista e che il suo guadagno dipenda dal mercato che riesce a conquistarsi. Anche chi nella vita non fa solo fumetti per vivere, come me.
Chi ha letto i miei fumetti sa benissimo che il genere di storie che scrivo e il linguaggio che utilizzo è diretto non solo a chi possiede già una certa familiarità col fumetto, ma anche a chi non legge fumetti, cercando di attirare appassionati di letteratura e narrativa. Almeno, queste sono le mie intenzioni. Cerco di scrivere cercando di arrivare a quanti più lettori possibile.
Non parlo del settore delle edicole, del fumetto seriale e del calo delle loro vendite perchè è un mercato in cui non sono presente. Immagino che saranno altri a fare proposte utili in tal senso.
Ad ogni modo, il calo di lettori e le basse royalties, principali malesseri del fumetto in libreria, dal mio punto di vista andrebbero affrontati sul terreno della distribuzione, delle librerie, della promozione e della comunicazione con l'obiettivo di stimolare l'acquisto di fumetti.
Sul versante degli autori invece: personalmente essendo cresciuto leggendo fumetti di ogni tipo non ho certi pregiudizi, nemmeno preclusioni di genere, ho letto di tutto, ma se vogliamo conquistare nuovi lettori in libreria dobbiamo uscire dalla "riserva indiana" e sperimentare segni e linguaggi nuovi che sappiano raccontare la realtà e rivolgersi non solo agli appassionati di fumetti ma come dicevo anche ad altri nuovi lettori.
Editori, distributori e librai dovranno elaborare soluzioni finalizzate ad un miglioramento dei canali commerciali del fumetto in libreria: poichè se gli editori stampano un bel libro a fumetti e poi lo vengono a sapere solo quattro gatti e si riesce a reperire a malapena (in librerie dove magari i libri a fumetti vengono relegati nell'angolo più buio e penalizzando le copertine): come si fa in queste condizioni ad attirare nuovi lettori? Certo, bisognerà anche intervenire sul piano culturale: promuovere la lettura dei fumetti.
Ad esempio: manifestazioni come BilBolBul e la proposta delle letture pubbliche di fumetti.
Infine, il mio auspicio è che da questo confronto venga fuori un documento condiviso, un programma di proposte con pochi ma chiari punti su cui sollecitare interventi. I soggetti in campo sono tanti e con obiettivi spesso diversi, ma tentar non nuoce.
P.S. A breve vi parlerò del mio nuovo fumetto in lavorazione.

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