lunedì 23 gennaio 2012

Vincenzo Consolo

Quest'anno è iniziato male per gli scrittori, dopo la dipartita di Carlo Fruttero la comare secca si porta via pure Vincenzo Consolo.
Ho letto il suo romanzo più noto, Il sorriso dell'ignoto marinaio, una decina di anni fa. Il tempo scorre dannatamente in fretta quando hai molte cose interessanti da leggere.
Rimasi subito profondamente colpito dalla scrittura sublime di Consolo. Egli canta. Il suo è un linguaggio ricercato, ricco di sfumature, cambi di tono, passaggi aspri e finezze delicate. Ripeto, egli canta. Nel suo lessico si mescolano parole dalla provenienza disparata che vanno a formare un quadro armonico di rara bellezza. Gran bel libro. La storia, per quanti non l'avessero letto, si colloca durante i moti risorgimentali in Sicilia e prende spunto da un ritratto di Antonello da Messina (quello che vedete qui vicino), che mostra un individuo losco e mellifluo, sinistro e mefistofelico di identità ignota (a me è sempre sembrato il Diavolo!), il cui ritrovamento innesca il narrare del romanzo di Consolo, una storia densa di tensione civile, racconto che si insinua nel contesto politico e sociale dell'epoca e che non manca tuttavia di rimandare al presente.
Ho avuto modo di vedere Consolo di persona poco più di un anno fa, a Bologna, in occasione di un incontro tenuto all'Archiginnasio. Il volto scavato, la mente lucida. Gli occhi neri e puntuti. La voce ferma e decisa. Consolo scriveva libri di vera bellezza. E raccontava storie uniche. Un modello di rigore etico ed estetico. Esponente di un modo di intendere la scrittura e la letteratura che sta scomparendo. Mi ero ripromesso di leggere altri libri suoi. Ci mancherà. Quest'anno è iniziato male per gli scrittori.

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