mercoledì 11 gennaio 2012

Linea d'ombra


In Italia dove può arrivare uno sceneggiatore di fumetti? Che influenza potrà avere? Quanto conta quel che scrive? Stando ai fatti, cioè guardando la storia del fumetto in questo paese, gli sceneggiatori hanno avuto come maggiore punto di approdo la titolarità di una serie da edicola, magari premi prestigiosi, la ristampa e la pubblicazione all'estero. Questi traguardi sono accompagnati a volte da un grande successo commerciale in termini di vendite e royalties - fenomeno limitato alle sole produzioni per le edicole, dato che il fumetto in libreria non ha mai fatto grandi numeri. Quindi uno sceneggiatore che scrive per un editore che produce fumetti per le edicole ha come apice la titolarità di una serie di successo commerciale (gli esempi sono tanti) e come minimo la collaborazione fissa per una testata da edicola. Si tratterebbe di una gamma abbastanza ampia di possibilità tuttosommato, se non fosse che gli editori che producono fumetti per le edicole sono in numero assai minore rispetto al passato. Insomma, non è facile inserirsi di certo ed è dura giocare le proprie chances.
E quando invece uno sceneggiatore di fumetti si dedica solo alle produzioni da libreria? Col formato del graphic novel il massimo a cui potrà puntare sarà un riconoscimento critico e l'edizione estera. Magari l'esaurimento della prima tiratura - in genere mai meno di mille copie o più di tremila - e il lancio di una riedizione. Un effimero successo commerciale. Nessuno me ne voglia, ma nel graphic novel non trovo sceneggiatori italiani che abbiano raggiunto o superato questi traguardi tutti assieme e da paragonare a autori-disegnatori di punta come Gipi o Manuele Fior, per esempio. Nel fumetto da libreria e col graphic novel fino a questo momento conta l'autore che disegna, lo sceneggiatore di punta non pare sia emerso, è un uomo nell'ombra.

6 commenti:

andrborg ha detto...

Ciao Giovanni!
Ho letto il tuo commento sul blog di Plazzi e vengo a ringrazirti qui, nei tuoi lidi

GiovanniMarchese ha detto...

De nada! Per me quando uno merita, merita. Ciao!

Simone Rastelli ha detto...

Come vedi le iniziative della Star Comics? non pensi possano ampliare il pubblico e offrire opportunità, anche in termini di approccio alla serialità?

GiovanniMarchese ha detto...

Si, come ho avuto modo di scrivere altre volte nelle produzioni italiane Star Comics vedo il coraggioso e lungimirante tentativo di variare il menù del fumetto d'avventura di formato bonelliano. Alcune cose hanno centrato l'obiettivo meglio di altre, penso a Lazarus Ledd, Hammer, Morgan o più recentemente Valter Buio o The secret, per esempio. Forse potrebbero anche osare maggiormente in termini di contenuti e linguaggi.

Simone Rastelli ha detto...

E tu non pensi di propor loro qualcosa?

GiovanniMarchese ha detto...

Non credo di essere molto tagliato per quel tipo di sceneggiature, al momento sono preso da altre cose ma non escludo che prima o poi possa provarci, qualche anno fa infatti ho proposto dei soggetti in Bonelli ma non cercavano nuovi collaboratori.