venerdì 3 settembre 2010

Riserve indiane


Ritorno sull'argomento della cosidetta crisi del fumetto per alcuni chiarimenti e altri pensieri, sollecitato da alcuni amici che non capivano bene a cosa mi riferissi. Cercherò di essere chiaro e sintetico quanto possibile.
Leggo fumetti dall'età di cinque anni e grossomodo la cantilena è sempre stata la medesima. Tuttavia da quando opero professionalmente nel settore (quattro anni) nelle vesti di saggista e soggettista & sceneggiatore, ho avuto modo di vedere la questione dal di dentro. Come dicevo l'altro ieri il mio è un punto di vista particolare sulla questione, poichè vivere esclusivamente di fumetto non è mai stato un mio obiettivo. Ho sempre saputo che in Italia il mercato non consente di queste fantasticherie. Ma ho una laurea e pure un master. Per vivere faccio altri lavori, non è un problema. Scrivo solo nella misura in cui ho qualcosa da dire e una storia da raccontare.
Ma veniamo alla questione.
Il problema delle basse royalties: per chi non lo sapesse le royalties sono le percentuali sul prezzo di copertina che gli editori riconoscono come da regolare contratto agli autori. Ebbene, per chi come me è autore di libri diretti al mercato delle librerie specializzate (le cosidette fumetterie) e di varia (le librerie "tradizionali") si tratta di percentuali basse (sopratutto se rapportate ai tempi di lavorazione di un libro e alle risorse intellettuali necessarie e a tutto il resto). Gli editori dal canto loro non hanno tutti i torti, tra spese di impaginazione, stampa e distribuzione a fronte di un numero di copie vendute che mediamente si attesta tra le 500 e le 1000 copie su 15oo di tiratura in genere e ovvio che non possono darti molto di più. In sintesi guadagni in proporzione a quante copie vendi.
Di conseguenza per avere royalties maggiori bisogna fare in modo che i fumetti in libreria siano più competitivi. A mio modo di vedere si potrebbe intanto cercare di migliorare la distribuzione e la promozione dei libri a fumetti. Migliorare sulla commercializzazione dei diritti (penso ad esempio al cinema e alla televisione: è mai possibile che mentre decine di romanzi italiani finiscono al cinema tanti fumetti che pur meriterebbero di passare sul grande schermo vengono ignorati da registi e produttori?).
Certo, anche noi autori dovremo fare la nostra parte cercando di migliorare il nostro lavoro, renderlo più interessante, osare nei linguaggi e nei contenuti, nel racconto della realtà affinché il fumetto possa interessare più lettori di quelli che abitualmente leggono fumetti: uscire dalla riserva indiana, dal ghetto culturale in cui i fumetti sono stati da sempre relegati nel nostro paese.
Dall'altro canto però si registra un generale calo di lettori. A cosa sarà dovuto? Secondo me in primis alla stagnazione dell'economia nel nostro paese che costringe a ridurre i consumi (anche quelli di libri). Su questo versante noi non possiamo intervenire. Ma anche alla scarsa visibilità di cui godono i libri a fumetti rispetto al resto della produzione libraria (che non sta nemmeno tanto bene). Basta sfogliare i giornali e visitare le librerie. Pochissime le rubriche dedicate ai libri a fumetti. Rari i consigli di lettura sul fumetto nei grandi quotidiani. Per rendere l'idea fate un confronto col cinema.
In libreria i fumetti sono spesso esposti male, e solo poche etichette riescono a raggiungere un numero veramente significativo di punti vendita. Gran parte dei fumetti si vendono alle fiere.
Una soluzione al problema per molti autori diventa rivolgersi al mercato estero (Francia e Stati Uniti su tutti, a volte il Giappone addirittura). Altri come me fanno anche altre professioni pur continuando a pubblicare di tanto in tanto.
Non sono nato ieri, so che probabilmente per tutta una serie di motivi, legati sopratutto alla presenza di soggetti in campo con interessi diversi, difficilmente si riuscirà a intervenire, ma vale la pena almeno confrontarsi, secondo me.
E con questo credo di chiudere l'argomento, se ne riparlerà a Lucca, perchè la prossima volta voglio parlare del nuovo fumetto.

2 commenti:

michele petrucci ha detto...

Condivido, condivido… a Lucca potremmo parlarne anche tra di noi (prima di farlo in maniera pubblica)…

GiovanniMarchese ha detto...

Certamente! Ma tu pensa solo cosa possa significare per esempio aprire un dialogo con le case di produzione cinematografica e di fiction per la televisione. Probabilmente poi molte pecche del settore derivano dal fatto che quasi tutti gli editori di libri a fumetti sono di dimensioni ridotte: se tutte queste piccole case editrici trovassero una maniera efficace di stampare, distribuire e promuoversi insieme, nel rispetto delle reciproche identità la situazione forse cambierebbe. Cmq.. avremo modo di discuterne a Lucca.